L'abito bianco lungo di Kate Middleton oggi, dieci anni dopo la prima volta. Non è quello del suo royal wedding, anche se è firmato lo stesso Alexander McQueen, ma è il miglior esempio della filosofia di Kate Middleton, dell'evoluzione di stile di Kate Middleton. N lezioni di reworn da parte della duchessa di Cambridge, che ignora i sedici gradi di una Londra d'ottobre sfilando sul green carpet degli Earthshot Prize Awards, accanto al principe William, a braccia scoperte. E stavolta a rompere le convenzioni di corte sono entrambi, marito e moglie, scrivendo la sceneggiatura divistica di un film d'azione e reazione sulla necessaria modernità dell'aristocrazia britannica. Gli unici a poterlo fare, portatori di glamour fresco e sogni di corone in testa, mentre i feuilleton famigliari rincorrono il principe Harry e Meghan Markle fin nella patria OPS dell'industria del cinema.

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La protagonista del royal movie non può che essere Kate Middleton in abito bianco peplo, dea greca dalla vita segnata dalla cintura d'oro lavorato, al dito l'anello di fidanzamento con zaffiro di famiglia che sormonta la fede nuziale, onde morbide negli eterni capelli lunghissimi e luminosi da diva (mancata) di Hollywood, che incede con il passo di chi sa reggere temperature basse, scandali di Corte e pubbliche apparizioni. Sceglie lo stilista del cuore Alexander McQueen che firmò (via Sarah Burton) il suo abito da sposa, e Kate Middleton oggi torna a dare l'ennesimo esempio di sobria aderenza alla realtà. Risparmiare e scegliere un vestito già messo, sempre amato, indubbiamente perfetto, senza tempo. Il segreto di stile più copiabile, più facile, per davvero. E la copia anche il principe William, che dribbla i dettami del protocollo per pantaloni da smoking e dolcevita nero, con giacca in velluto verde bosco inglese. Inedita scelta, per lui. Uno 007 in casa Mountbatten-Windsor, sorridono i tabloid: quell'aria lì, da agente segreto infiltrato, da erede del franchising post Daniel Craig. Ma nessuno oserebbe apostrofare Kate Middleton Bond girl, anzi. La vera infiltrata rivoluzionaria, da dieci anni attiva realmente nell'unico green change possibile, resta sempre lei.