"Consumismo=estinzione", così, con un cartellone in mano, un'attivista di Extinction Rebellion, ha sfilato sulla passerella di Louis Vuitton primavera estate 2022, poco prima di essere trascinata fuori dalla passerella da solerti addetti alla sicurezza, il tutto mentre, con implacabile flemma e professionalità, le modelle continuavano a sfilare nel Passage Richelieu del Louvre di Parigi. Una dimostrazione messa in atto dall'associazione internazionale che si batte per ottenere dai governi prese di posizione radicali sulla crisi ambientale (in collaborazione con altre associazioni, come Amis de la Terre e Youth for Climate) e che ha costretto il direttore creativo Nicholas Ghesquière a prendere il rituale applauso finale, scortato da un bodyguard (attualmente, il suo account Instagram risulta disattivato, ma non se ne conosce la motivazione ufficiale). Manifestazioni che approfittano del palcoscenico mediatico di un evento come una sfilata, per amplificare la portata del loro messaggio, e che si susseguono sporadicamente, dai primi del 2000 ad oggi, con intenti variegati. Si trattava di semplice vanità, ad esempio, nel 2019, quando sulla passerella della sfilata Chanel per la SS 20, che ricreava i famosi tetti parigini delle case haussmaniane, irruppe Marie S'infiltre (nome d'arte di Marie Benoliel). La ventottenne francese è comica di professione e con una passione per "l'effetto sorpresa" (lo aveva già fatto al Burning Man e ad un comizio di Marine Le Pen, diversificando i campi d'azione). Vestita in un tailleur in tweed molto simile a quelli della maison dalla doppia C, si è ordinatamente infilata tra le modelle, passando per un attimo quasi inosservata, per poi essere scortata fuori da Gigi Hadid. Un atto nato dal desiderio di ironizzare sugli estremi di alcuni contesti sociali – di cui la messa in scena della sfilata, nella sua opinione, fa di certo parte – la sua comicità, ammise allora la stessa Benoliel, si ispira a quella dell'artista Sacha Baron Cohen.

paris, france   october 01 gigi hadid approaches the woman during the finale and escorted her off the catwalk, because few minutes before a spectator inserted herself among the lineup of models during the finale, identified as marie benoliele, best known as marie sinfiltre a youtuber, during the chanel ready to wear springsummer 2020 fashion show as part of paris fashion week on october 01, 2019 in paris, france photo by victor virgilegamma rapho via getty imagespinterest
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Marie S’infiltre alla sfilata di Chanel s/s 2020

E proprio Cohen, in effetti, l'avrà ispirata: l'attore britannico era stato precursore delle irruzioni sui défilé già nel 2008, quando sfilò sulla passerella della primavera estate 2009 di Agatha Ruiz de la Prada, a Milano, nei panni di Brüno, reporter di moda austriaco partorito dalla sua immaginazione. Caschetto biondo e cappotto in velcro al quale erano stati attaccati oggetti tra i più diversi, compresi altri cappotti, stivali in suède e coperte, in un ardito esperimento di layering, la scena era stata filmata dalle telecamere di una troupe cinematografica, allo scopo di inserire il video nel film Brüno, che sarebbe uscito l'anno dopo. La bravata – che era stata già tentata sulla passerella di DSquared2, dove però l'attore era stato fermato dalla sicurezza – lo ha portato dritto alla questura di Milano. Cohen si trovava infatti sprovvisto di documenti, e si è quindi proceduto a scortarlo in questura per l'identificazione, avvenuta qualche minuto dopo, con l'arrivo del passaporto britannico dall'albergo dove era ospite.

british actor sacha baron cohen l gets on the catwalk as an official r tries to stop him during the fashion show of spanish fashion designer agatha ruiz de la prada as part of the womens springsummer 2009 ready to wear collections of the fashion week in milan on september 26, 2008    afp photo  filippo monteforte photo credit should read filippo monteforteafp via getty imagespinterest
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Sacha Baron Cohen nei panni di Brüno sulla passerella di Agatha Ruiz de la Prada nel 2008

