Il 6 febbraio del 1952, la principessa Elisabetta si trovava in Kenya e aveva dovuto interrompere il suo tour, che come tappa successiva l’avrebbe portata in Australia e Nuova Zelanda, per fare precipitosamente ritorno a Londra e prendere il posto di suo padre, re Giorgio VI, deceduto improvvisamente. Quel tour avrebbe dovuto farlo il sovrano in persona, ma i governi ospitanti avevano già ricevuto un telegramma in codice nell'ottobre 1951 con la deludente notizia che il re si stava riprendendo da un'operazione e non sarebbe stato in grado di sostenere un viaggio fino agli antipodi. Era destino che, comunque, australiani e neozelandesi avrebbero ricevuto per la prima volta il regnante del Regno Unito di lì a poco. La regina Elisabetta riprendeva infatti quel viaggio lasciato da principessa ed era la prima monarca britannica della storia a visitare l'Australia. Aveva 27 anni, era sposata già da sette, innamoratissima del suo principe Filippo e ancora con quell’animo spensieratissimo che ci si porta dentro prima dei 30 anni anche se hai già due figli come lei, il principe Carlo di 5 anni e la principessa Anna di 3 che erano rimasti ad attenderli a Buckingham Palace. Il guardaroba della regina Elisabetta era al tempo molto più glamour e meno sobrio di come sarebbe diventato con la maturità. Nel 1948, Elisabetta aveva stregato Parigi con un abito in satin favoloso, e nel suo bagaglio curato ancora dal couturier ufficiale Norman Hartnell ne aveva preparati altri destinati a fare colpo su quei paesi così lontani, che non avrebbero tagliato la sudditanza fino al 1986. L’evento era così atteso e cruciale che tutte gli operatori coinvolti, dagli organizzatori ai giornalisti fino agli inservienti che avrebbero lavorato ai banchetti, furono invitati a sincronizzare gli orologi con quello del canale radiofonico ABC ogni mattina alle 9 in punto. Quando la SS Gothic, la nave con a bordo la regina Elisabetta e il principe Filippo entrò nella baia di Farm Cove all’interno del porto di Sydney, dove i pionieri avevano issato la bandiera britannica 165 anni prima, ad attenderla c’erano circa un milione di persone, più della metà degli abitanti di Sidney, mentre l’altra metà seguiva lo sbarco alla radio. Il mare brulicava di barche e yacht perché tutti coloro che possedevano un’imbarcazione si erano allontanati un po’ dalla costa e avevamo seguito l’SS Gothic fino al porto, per evitare la ressa. Nell’emisfero australe era estate, il sole era davvero cocente ma mentre leggeva sul molo il suo messaggio di arrivo, Elisabetta diede prova di stoica resistenza regale indossando tutti gli accessori coordinati al suo abito a fiori a vita strettissima, con la gonna a bocciolo e il corpetto aderente con lo scollo e la mantellina alla marinara: il cappellino, i collant leggeri, le décolletées bianche e persino i guanti bianchi lunghi fino al gomito. Senza mai indossare gli occhiali da sole perché era – ed è ancora – considerato poco elegante e molto irrispettoso nei confronti di chi è accorso a vedere la sovrana. Vestita così, la regina mise piede sul suolo australiano ripresa dalle telecamere che fecero di quel breve filmato il primo evento televisivo in Australia. Un membro del governo australiano aveva suggerito che i reali rientrassero ogni sera a bordo dell'SS Gothic per ridurre il rischio di contagio di una piccola epidemia di poliomielite in corso a Sidney, ma la regina preferì fare diversamente. L’evento era così atteso e cruciale che tutte gli operatori coinvolti, dagli organizzatori ai giornalisti fino agli inservienti che avrebbero lavorato ai banchetti, furono invitati a sincronizzare gli orologi con quello del canale radiofonico ABC ogni mattina alle 9 in punto. Elisabetta e Filippo rimasero in Australia otto settimane durante le quali visitarono 57 città, parteciparono a tre eventi al giorno, assistettero a una dimostrazione di salvataggio con il surf e visitarono varie scuole incontrando in totale oltre 100 mila scolari. La coppia reale non ricevette una sola critica dalla stampa locale: una regina così giovane, con un marito così affascinante e dal passato doloroso come l’eroe di un romanzo erano impossibili da demolire. Per questo quando il 16 febbraio alla Parliament House, la regina Elisabetta fece la sua apparizione al banchetto che il primo ministro Robert Menzies aveva dato in suo onore, il mondo era tutto dalla sua parte.

queen elizabeth ii and prince philip leave a banquet during their commonwealth visit to australia, 1954 photo by fox photoshulton archivegetty imagespinterest
Fox Photos//Getty Images

Indossava forse l'abito più "osé" della sua storia di sovrana. Era interamente realizzato in pizzo bianco perla con una sottogonna bianca che manteneva però intatta l'idea della trasparenza e del vedo non vedo. Il corpetto lasciava le spalle scoperte che, nonostante il caldo, la regina copriva con la stola di ermellino bianco. Al polso, il manico della borsetta quadrata in pelle madreperla. Unica cessione al clima, si sbarazzò quasi subito dei guanti. In testa portava la The Girls of Great Britain and Ireland Tiara, la sua preferita del momento, accompagnata alla parure collana, orecchini e bracciale di diamanti coordinati. Per quanto era allegra, più che la sovrana di un regno vastissimo sembrava una prom queen, la reginetta del ballo dell'università scesa dal palco dove è stata appena premiata. L'occasione era così esclusiva e controllata che non ci sono foto di quell'evento al suo interno, ne rimangono poche e scattate alla regina alla sua uscita. Qualcuno dice che mai il suo sorriso sia stato più radioso di quella che sfoggiava in quella sera per lei così bizzarra, in cui in pieno febbraio sentiva molto caldo. Ma si sentiva amata, e aveva una lunga vita davanti.