644 chilometri separano la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano a Herzogenaurach, meglio pronunciabile come Alta Baviera. Casato dei sovrani couture della Lombardia la prima, prima pietra dell’impero athleisure la seconda. 1913-1949. Trentasei anni separano la fondazione di Prada e Adidas, la maison dei Fratelli Mario e Martino, il colosso di Adolf Dassler. Annus domini 2020. Nessun grado di separazione cronologico, geografico, stilistico, separa più i marchi che hanno marchiato a fuoco i loro nomi sulle prime pagine della storia della moda. Chi attraverso strofe in tela vela, chi di strisce in acetato. Oggi, all’indomani dell’annuncio della prima collaborazione fra Prada e Adidas, una pagina bianca di quel compendio di storia della couture è pronto a essere scritto, ancora e ancora. Presentata con uno scatto pubblicato sui profili Instagram di entrambi i brand, la partnership che vedrà la luce del mercato internazionale nei prossimi mesi è già stata definita la collabo dell’anno. In meno di 24 ore, la foto di una busta formato XXL di Prada contenente due scatole di sneakers Adidas, ha lasciato spazio all’immaginazione (e al commento virale) di streetstyler e aspiranti couturier da ogni parte del globo.
Entrando l’uno in casa dell’altro, senza fare troppe cerimonie, Prada e Adidas sono i testimoni ultimi, non per importanza, di quel processo di commistione intelligente e liquida fra le dinastie della moda. Il prét-à-porter che incontra la strada, il tricolore Made in Italy che gioca a risolvere i codici icona dell’abbigliamento sportivo, l’avanguardia couture che si fonde alla sperimentazione athleisure. Non esistono ancora ulteriori notizie sul caso Prada For Adidas, eppure sembrano essere questi i fili sui cui si ricameranno le/la collezione sviluppata dalle due maison. Il debutto dei primi due modelli di sneakers Prada Adidas avverrà il prossimo 19 dicembre, in edizione limitata e interamente realizzati da Prada in Italia, ça va sans dire. Drop che attingono direttamente agli archivi monumentali, al patrimonio stilistico e alla tradizione iconografica di entrambi, con lo scopo di rendere omaggio al passato attraverso quel sapere contemporaneo per cui impossible is nothing.