Bulgari inaugura la sua Domus
Un museo nella storica boutique romana. Interpretata da uno short movie di Paolo Sorrentino.
Nell'architettura romana, la domus non era solo la residenza patrizia (contrapposta alle insulae dei poveri) ma l'epicentro emotivo e strutturale della famiglia. Che lì viveva al riparo non solo dalle intemperie, ma anche da qualsiasi evento sgradevole che potesse turbarne la serenità.
Bulgari chiama così il secondo piano della sua boutique romana, dov'è esposta l'Heritage Collection, 600 tra le più creazioni in 130 anni di storia del brand: pezzi unici e maestosamente meravigliosi, disegni e foto alle pareti, scrigno e galleria d'arte, museo e - perché no? - luogo di meditazione. Ad allestirla è stato invitato l'autore della “riedizione” di tutto il negozio, Peter Marino, che l'ha reso (solo un po') più moderno e arioso.
A Paolo Sorrentino Bulgari ha dato l'incarico, invece, di diffondere per immagini (e poi condivisioni su Facebook e poi likes su tutti i social network) e quel fascino che è come uno spray al profumo di eternità. Seguendo una linea di comunicazione che vede i più grandi nomi del lusso internazionale trovare nuove vie di rapporto con il pubblico arruolando grandi registi (da Somebodyper Miu Miu con la regia di Miranda July all'ultimo, eccezionale short-kolossal di Park Chan-Wook A Rose Reborn per Zegna). Il regista vincitore dell'Oscar con La grande bellezza coglie nella Domus la visione netta di un forziere che racchiude sì tesori di pietre rare e metalli raffinatissimi ma anche memorie, tracce permanenti e impalpabili di persone che proprio lì, in via Condotti, hanno donato – a lentissimo rilascio – un po' della loro aura leggendaria: dive del cinema, regnanti importanti, eccentriche signore.
The Dream, il minifilm concepito da Sorrentino (ci) parla proprio di questo. E in un immaginifico e felliniano omaggio alla città e alle donne che meglio l'hanno rappresentata nella cultura collettiva, trasforma il rapporto con un marchio nella relazione con il proprio inconscio. In un gioco di esterni/interni, dentro/fuori, aperto/chiuso, la protagonista Valeria Golino (misteriosamente sola nel momento magico che separa la notte dal giorno), scova nella Domus di Bulgari il proprio personale bagaglio di dolori e allegrie, paure e sorrisi, rimpianti e progetti.
Ritrova persone e personaggi riemersi dal passato e/o dalla sua fantasia nascosti negli anfratti dello spazio, annidati tra una porta e un divano, tra una vetrina e la scultura dorata. Il film è una visione onirica ma anche sentimentale del valore oggettivo e soggettivo che attribuiamo agli oggetti e alle persone. Che il “prodotto” non si veda molto è un dato veramente secondario. Forse - forse - ad alcuni di noi basta sognarlo.
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