In quanti spaghetti straps abbiamo bisogno di scivolare per trovare quello che ci faccia sentire principesse stellari? Di quanti abiti a sottoveste ci dobbiamo innamorare? La principessa Leila in una cascata di satin con spalline minimaliste in anticipo sui tempi, ricami sparkling sopra il seno... Prima degli anni 90, prima dell'esplosione collettiva in nome del minimal-chic, c'era l'abito sottoveste di Carrie Fisher all'apice di una carriera indimenticabile. Nights in pink satin, il look da sera che anticipava tutto e tutti. Anno di grazia 1982, certifica il profilo per retromaniaci Youthscenes. L'epoca d'oro in cui Carrie Fisher da giovane turbava i sogni dei fan di Guerre Stellari e simboleggiava tutte le donne abbandonate/tradite/dimenticate con la mystery woman di Blues Brothers. Interpretava la fidanzata di John Belushi, ma il flirt reale fu quello tra Carrie Fisher e Dan Aykroyd.

instagramView full post on Instagram

All'orizzonte si profilava in realtà il sospirato matrimonio tra Carrie Fisher e Paul Simon, a coronamento di un fidanzamento on/off di sei anni. Splendidi, anche nel divorziare dopo appena undici mesi: non era fatto per loro. Lui descrisse la fine in una canzone epocale, Graceland. Lei cercò di riprendere le fila di una vita complessa: la scelta dell'abito sottoveste era per Carrie Fisher l'epitome della libertà da se stessa. Per la principessa galattica il momento difficile, paradossalmente, era appena cominciato. Lei che non voleva farsi imbrigliare ebbe una sofferta diagnosi di disturbo bipolare che ebbe difficoltà ad accettare, seppellendolo dietro una pericolosa dipendenza da alcol, farmaci e droghe varie. Eppure il sorriso di Carrie Fisher a 26 anni era quello di una donna allegra. L'idolo fragile che vestiva di seta luminosa tutti i suoi problemi.