Quando davano per morta la London Fashion Week Vivienne Westwood ha lasciato la Tour Eiffel ed è tornata a sfilare nella sua Londra. Quando davano per morto il movimento #Metoo Vivienne Westwood ha chiamato Rose McGowan a sfilare e ha fatto del suo corpo/animo tormentato un manifesto di couture-politik. La combo è avvenuta per la London Fashion Week Autunno Inverno 2019/2020 è tornata e Vivienne ha portato in scena una performance teatrale a Westminster che lascerà strascichi anche una volta finita la LFW. Perché sulla passerella di Vivienne Westwood Rose McGowan ha dato voce all’impegno costante della regina del couture-punk, sostenuta poi dalle amiche Bianca Jegger, Tracey Emin, per intenderci. Quella che sfila oggi è una Rose McGowan ritornata all’attenzione delle cronache post #metoo quando è stata una delle prime accusatrici di Harvey Weinstein, una delle prime a rivelare di aver subito abusi di potere e molestie dal produttore più potente di Hollywood. La Rose McGowan Brave, dal titolo del suo libro autobiografico, che ha sfidato tutto e tutti mettendosi al centro di una protesta e di una denuncia collettiva.

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Vedere l’attrice in qualità di modella per Vivienne Westwood non è una vera novità: Rose McGowan di Grindhouse è da sempre una fan del brand e local dei front row alle sfilate. Ma vederla in passerella accanto ad altri protagonisti, modelli, modelle e star che hanno sfoggiato i look creati dalla Dame della moda, è stato molto diverso. Rose McGowan con il dettaglio del copricapo con su scritto "Angel", la liberazione/riabilitazione di quel ruolo oscuro, negativo, che Rose McGowan da Streghe in avanti ha dovuto interpretare perché così voleva Hollywood. Rose McGowan che sfila con un abito lettering che chiede democrazia e libertà di pensiero e parola contro i poteri che spingono al silenzio. È una metanarrazione di sé, è una sineddoche che riassume e restituisce, facendola esplodere, la necessità di portare l’attenzione su un mutismo imposto da chi detiene il potere, non da chi viene silenziato. La testimonianza fisica, vissuta e corporea della Rose McGowan del 2019, che il silenzio non l’ha accettato e lo ha trasformato per Vivienne Westwood in un nuovo coraggio di parlare. Di ambiente, di climate change, di democrazia. Di speranza, in fondo, che rompendo gli schemi (e le scatole) l’attenzione attorno ai temi importanti cresca. Basta a volte una performance in passerella. Rose McGowan oggi, la sua voce che recita un proclama, il suo corpo che sfila osannando la libertà di pensiero contro pregiudizi e stereotipi. Forse basta.

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