Oh, I'm an alien, I'm a legal alien / I’m an Englishman in New York. Cambiando gli addendi, ovvero le città di appartenenza e le mete di atterraggio, il risultato non cambia. Perché, Donald e Melania Trump a Londra impassibili di fronte al vento inglese che scompiglia ciuffi (posticci e non) hanno l’aria di due alieni, due perfetti stranieri per parafrasare Sting, appena sbarcati dalla navicella presidenziale sul green inglese. Lo stesso green dove poche ore dopo i sandali di Melania Trump in abito chemisier e cinturone smeraldo affondavano rovinosamente macchiandosi di quella terra estranea agli stiletto nude che di solito tintinnano sul marmo patinato della Trump Tower. Si uniranno nel pomeriggio a un tea time con sua Maestà la Regina Elisabetta II, fresca bisnonna del royal baby Archie, per tranquillizzare le polemiche mediatiche sui rapporti fra le due nazioni. Con le ginocchia serrate, i tubini inamidati, i mignoli leggermente alzati a salvaguardare l’equilibrio di tazze in porcellana di Chelsea, Donald e Melania Trump oggi siederanno al cospetto in velluto bordeaux profilato oro del Castello di Windsor diventando così i tredicesimi first man e first lady d’America ad essere chiamati in giudizio (diplomatico) da Elisabetta.
Una visita di rito che fa da antipasto alla portata principale sul menu inglese del 45esimo Presidente degli Stati Uniti e consorte, che nei prossimi giorni stringeranno mani (e, improbabilmente, accordi) con la premier in uscita Theresa May. Tema centrale, caldo, bollente è ça va sans dire l’affaire Brexit che nemmeno i dibattiti virali sulla sosia o non sosia di Melania Trump riusciranno a stemperare. Due newyorchesi (d’adozione per la slovena prima donna) a Londra per celebrare il 75esimo anniversario del D-Day a Portsmouth, lo sbarco in Normandia che segnò l'inizio della liberazione dell'Europa dall'occupazione tedesca, Donald e Melania Trump marciano verso la Union Jack indossando le loro smorfie serrate migliori. E abiti fumetto che riassumono su seta stampata i monumenti icona d’Europa. Dal Colosseo al Big Ben al Tower Bridge, l’abito di Melania Trump svolazza verso l’appropriazione culturale più didascalica, ad una manciata di mesi dalla polemica sulla giacca army razzista e sull’outfit da colonialista in Egitto. Così da porre sotto i nostri pollici devoti allo scroll un nuovo dilemma della couture politik: l’ultimo look di Melania Trump è una metafora a stelle e strisce sull’avere in pugno il Vecchio Continente? O, piuttosto, sull’avercelo addosso, Torre di Londra e fiato sul collo compreso?