1. Ogni uomo è un’isola? «Ogni uomo è un'isola, e rimango di quest’opinione. Però, chiaramente, alcuni uomini fanno parte di un arcipelago d’isole. E sotto l'oceano, in effetti, le isole sono collegate». Lo dice Will, il protagonista di About a Boy di Nick Hornby. Mai come in questa stagione, infatti, la manifestazione fiorentina ha dimostrato che non esiste più un’estetica dominante, ma tante forme di espressione vestimentaria che vanno dal tailoring più accanito al fascino del galeotto (vedi punto 2) La sensazione che si ricava dopo tre giorni di full immersion nel guardaroba maschile della primavera-estate 2017 è quella di individui che scelgono di ritrovarsi in gruppi, compagini, talora drappelli. Esiste la gang dei genderless, rappresentata da maschi che si concedono parentesi di femminilità per nulla ridicola (Tagliatore, Nick Wooster per Lardini e Gabriele Pasini, che usano i tessuti dei fornitori di Chanel per giacche e abiti di compassata eleganza o il delizioso abbigliamento da mare di Bananatime, marchio olandese “diretto” da due amiche oriental-canadesi); la posse degli sportswear-snob, capitanata da un Brunello Cucinelli più in forma che mai, tra cardigan in lino che sembrano giustacuori da schermidore e svelti giubbotti in camoscio leggerissimo; il team dell’eleganza più efferata e personale, da Hardy Amies a Massimo Alba.

2. Ogni uomo è un numero? I nomi che abbiamo fatto sono pochi. Quelli che vengono in mente ora. Ce ne sarebbero molti altri da annoverare tra gli espositori dei padiglioni della manifestazione. Che, questa stagione, sono stati visitati da un numero di buyer che ha registrato un’affluenza record: + 2,5 per cento rispetto a giugno 2015, con un'impennata dei paesi dell’Est e addirittura un tiepido risveglio dei compratori italiani: più 3 per cento. La classifica dei mercati esteri vede sempre in testa la Germania, seguita da Giappone, Spagna, Regno Unito, Olanda, Cina, Francia, Turchia, Svizzera, Belgio e Usa. Del resto, Lucky Numbers era il titolo scelto quest’anno da Pitti: «Con il tema Pitti Lucky Numbers, scommetteiamo sui numeri: sulle loro qualità estetiche, grafiche, simboliche, nella moda e oltre la moda. Se i numeri circondano segretamente tutta la nostra vita, l’intera Fortezza da Basso è stata scenograficamente popolata da numeri».

3. Il delinquente è il nuovo elegante? Coraggiosa la scelta di ospitare nomi importanti, anche controversi, di designer che vanno ridefinendo la poetica dell’abbigliamento virile: le sfilate di Gosha Rubchinskiy, con le sue referenze agli skinhead e ai drop-out giovanissimi dell’ex Urss e di Fausto Puglisi, interessante nell’apologia di eroi fuorilegge e passionale come un protagonista di Gomorra, hanno avuto il merito di portare alla ribalta nuove tipologie virili di riferimento. D’altro canto, il minimalismo sereno di Lucio Vannotti, rastremato fino a un appeal monastico o l’ottimismo lieve da parte del brand giapponese Visvim, hanno bilanciato la potenza torva e crucciata dei primi due (e comunque: che sia banda, congrega, comunità o gruppo, ecco tornare il senso di appartenenza a una “tribù” di cui parlavamo all’inizio). I protagonisti degli eventi collaterali a Pitti, però, sono stati due outsider eccezionali, due boss della creatività: Raf Simons e Karl Lagerfeld. Senza Choupette. Ma con una mostra di foto memorabile, Visions of Fashion.

4. Si arriva a un’età in cui vestirsi “alla moda” è rischioso? La risposta è semplice: «No». Perfino nelle proposte più tradizionali per linee e modelli c’è sempre un guizzo di novità, che sia la sciarpa o il K-way a patchwork floreal-geometrici dal sempre geniale Piere Louis Mascia o dalla vulcanica Monica Sarti per Faliero Sarti. Thorsun, sofisticato brand di costumi da bagno da gentleman, propone boxer in colori preziosi nati dalla fantasia di George Sotelo, designer di stanza a New York con la passione per i viaggi, il surf, e la precisione di un sarto inglese a Savile Row. Afar è una collezione africana di borse in canvas tinto con pigmenti estratti dalla terra e pelle di zebù. Il marchio più snob e raffinato della pelletteria milanese, Serapian, presenta la collezione Normcore: una capsule composta da zaini, cartelle e borse a mano.

5. L’uomo è una bestia? La risposta è semplice: «Sì». Ma che bestia! Sfolgorante di colori e magnificente di forme, più attento a primeggiare sugli altri che a conquistare le femmine della sua specie. Un pavone, insomma. Pitti Peacocks è il divertentissimo mockumentary diretto da Aaron Christian, filmmaker e content e commercial director, che parla del pubblico dei maschi presenti a Pitti con il tono sussoiegoso di un Piero Angela che spieghi l’accoppiamento tra i gechi. Ad Aaron Christian, che studia con etologica passione il comportamento del maschio a Pitti (far vedere che si hanno molte ammiratrici facendo finta di ricevere una telefonata, vestirsi come Al Capone a 25 anni, sciorinare abiti così smaglianti da fermare il traffico), vorremmo rivolgere un'ultima domanda: perché solo a Pitti ci sono uomini dai completi blu cobalto (quel blu che i francesi chiamano Royal) che lede la retina per quanto è accecante? È un colore - lo abbiamo cercato, ma senza successo - in nessun negozio di moda pronta di altre parti del mondo che non sia il capoluogo toscano. Lo rivedremo addosso ai pavoni per Pitti Immagine 91, ai primi di gennaio, con la moda autunno-inverno 2017/2018.