Nello stesso spirito goliardico fu l'irruzione di Vitalii Sediuk sulla passerella di Prabal Gurung per la collezione s/s 2014. In trench, mocassini, e un tanga leopardato, il reporter ucraino salì in passerella per essere quasi subito accompagnato all'uscita, senza molte gentilezze, non prima di essersi abbondantemente concesso agli occhi e agli obiettivi dei presenti. In questo caso però, si trattò probabilmente solo di un gesto guidato da uno strabordante narcisismo: il reporter si era già infatti reso responsabile di molestie ai danni di diverse celebrities, da Gigi Hadid a Will Smith passando per Brad Pitt e Kim Kardashian). Guidata nuovamente da Extinction Rebellion fu la protesta messa in atto durante la sfilata per la Spring Summer 2021 di Dior, quando un'attivista del movimento salì sulla passerella con un quadrato di tessuto sul quale era scritto "We are all fashion victims": una metodologia coerente e costante, quella del movimento, per protestare contro la sovrapproduzione della moda e che in un primo momento, complici i messaggi sociali e politici che la direttrice creativa Maria Grazia Chiuri è solita lanciare durante i suoi show, apparve quasi come parte della sfilata stessa.

milan, italy   september 22 models walk the runway at the gucci springsummer 2020 fashion show during milan fashion week on september 22, 2019 in milan, italy photo by jacopo raulegetty images for guccipinterest
Jacopo M. Raule//Getty Images
La modella Ayesha Tan Jones alla sfilata di Gucci s/s 2020

Non solo però il clima, tra le questioni sociali affrontate dagli attivisti durante le sfilate: sulla passerella della SS 2020 di Gucci, la modella Ayesha Tan Jones ha messo in scena una protesta silenziosa, contro quella che ha chiamato la "glamourizzazione della salute mentale". Il motivo? Nell'esordio dello show, durante il quale lei, come tutti gli altri modelli, ha sfilato su un nastro trasportatore, con indosso una camicia bianca che ricordava le camicie di forza: look usati solo per la sfilata e che non sarebbero mai andati in produzione, ma sostenevano l'assunto di Alessandro Michele, che voleva rappresentare, nelle parole del brand "la versione più estrema delle uniformi dettateci dalla società e da chi la controlla". Un approccio non apprezzato dalla modella che, mentre sfilava, ha rivolto i palmi verso l'esterno, mostrando la scritta "mental health is not fashion".


I diritti delle donne sono stati invece al centro dell'invasione di campo della Spring Summer 2014 di Nina Ricci, da parte del collettivo delle Femen. Due attiviste in topless hanno infatti percorso la passerella con degli slogan sul petto, da "Models don't go to brothel" a "Fashion dictaterror" per protestare contro la sessualizzazione del corpo femminile: una protesta sicuramente spinta da motivazioni sacrosante, e che però sembrava un po' stonata, su una passerella dove sfilavano tailleur per l'ufficio dai volumi affilati e vestiti midi con stampe floreali. A guidare l'amore per gli animali, furono invece le proteste sulla passerella di Dior per la stagione Autunno Inverno 2003-2004, durante la quale un'attivista della Peta espose il cartello "Fur Shame", così come la sfilata di Victoria's Secret del 2002, dove però la furia degli attivisti della Peta era diretta a una delle modelle, nello specifico Gisele Bündchen, che aveva appena firmato un accordo di sponsorizzazione con Blackglama, produttore di pellicce di visone. L'incursione che mise d'accordo tutti? Una e sola: quella avvenuta sul palco della resort 2020 di Dior, organizzata a Marrakech. Sul finale, mentre le modelle uscivano in formazione completa, un felino capitato lì per caso, ma evidentemente molto a suo agio, salì in passerella sfilando con altrettanta grazia nella direzione opposta a quella delle mannequin, per poi scomparire tra la folla. Un'apparizione che, in questo caso, nessuno si sentì di interrompere.

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