Prima di Charlène Wittstock, di Charlotte Casiraghi, e in contemporanea con Carolina di Monaco (che quasi riusciva a offuscare, anzi, per un po’ lo ha fatto eccome) la vera influencer, la it girl che tutte le ragazze degli anni 80 avrebbero voluto essere si chiamava Stéphanie di Monaco. Sì lei, la Grimaldi con più figli – sono solo 3, ma per quanto se ne parlava ogni volta che ne aveva uno sembra(va)no 10 – che prima di quei tre pargoli aveva sognato una vita da popstar. No da stilista. No da modella. No da atleta. O forse nessuna di queste. Ma non importa. Per parecchio tempo ha dettato legge e quello che faceva lei lo facevano tutte. E delle sue spalle da nuotatrice, le stesse che Charlène Wittstock si porta dietro (ai lati) come se fossero qualcosa di cui farsi perdonare, a Stéphanie nessuno ha mai fatto una colpa. Ma erano gli anni 80, bellezza, quando Armani infilava doppie spalline nelle giacche, i fianchi femminili erano un handicap e per la prima volta si diceva alle ragazze che sollevare pesi in palestra non era più roba per soli maschietti. Occhio alle fasi: la donna crisi del post Wall Street Crash (1929) magra come un chiodo, la donna formosa del post crisi, poi ancora magre negli anni 70, e negli 80 la versione inedita: le androgine. Lei si trovava al posto giusto nel momento storico giusto, delle androgine era la reginetta europea, altro che principessa, e anni prima di una qualunque Carla Bruni, Stéphanie di Monaco ha mostrato a tutti come si infila una hit song in classifica anche se il nome non era poi così originale (Uragano) ma la rappresentava bene. Benissimo.

Stephanie di Monaco ha più stile di Carolina di Monaco (ma nessuno lo ammette)pinterest
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Stéphanie nel 1987 al ballo della Croce Rossa = popstar anni 80 molto prima di Rihanna.

Stéphanie Grimaldi in quel modello che per definizione dell'epoca si chiamava “donna nuova”, un po’ mascolina, con zazzere corte e vestita in ufficio con completi da uomo come Melanie Griffith e Sigourney Weaver in Una donna in carriera, ecco in quella donna Stéph si era incarnata perfettamente. Circolano ancora foto di lei con una giacca arancione gigantesca che allora sembrava tanto cool, oggi sarebbe imbarazzante perché non sembra nemmeno rubata dal guardaroba di lui, ma da quello di un corpulento operaio con turno di notte e necessità di essere catarifrangente, e poi t-shirt bianca, jeans oversize tie&dye con candeggina, scarpe da montanara. Dettava legge in modo così totale che il giornalino tascabile francese Tele Poche, sì quello con i programmi tv, lanciò il concorso “Vinci il blouson di Stéphanie”. Il problema non era quanto stava male lei con quelle cose, ma quanto ci sarebbero state peggio le comuni mortali. Che per questo volevano essere lei, lei, lei.

E i capelli? Altro che il taglio di capelli da reale di Carolina di Monaco: i tagli di capelli anni 80 della principessina ribelle facevano scuola (ora li ritroviamo in Stranger Things). Corti ai lati, lunghi sopra, ciuffo decolorato pieno di gel che li teneva rigidi come rovi. Oppure corti alla maschietta, ma pettinati indietro in una calotta tenuta a bada dall’immancabile gel. Oppure, sempre rigorosamente corti ma con frangetta lunga e sfilettata con cui entrava in competizione con i fidanzati, di cui parecchi famosi. Il makeup anni 80 di Stéphanie di Monaco dovrebbe essere dichiarato patrimonio dell’umanità e andrebbe riscoperto prima di subito, prima che le sopracciglia tornino a diventare filiformi. Tutto quell’ombretto da bordo palpebra alla tempia, perché il sopracciglio negli anni 80 era il limite non da rispettare, ma da valicare. Il kajal dentro, che non abbiamo osato più perché, dai, fa gli occhi da koala con la congiuntivite (lei no), ma forse no, riproviamoci. E le labbra disegnate con la precisione di un geometra perché era appena uscita fuori quell’invenzione chiamata “matita labbra” a salvarci dalle sbavature. Chicche, perle, topic di stile che la figlia di Stéphanie di Monaco, Camille Gottlieb dovrebbe segnarsi in una personalissima definizione dello stile (non) reale.

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Stéphanie di Monaco nel 1986 = makeup 80s da manuale.

Sulle vicende e modi di vivere di Stéphanie i media hanno avuto materiale per inchieste decennali. Qualcuno (di questi media) sostiene che tutto il circo di copi di testa della più piccola dei Grimaldi fosse una messa in scena per non pensare a quel giorno terribile dell’incidente in cui mamma Grace Kelly perse la vita davanti ai suoi occhi. La sorella minore di Carolina di Monacoamava passare ore e ore in palestra: il che era una novità assoluta. Sport, per le donne se n’era fatto in passato, tennis, nuoto, danza. Ma palestra con i pesi? Gli squat con i bilancieri? Mai pervenuti prima. E che meraviglia quel muscolo sconosciuto che cominciava a guizzare dall’attaccatura del femore dopo qualche settimana. E i bicipiti che si arrotondavano? Beh, Super Stéph quelle grazie le aveva già e tutte al posto giusto. È normale che quando si è messa a disegnare i suoi costumi da bagno, ne produce un’intera collezione – sgambatissima – chiamata Pool Position, a fare da modella per se stessa era lei, lei, lei. Tanta carne al fuoco e nessuna bistecca? Non è esattamente così. Stéphanie mollava gli obiettivi quando ormai li aveva messi a segno. E, intanto, ha insegnato a tutte che una principessa non deve essere per forza una Grace. Di cui lei, la piccolina di casa, era la cocca adorata.

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Con mamma Grace Kelly e il fratello Alberto nel 1982 a Monaco = quale indossare i jeans a vita alta.