Forse crediamo erroneamente che si tratti di un semplice capo, di un banale pullover, di uno di quei maglioni da uomo che tiriamo fuori dai bauli della casa del mare, quando all'improvviso inizia a piovere e no, non lo avevamo previsto. Invece no. Il maglione blu a trecce è uno stato mentale, un intero album di ricordi da sfogliare. Quel piccolo capolavoro di knitwear senza tempo: peccato non possa parlare, ne avrebbe davvero molte da dire. Non è un caso se è al centro di fotogrammi sfocati della nostra infanzia, se è il titolo di malinconiche (e non) hit estive, se è protagonista assoluto di film che ci hanno fatto singhiozzare fino all'ultimo secondo. Il maglione blu a trecce è senza ombra di dubbio la nostra "cara celeste nostalgia", nonché la coperta di Linus che mai e poi mai al mondo possiamo immaginare lontana da noi.

maglione blu

Allora forse è il caso di riabilitarlo, il maglione, di dargli l'importanza che merita e di non trattarlo come un capospalla vintage qualunque che indossiamo solo quando ne abbiamo bisogno. Portiamolo in vacanza con noi, che sia a Sabaudia o che sia in Alto Adige, il pullover di cotone a trecce, o nella variante calda in cachemire vuole tornare a far parte dell'estate 2018 ovvio e delle tendenze back to office. Senza prepotenza, ma con estrema dolcezza. Forse dobbiamo tutto a Carlo Vanzina, quando ha descritto a pennello il profondo e chiaro DNA del maglione blu, facendolo indossare a Luca Carraro (Jerry Calà) in una delle scene chiave di Sapore di mare. Immaginiamolo al tramonto, in riva al mare, indossato su un costume basico intero, con i capelli a contatto con la schiena, oppure dopo una lunga giornata sulle piste, davanti ad un camino, con dei calzettoni morbidi: non ha il sapore della nostra adolescenza?