La sera del 29 giugno 1994 c’era una forte tensione a Buckingham Palace. Il principe Carlo si era prestato a uno dei compiti più sgraditi ai membri della famiglia reale: rendere conto ai sudditi del proprio comportamento. La messa in onda su ITV della sua intervista con Jonathan Dimbleby, in cui avrebbe confessato e giustificato la sua relazione con Camilla Parker-Bowles, era prevista per quella sera. Un gesto ormai obbligato perché, per uno nella sua posizione, solo vuotare il sacco, e farlo con i propri termini avrebbe messo fine alle insinuazioni erogate goccia a goccia sul suo matrimonio fallito con Lady Diana Spencer. Nello stesso momento, poco lontano, Lady Diana si stava preparando per partecipare al gala estivo della Serpentine Gallery, la galleria di arte moderna dei Kensington Gardens di Londra, che si teneva miracolosamente nella stessa sera. Mai un abito fu un messaggio più chiaro contro il proprio ex marito quanto quello che scelse lei, e che passerà alla storia come il Revenge Dress.

princess diana 1961   1997 arriving at the serpentine gallery, london, in a gown by christina stambolian, june 1994 photo by jayne finchergetty imagespinterest
Princess Diana Archive//Getty Images

La coppia da sogno formata dal principe Carlo e Diana Spencer si era separata nel 1992 ed era nel pieno delle trattative per il divorzio, che si sarebbe concluso nel 1996. La principessa del Galles si considerava ormai una donna libera, che non seguiva più il protocollo. La decisione di partecipare alla festa non fu casuale. Quale occasione migliore per essere fotografata splendente proprio mentre le confessioni del quasi ex marito venivano trasmesse al mondo? La conferma, infatti, la diede solo quando fu assolutamente sicuro che il documentario che conteneva l’intervista sarebbe andato in onda. Diana si era fidanzata con Carlo quando era una timida teenager che indossava gonnellone lunghe e calzava ballerine ultrapiatte. Dopo di allora aveva sempre vestito abiti che rispettassero le regole: niente minigonne, niente gambe nude, calze anche d’estate, spalle coperte e scollature modeste. Per la prima volta nella sua vita, a quasi 33 anni e quando già era madre di due figli, poteva indossare un abito che non fosse lungo, o accollato, o in colori diplomatici: in poche parole, sexy.

Quell’abito era disegnato da Christina Stambolian ed era contro ogni regola: attillato, nero, con le spalle scoperte, l’orlo asimmetrico che scopriva uno spiraglio di gambe di troppo e un voluttuoso strascico di chiffon che svolazzava nella brezza serale estiva. “Dio ci scansi e liberi dalla furia di una donna tradita”, commenta giustamente il Telegraph sotto le foto di quell’abito che mostrava quanto Diana fosse agile, sensuale e dalle gambe interminabili. Un inno al “guarda cosa ti stai perdendo”. Pochi sanno che inizialmente Diana aveva optato per un abito meno audace, ma quella mattina la stampa ne aveva pubblicato le foto rovinando la sorpresa, per cui la principessa decise di scartarlo. Si ritrovò nell’armadio quel tubino della designer greca Christina Stambolian comprato in una giornata di shopping con suo fratello, ma che aveva sempre considerato troppo risqué, un acquisto incauto. L’occasione giusta era arrivata, e con essa la sua dichiarazione di indipendenza.

london   november 20  diana, princess of wales, wearing a stunning black dress commissioned from christina stambolian, attends the vanity fair party at the serpentine gallery on november 20, 1994 in london, england  the famous black revenge dress was a spectacular coup by the princess, worn on the very evening that prince charles made his notorious adultery admission on television photo by anwar husseinwireimagepinterest
Anwar Hussein//Getty Images

Il giorno dopo, sulle pagine dei giornali non c’era competizione. Da una parte un imbarazzato erede al trono che metteva insieme scuse per ammettere di aver tradito la moglie. Dall’altra quell'ex moglie tradita che, vestita di nero, celebrava l’allegro funerale di una relazione sbagliata, forzata, che avrebbe mai dovuto avere inizio nel 1980. L’intervista, che doveva rialzare i livelli di popolarità di Carlo, ebbe invece effetti così negativi che ancora oggi, nei sondaggi fra i sudditi, non sono in molti a ritenerlo adatto a succedere alla madre Elisabetta. Almeno non quanto suo figlio William che con la vincitrice di quella contesa, Diana, condivide metà del dna. Dopo la tragica morte di Lady Diana nel tunnel dell’Alma, il 31 agosto del 1997, nel suo guardaroba non c’erano molti vestiti. Quando non li voleva più, Diana li donava in beneficenza per far spazio a quelli nuovi. Solo pochi mesi prima della sua morte aveva fatto mettere all’asta il cosiddetto Travolta Dress, l’abito che indossava quando ballò con John Travolta al gala della Casa Bianca, nel 1985. Lo aveva comprato per 128 mila dollari una donna d’affari di New York. Ma il Revenge Dress era ancora nel suo guardaroba, forse conservato da lei come un simbolo. È stato venduto nel 2013 insieme ad altri nove, in un asta che ha fruttato quasi 350 mila dollari, tutti versati in beneficenza.