Era San Valentino del 1994 quando, narrano le leggende, diverse gigantografie di Eva Herzigova con balconcino Wonderbra provocarono turbamento tra gli automobilisti che, distratti dai cartelloni, causavano tamponamenti. Quella pubblicità è ormai passata alla storia così come il suo slogan Hello boys, tanto che la supermodella ora ha posato per Yamamay richiamando quell’esperienza: a 45 anni Eva è sempre bellissima, ma in molti hanno notato come il reggiseno non fosse imbottito e lo slogan fosse diventato Hey girls!, con hashtag sulla fiducia in se stesse. Non più rivolti quindi alla fantasia maschile, ma alla sicurezza femminile. Un quarto di secolo dopo, ci siamo chieste: è forse cambiato il nostro modo di acquistare lingerie?

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La campagna degli anni 90 con Eva Herzigova per Wonderbra.

Trascurato per la sua indispensabilità quotidiana oppure forzatamente erotizzato nelle pubblicità, l’intimo ormai non viene più alternato nella versione da giorno e da sera, come si faceva una volta. Pare anche che San Valentino non sia sempre l’occasione per quel regalo, come hanno raccontato molte titolari di negozi. «Forse gli uomini hanno deciso di non affrontare più il panico da taglia», scherza Giulia Soriani, titolare di Fiori di Cotone in provincia di Modena, «ora ti invitano a cena fuori, o per un weekend. Magari questo riaccende la passione più di uno slip sexy? Devo dire che sento poco nominare un lui nel camerino di prova: è più una questione di star bene con se stesse». «Il picco di acquisti rimane quando si cambia fidanzato. Poi trovo che con l’età si diventi più sincere: si accettano le proprie forme e si tende a falsificare di meno con le imbottiture», racconta un’amica a casa in maternità, che ha ricevuto da una collega, tipo sacra reliquia, la scatola di una mutanda post parto in raso e pizzo alza-autostima: «Già mi sento mortificata nel corpo in questo momento, ci mancava di indossare le guaine contenitive da farmacia. Questa mi fa stare meglio».

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Abbiamo quindi lasciato fuori gli uomini dal boudoir per scegliere tutto da sole? Il Salon international de la lingerie di Parigi di gennaio di sicuro li ha esclusi dai forum per addetti ai lavori, che nell’anno post #MeToo sono dedicati al “nuovo femminismo”, a una sensualità meno costruita, e all’influenza del movimento #BodyPositive. Di seduzione e fattore testosteronico neanche l’ombra nel programma di incontri. «Noi dobbiamo molto a questo contesto attuale», mi spiega Pati, titolare dei due negozi Pati Jo' di bra fitting (l’arte della misurazione del reggiseno), che in poco tempo hanno aperto a Roma e Milano. «Ci rivolgiamo esclusivamente alle donne, utilizzando fino a 200 parametri per trovare il reggiseno perfetto. Chi compra qui pensa innanzitutto a stare bene nel proprio corpo ma spaziamo da modelli basic a quelli più colorati e di tendenza».

Non si adatta alle vite frenetiche di oggi, la lingerie elaborata in stile corsetteria. Per fortuna l’evoluzione dei materiali, come la microfibra o le imbottiture in gel, ha aiutato molto. «Oggi si acquista meno di un tempo, e soprattutto per necessità quotidiana, quindi capi basici», mi racconta la signora Elena Colombo, venditrice da trent’anni di intimo in centro a Milano con il suo negozio E.S. Intimo, «oppure si cercano pezzi da portare anche a vista, come un body o una sottoveste in seta che diventa top». O la famosa bralette, che ha rivoluzionato il mercato nell’ultimo anno, da quando Intimissimi l’ha rilanciata insieme alla influencer Chiara Ferragni che è stata protagonista anche della loro innovativa campagna con le testimonial completamente vestite, di cui venivano sottolineati i successi professionali. Anna Ceccon, stilista del suo marchio Moi Multiple e per brand di lingerie di lusso, mi spiega: «La bralette nasce come un reggiseno morbido per seni piccoli, ma ormai la propongono in tutte le taglie. Le ragazze amano portarla sotto la giacca, per esempio. Sicuramente le clienti chiedono un maggiore comfort e noi designer quindi proponiamo una lingerie più destrutturata rispetto a vent’anni fa».

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Il reggiseno a vista sotto il blazer è ormai una tendenza.

Meno balconcino, più bralette, meno perizoma, più brasiliana (a triangolo dietro) vuol dire che cerchiamo la comodità ma esiste sempre l’esigenza di sentirsi carine per il proprio partner, nel binomio che una volta sembrava irrisolvibile tra praticità e seduzione, continua Anna: «Non so se lo stile “pantera” oggi intimorisca o non sia più di moda. La sensualità si sta trasformando in una versione più lolitesca, che fa meno paura rispetto a un’immagine sexy-aggressiva. Vedi la culotte alta o lo slip ricamato un po’ hipster, la bralette e i reggiseni con meno ferretti e imbottiture. All’apparenza sono più innocenti ma l’uso è comunque seduttivo, se si pensa che alcune ragazze mettono la bralette o il top in pizzo a vista». Ambasciatrici di questo movimento di nuovo erotismo sono alcune giovanissime che usano Instagram per diffondere il proprio marchio di lingerie, semplice e comodissima, spesso fotografata indosso a influencer coetanee che condividono questa visione estetica: atmosfere rarefatte, genere fluido, pezzi che la vecchia guardia non considererebbe mai sensuali (dai calzini di spugna allo slip bianco al body a costine), corpi tutt’altro che da modelle canoniche per trasmettere il messaggio di una seduzione che passa innanzitutto dalla fiducia in se stesse.

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«Nelle vecchie foto rivedo i profili delle coppe sotto la maglia attillata. Che vergogna! Sarà una tendenza per giovanissime, ma ben vengano i reggiseni morbidi. Non li trovo meno seducenti», spiega Francesca, minutissima 30enne che ha abbandonato felicemente il push-up. La regina del burlesque Dita Von Teese ha detto che la lingerie è un modo per onorare se stesse e il proprio corpo ogni giorno e Sara, sui 40, è d’accordo. Ma: «A volte mi sembra si sia instaurato un circolo con lei che pensa che a lui non interessi, che non sia importante nella coppia, lui che lo regala sempre meno perché gli sembra una invasione di campo addirittura quasi offensiva. Non parlo di pizzo contrapposto al cotone, con ferretto o senza, vita alta o brasiliana: ognuna si sente sensuale come preferisce. Ma la parola intimo richiama subito il concetto di intimità, che vuol dire condivisione innanzitutto». Quella a due, a cui si deve lavorare di più rispetto allo sharing nei social.