È mattina in una New York già sveglia da un pezzo, le note di Moonriver accompagnano il lento procedere del taxi giallo che accosta davanti a una gioielleria. Ne scende una figura sottile in abito da sera nero con l’acconciatura a nido d’ape, grandi occhiali da sole tartarugati di Oliver Goldsmith per nascondere la stanchezza delle ore piccole e una vistosa collana di perle a più fili. Con le mani guantate, la donna tira fuori una brioche e un caffè da un sacchetto di carta. È la scena di apertura di Colazione da Tiffany del 1961, che in due minuti e pochi secondi svela subito il significato del titolo. È il film di Audrey Hepburn più iconico, quello con cui l'attrice, all'epoca 31enne, è rimasta giovane per sempre nell'immaginario collettivo. Ma anche l'evento mediatico che ha circondato il brand americano di oreficeria di un alone di leggenda e ha fatto di quella vetrina una meta di pellegrinaggio per cinefili. Quella passeggiata davanti all'atelier è entrata nel canone della storia del cinema e della moda come una citazione visiva senza tempo, ed è ironico pensare che Tiffany concesse il permesso di girare solo dopo sei mesi di lunghe trattative, perché la la compagnia con cui erano assicurati era contraria e stava rischiando di fargli perdere una grande occasione per diventare una leggenda. L'abito nero lungo fino ai piedi che indossa Audrey Hepburn, e che la fa procedere a piccoli passi, era ovviamente di Hubert de Givenchy, un nome che rimarrà legato a lei per sempre da un amore platonico declinato in una lunga collaborazione. Perché se nel 1926 Coco Chanel ha fatto scoprire al mondo quanto potesse essere chic l'austerità del tubino nero, è stata Holly Golightly a spiegare alle donne degli anni 60 (e alle generazioni a seguire) che la semplicità e la classe combinate insieme erano alla portata di tutte senza bisogno di spendere una fortuna.

british actress audrey hepburn on the set of breakfast at tiffanys, based on the novel by truman capote and directed by blake edwards photo by paramount picturessunset boulevardcorbis via getty imagespinterest
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Da quel film in poi, ogni donna è stata in grado di permettersi un abito nero come quello di Holly, firmato o no, che somigliasse o no a quello di Givenchy indossato da Audrey Hepburn, che comunque era stato leggermente modificato dall'eccezionale costumista Edith Head per esigenze di copione (dietro approvazione dello stilista, ovviamente). Ma il tocco magico del divino Hubert non si era posato solo sul vestito, per quel look da cui è ancora oggi impossibile staccare gli occhi. In tutta la pellicola, Audrey Hepburn non indosserà un solo gioiello di Tiffany, per vedergliene indossare uno bisognerà attendere la promozione del film, quando poserà per le foto con un'altra collana, la Yellow Tiffany Diamond da 128,54 carati. Questa, disegnata da Jean Schlumberger, era stata portata sul set fotografico da Henry B Platt in persona, un pronipote del fondatore di Tiffany che non la fece toccare a nessuno tranne lei. Il sontuoso gioiello che appare per un breve istante nel film fra quelli esposti, ha un valore di circa 546mila dollari e fino a quel momento aveva potuto indossarla soltanto la socialite Mary Whitehouse, moglie del senatore Sheldon Whitehouse, al Tiffany Ball del 1957 di Newport. Pochi, dal momento di lancio del film in poi, si accorsero che la collana delle foto promozionali era diversa da quella che invece Holly Golightly porta nella prima scena, l’attenzione degli spettatori è sempre stata così concentrata sugli oggetti del desiderio della protagonista - che sogna di comprare un anello o un bracciale tutti per sé di Tiffany - da non aver mai notato più del dovuto il choker di perle e diamanti che indossa in quella scena iniziale. Non si trattava di un gioiello molto prezioso, ma lo è diventato dopo, come oggetto di culto.

calais, france   june 15  evening sheath dress in satin, worn by audrey hepburn in the film breakfast at tiffanys by black edwards detail is displayed during the press preview exhibition hubert de givenchy at cite de la dentelle et de la mode on june 15, 2017 in calais, france this exhibition takes part from june 15 to december 31, 2017  photo by thierry chesnotgetty imagespinterest
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La collana di Colazione da Tiffany esposta nel 2017 a Calais

Non c'era paragone fra la collana delle foto promozionali e quella del film. Eppure, già quando non era prevedibile un tale successo, la seconda era speciale perché non si trattava un pezzo di bigiotteria qualsiasi creato solo per girare la scena, poiché portava una firma illustre che merita di essere citata. La collana di perle di Colazione da Tiffany, infatti, era stata creata dal designer Roger Scemama su richiesta di Hubert de Givenchy, con cui collaborava abitualmente. Scemama era nato a Tunisi nel 1898 ma era figlio di una ricca coppia di italiani originari di Firenze. Aveva quindi la cittadinanza francese perché la Tunisia al tempo era protettorato della Francia. Aveva poi fatto fortuna a Parigi nel 1922 realizzando parure di gioielli in collaborazione con le più prestigiose case di alta moda come Balmain, Schiaparelli, Lanvin, Balenciaga, Dior, Yves Saint Laurent e, ovviamente, Givenchy. È vissuto nella Ville Lumière fino alla sua morte, nel 1989, ed è ricordato nei manuali di storia del costume per aver suggerito agli stilisti di decorare con i cristalli le loro creazioni negli anni 50. Un materiale scintillante che prese in considerazione (nel taglio navetta) anche per realizzare la chiusura delle cinque file di grandi perle di Majorca della collana di Holly Golightly. La realizzazione non fu così semplice: per far contento l'esigente Givenchy, Roger Scemama realizzò un prototipo che è stato esposto qualche tempo fa al Museo del Gioiello di Vicenza, con un pendente al centro come chiusura che non lo convinse - o forse non convinse Givenchy - e lo indusse a passare oltre. L'originale, invece, è rispuntato nel 2017 in una mostra a Calais. Era una retrospettiva di Hubert de Givenchy curata da lui stesso, 90enne, con cui rendeva omaggio ad alcune delle sue muse tra cui Hepburn, Jackie Kennedy e Wallis Simpson duchessa di Windsor. La collana, infatti, era rimasta di sua proprietà. Oggi è ancora della maison, dopo la sua scomparsa nel 2018. Un oggetto ormai di valore storico inestimabile che ha ispirato due generazioni di creatori di gioielli, e lo farà ancora a lungo.

henry b platt, great grandson of the founder of tiffanys, adjusts audrey hepburns necklace to signal the start of production for the film breakfast at tiffanys, 1961 photo by paramountgetty imagespinterest
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Henry B Platt, pronipote del fondatore di Tiffany, aggancia "l’altra collana" ad Audrey Hepburn per gli scatti pubblicitari del film