Se anche nel 1962 ci fossero stati la fotografia digitale e i social, nessun giochino di illusione ottica avrebbe potuto mettere in dubbio il colore di uno degli abiti di Jacqueline Kennedy più belli, chic e famosi mai indossati quell’anno, e forse di sempre. Gli storici del costume americani lo chiamano semplicemente il Peach Satin Dress, perché la mano felice di Oleg Cassini, che lo aveva disegnato, era riuscita a rendere un colore dalla reputazione stucchevole come il rosa pesca in una tinta dall’appeal spettacolare, distribuendolo copiosamente sul corpo della first lady d’America e senza aver paura di usarlo anche per il soprabito, spezzandolo solo con il bianco dei guanti e delle décolletées. Risultato? Un capolavoro di diplomazia da passare agli annali.

Quel colore non fu una scelta casuale. Il bagaglio della first lady, per quel viaggio ufficiale, era pieno di abiti che avrebbero dovuto rendere omaggio al paese che visitava, l’India, attraverso i colori vivaci amati dal suo popolo e con i quali avrebbe dovuto fare colpo. Il 1962 è stato l’anno di massimo splendore di Jackie. Aveva 32 anni, suo marito John Fitzgerald Kennedy era il presidente degli Stati Uniti da un anno. Ci sarebbe voluto ancora un altro anno prima che quel sogno si infrangesse a Dallas. Ma intanto, Jackie era la donna più famosa al mondo e una delle più eleganti tanto che, come raccontava la rivista Life al tempo, le giornaliste inviate dalle grandi testate a seguito del tour, di solito vestite in modo molto pratico (“sciatte”, le descriveva il linguaggio politicamente scorretto di allora) imitavano i suoi look indossando cappellini e guanti. Jackie era Jackie, era anche riuscita a non far condizionare più di tanto il suo stile di vita dalla famiglia Kennedy di cui era entrata a far parte con le nozze. Durante la tappa a Delhi, racconta sempre Life, le capitò una mattinata libera da impegni. Se una Kennedy doc l’avrebbe impiegata per alzarsi alle 5 e vedere il sole che sorge, o per farsi 80 vasche in piscina, lei la sfruttò per dormire fino a tardi.

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Il look di Jackie Kennedy per il viaggio era stato ideato principalmente da Oleg Cassini. Il conte di origine russa, diventato stilista a Parigi e poi costumista alla Paramount negli Stati Uniti, non era famoso esclusivamente per il fidanzamento con Grace Kelly del 1954. A Jackie piaceva molto lo stile di Oleg Cassini e il sodalizio fra i due era iniziato nel 1960 quando la futura first lady gli aveva chiesto di rinnovare il suo guardaroba colmo di abiti di stilisti europei, per il quale era stata accusata di esterofilia. Cassini era oramai cittadino americano per cui era molto più accettabile, ma la sua impronta era quella europea che piaceva a Jackie. Dopo l’elezione di John Kennedy, Oleg Cassini diventò lo stilista ufficiale della Casa Bianca e Jacqueline gli chiese di disegnare per lei tanti abiti ispirati a quei Balenciaga e Givenchy che non poteva più sfiorare.

Jacqueline Kennedy arrivò in India il 12 marzo 1962, all'aeroporto Palam di Nuova Delhi, accompagnata da sua sorella, la principessa Lee Radziwill di Polonia e il suo staff. La attendeva Il primo ministro indiano, Jawaharlal Nehru e sua figlia Indira Gandhi. Da quel momento inizierà un lungo tour pieno di colori che fecero la felicità dei fotografi al seguito, ma anche di Jackie che per il resto della sua vita definirà il viaggio in India e Pakistan “un sogno”. La first lady indossò un gran numero di vestiti, cambiandone diversi nella stessa giornata. Ma a rimanere nella storia fu quell’abito al ginocchio in seta pesca, su cui portava la sua famosa collana di perle a tre fili, scelto per la crociera diurna sul lago Pichola a Udaipur e la visita al palazzo dell'isola di Jag Mandir, il 17 marzo. Jackie tornò dall’India cambiata, avrebbe sempre mantenuto le influenze di quel soggiorno anche nello stile. Due anni dopo The Franklin Mint, un’azienda specializzata nella produzione di oggetti per collezionisti, mise in vendita la copia dell’abito con tutti gli accessori nella versione per bambole. Fu un successo di vendite strepitoso. Qualcuno, online, si trova ancora.