La frangia spettinata, le gote iridescenti, un completo che ruba le sfumature al latte di mandorla, una parure di gioielli d’oro. Bijoux anti convenzionali, come lei. Jane Fonda in sneakers basse e max bag dorata è la protagonista dell’ultima campagna Gucci Off The Grid, la prima collezione disegnata dal Direttore Creativo Alessandro Michele a supporto di Gucci Circular Lines, iniziativa nata per promuovere la visione della Maison che si basa sull’idea di produzione circolare. Lil Nas X, Miyavi, David de Rothschild, King Princess e, infine, Jane Fonda anni 82 e nessunissima voglia di farsi rubare scene, riflettori e prime pagine social-i. All’indomani del suo “periodo rosso”, durante il quale ha occupato l’ingresso del Campidoglio di Washington per protestare pacificamente, farsi arrestare placidamente, per 4 settimane costantemente, l’attrice premio Oscar ha accettato di (di)mostrarsi ancora una volta musa della maison fiorentina. Ancora una volta per una buona causa.

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Courtesy Photo / Gucci
Creative Director: Alessandro Michele. Art Director: Christopher Simmonds. Photographer/Director: armony Korine. Make Up: Thomas de Kluyver. Hair Stylist: Alex Brownsell.

Il progetto Gucci Off The Grid, infatti, è pensato per chi è consapevole del proprio impatto ambientale e desidera esplorare uno stile di vita più ecosostenibile. Dalle camicie impalpabili alle sneakers Gucci, l’ultima collezione ready-to-wear e gender neutral è realizzata utilizzando materiali riciclati biologici, provenienti da materie rinnovabili e da fonti sostenibili. È così che allo stop temporaneo dei suoi Fire Drill Fridays Jane Fonda reagisce/agisce per dedicarsi alla causa che ha sposato già decenni fa, prima ancora che Greta Thunberg ci ricordasse il concetto di climate change.

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“La collezione è il risultato di un lavoro di gruppo, dove ognuno ha portato qualcosa. E anche nella campagna c’è l’idea del dialogo tra persone, che costruiscono qualcosa di nuovo”, ha spiegato Alessandro Michele, parafrasando il video di campagna in cui Jane Fonda e i co-protagonisti abitano una capanna sull’albero. “Ho immaginato che potessimo costruire tutti insieme, un po’ come dei bambini che giocano nel parco, una casa sull’albero nel centro di una metropoli, perché tutti noi abbiamo bisogno di costruire questa casa o di scoprire che esiste il pianeta anche dove ci sembra che non ci sia, o che sia lontano”.