"Le donne sono state spesso rappresentate come fragili sexy romantiche dimesse di potere, mentre a me piace cercare di capirle senza ricorrere a queste definizioni facili, perché le donne possono essere tutto questo, e tutto insieme" : così parla Pierpaolo Piccioli, in una recente intervista a La Repubblica, quando l'argomento tocca l'ideale femminile della maison che dirige da solo dal 2016 ( la sua nomina a direttore creativo di Valentino è già del 2008, in tandem con Maria Grazia Chiuri, che proprio nel 2016 ha lasciato per divenire stilista di Dior). Con il suo apporto e la sua visione, il parterre delle muse della maison si è allargato, ampliandosi a simboli di una cultura nuova, inclusiva, e che ha il volto da ventenne di Adut Akech, prima modella di colore ad aprire E chiudere uno show di Valentino, così come la creativa Zhandra Rhodes, la "principessa del punk" dal caschetto rosa, mente immaginifica e visionaria che ha dato forma al guardaroba di leggende della cultura pop, il cui status è anche dovuto al loro armadio: Freddie Mercury e la principessa Diana.

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Adut Akech insieme a Pierpaolo Piccioli ai Green carpet fashion awards del 2019

A incarnare quel fascino etereo, sospeso nel tempo e però raffinatissimo, in Italia è impossibile non citare Alba Rohrwacher, attrice da esportazione internazionale e "grazia" fiabesca che si sposa alla perfezione con la visione di Pierpaolo Piccioli, che in effetti l'ha vestita durante moltissimi eventi da red carpet e si immagina l'abbia anche voluta in The Staggering Girl, corto girato dal regista Luca Guadagnino e presentato alla 72esima edizione del Festival di Cannes nella sezione La Quinzaine des Réalisateurs.

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Alba Rorhwacher al 72esimo Festival di Venezia in rosso Valentino

Un mediometraggio che esplora il rapporto tra la protagonista (Julianne Moore, scrittrice italo americana) e le donne che le ruotano intorno, a cominciare dalla madre, pittrice di fama mondiale di stanza a Roma, dove sta perdendo gradualmente la vista, la produzione si avvale degli abiti della collezione Haute Couture di Valentino. "Una storia può essere raccontata in un infinito numero di modi e questo è stato il nostro" ha spiegato Piccioli. "Ognuno di noi ha lavorato con un'idea osservandola dai propri punti di vista, incoraggiati dall'affinità nella nostra visione estetica e nelle intenzioni. Luca (Guadagnino, ndr) è un interprete sottile, che sa come adattare la realtà con ironia e con sensibilità allo stesso tempo. Abbiamo condiviso la nostra quotidianità, io gli ho mostrato la collezione di Haute Couture che stavo disegnando, lui mi ha offerto la sua videocamera per osservare la scena da un'altra prospettiva. Il film è un racconto apparentemente scollegato dal passaggio del tempo, un flusso di coscienza attraverso immagini ed emozioni. Il cinema, come l'Haute Couture, permette al tempo di espandersi nell'eternità, è pura magia." E nel cast di questa produzione (con le musiche di Ryuichi Sakamoto e la sceneggiatura di Michael Mitnick, autore di una serie già di culto come Vynil) c'è Mia Goth, Kyle MacLachlan, e anche Alba Rohrwacher, ormai punto fisso nel Pantheon di riferimenti al femminile di Piccioli.

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Infine, nel suo Olimpo di riferimenti al femminile si è recentemente aggiunta una nuova figura, tra le più eminenti rappresentanti della Generazione Z, e solo all'apparenza diametralmente opposta rispetto all'immaginario classico di stampa "valentiniana". Billie Eilish ha infatti non solo fornito la colonna sonora all'ultima sfilata, la f/w 2020-2021 – la sua All the good girls go to hell è stata infatti riprodotta da un quintetto d'archi – ma è anche simbolo di una nuova generazione che non sfugge ai suoi doveri sociali, proprio come la moda di Piccioli, sempre più carica nelle mise en scene e nei sottotesti, di significati che non sfuggono a discorsi ben più ampi della costruzione di un guardaroba. "I vestiti per me sono come le passaporte di Potteriana memoria, oggetti di uso quotidiano che si trasformano magicamente in valigie" spiega Piccioli. "Così, i vestiti si fanno vocabolario espressivo, sono il modo nel quale le donne si raccontano, e hanno indubbiamente anche un valore politico. La moda può e deve parlare di società, di diritti, al netto di correre dei rischi: la neutralità non è un concetto che amo". E in effetti, della Eilish molto si può dire, ma non che sia neutrale, viste le reazioni polarizzanti che scatena, e la sua visione sul mondo e sulla propria generazione. Rendendo Billie la perfetta interprete dell'ultimo capitolo della storia della Maison romana, nata tra i salotti dell'aristocrazia parigina, cresciuta tra gli yacht ormeggiati al largo di Capri, e che oggi continua a vivere indosso alle donne più influenti della contemporaneità, interpreti liberi e ribelli, di un futuro che stanno già costruendo. Usando (anche) il loro armadio.

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Billie Eilish in maxi felpa Valentino al party Best New Artist organizzato da Spotify a Los Angeles