Qui a New York, ci credono. Alla moda, all'NBA e al freddo tagliente di giornate così cristalline che il vento potrebbe agevolmente tagliarti la faccia con lame ghiacciate, rese brillanti da un solo che non scalda. Ma invece c'è tutto un ribollire cittadino sulla Fashion Week come sulle manifestazioni sportive. Ne parlano tutti, di moda, di sport e di freddo: e il tono è uguale, serio, assertivo.

Faccia bene il suo lavoro mi intima il tassista che, per dimostrarmi che lui l'Italia la conosce bene (che ha mi catalogato subito come "milanese press") sciorina nomi di città del Nord. Verona, Desenzano, Como e naturalmente "The Duomo City" perché la sua fidanzata ha lavorato nell'industria tessile e non mi sorprenderebbe che abbia la medesima competenza a proposito dell'organza come del più celebre quarterback. Tutto è un evento che ha la medesima dignità di stampa, gelo compreso: in attesa del Big Storm anche l'hostess ha fatto la spiritosa dicendo che a New York tutto arriva in grande, perfino il maltempo.

Mi chiedo se in Italia cambierebbe qualcosa se ci fosse un sentimento comune, un rispetto così profondo e condiviso delle sfilate come delle partite, trattate con più reverenza di un discorso di Obama. Questa è la differenza fra noi decadenti scettici europei e gli ottimisti cittadini di Manhattan. Se le cose vanno meglio e tutti sono convinti che stiano andando meglio, anche se ieri sera, appena arrivato, hanno disincrostato un homeless più morto che vivo di fronte al mio hotel a Soho, è perché funzionano gli eroi che iniettano soldi ed entusiasmo al paese: gli imprenditori, le squadre sportive, ma anche gli stilisti che danno lavoro e lustro agli States.

Che sia vero o no, che poi le vie del centro, spazzate da folate di ghiaccio nebuloso è cattivo, abbiano quasi sempre gli stessi nomi europei e in particolare italiani, poco importa. Ma è fondamentale, mi dice la receptionist, che Victoria Beckham, che ha sfilato da poco, sia andata a scuola di buon gusto sartoriale e sfili qui, mentre il marito - scusi eh, ma con tutti i soldi che ha, doveva proprio? - abbia deciso di fare una collezione di vestirelli per H&M.

Ora mi aspetto che la signora delle pulizie mi dica la sua su Alexander Wang - che ha sfilato ieri con la sua linea - sia o meno consustanziale con la poetica di Balenciaga, di cui è il direttore artistico. Però, posso dirlo, non è male che l'intera cittadinanza dimostri attenzione a ciò che di bello può esserci per aiutare a diffondere, come una sorta di magico spray - il fascino di questa città in tutto il mondo. Chiedete a un tassista milanese cosa pensa delle sfilate durante le Fashion Week italiana, e poi ne riparliamo. Come sono le sfilate viste finora? Niente più che corrette. Infinitamente meno interessanti dei loro cantori e tifosi: TUTTI i newyorkesi.