È arrivato quel periodo dell’anno in cui è concesso a tutti un tuffo (e un selfie) sul bagnasciuga, uno spritz (e un post) direttamente dal proprio lettino, una partita a beach volley (e un paio di Instagram Stories) dalla meta dell’estate 2018. Dopo 365 giorni (meno, dai…) a contemplare le foto di travel e fashion blogger intente a godersi un agosto lungo mesi, tra le spiagge dall’altra parte dell’equatore, adesso pare che cotanta grazia divina tocchi anche a noi. E se c’è una cosa che ci siamo legate al dito mesi e mesi fa, mentre in piumino e sciarpone alla fermata del tram spolliciavamo il profilo di questa e quell’altra donna in vacanza eterna, è il modo di legare il costume. O meglio, il modo alternativo di allacciare il bikini in saldo che abbiamo appena acquistato. Si scrive upside down bikini, si legge bikini al rovescio, si segue (il tutorial) direttamente sui social. Dove il trend upside down bikini è nato, è diventato virale, è stato replicato N volte da chiunque. Chiunque abbia una buonissima dose di sicurezza di sé, del proprio corpo, e del fatto che non tirerà tardi sul bagnasciuga a giocare a tamburelli. Passatempo non proprio consigliatissimo se il tuo décolleté è sorretto in modo pseudo-pericolante dal pezzo di sopra di un costume allacciato "all’ingiù".

instagramView full post on Instagram

Per dare a Cesare quel che è di Cesare, diciamo subito che i primi esemplari di upside down bikinis arrivano da una mente (e un profilo Instagram, ovvio) nostrano. Ovvero: una volta tanto i trend della moda mare improbabile non arrivano dagli States (come questo, AD ESEMPIO). Gli upside down bikini di Valentina Fradegrada, instagrammer e businessgirl bergamasca, hanno riscritto il concetto di beachwear virale e depennato quello di comfortwear da spiaggia. Poco importa se abbiamo trovato i migliori costumi bianchi non trasparenti, i body in maglia che sono i pezzi unici da desiderare subito, i due pezzi così resistenti che andranno a finire nella dote delle nostre figlie. Poco importa quando i bikini moda estate 2018 ci invitano (e ogni tanto ci costringono, ammettiamolo) a osare maxi trasparenze e taglie mignon (innamorarsi del micro perizoma di Revolve, prego). Molto importa quando gli usi e costumi (opsss) che sembrano attentare al nostro buon senso sono, invece, l’occasione per sbriciolare le fisime ingiustificate che abbiamo sul nostro fisico: troppo generoso, eccessivamente scoperto, incredibilmente vistoso… Domanda: ma con quale buon costume si misura il buon costume?