La tavolozza di bianchi solenni della Bauhaus, l’intima filosofia di vita hygge della Norvegia, la scenografia spiazzante dei vulcani a picco sull’Egeo. Sommare i chilometri che (ri)uniscono tre paralleli sopra e sotto la linea dell’Equatore in una manciata di centimetri di seta impalpabile è l’intenzione/tentazione del profilo Instagram di Cathrine Hammel brand di abbigliamento online che ruba alle sfumature immacolate dei fiordi della sua Oslo per tessere le trame vellutate dei completi home/night/beachwear più rilassanti (alla vista e allo scroll) sui nostri piccolissimi schermi capacitivi. Caftani terracotta che si appoggiano sui corpi bagnati dalle acque che cingono le Cicladi, nuvole di tulle che sono corazze in crêpe da indossare contro vento, micro filati di cashmere diventati maxi culotte cocoon da indossare appoggiati su un muretto a secco. Mentre tra le dita scivolano via gocce di granita à la menthe.
Fondata dalla stessa designer Cathrine Hammel nella capitale norvegese nel 1997 e, quindi, con vent’anni d’anticipo rispetto al fiorire forzato (?) di indie brand di vestiti bianchi, capi minimal, scelte no-season su Instagram, la boutique che glorifica i corpi delle donne esaltando e mostrando le forme q.b. è una corporazione moderna di sarti, modellisti, costumisti, fotografi sensibili ai chiaroscuri quasi caravaggeschi e ai contrasti fra volti parzialmente soleggiati e abiti dalle palette esplicitamente sfumate. “Ricamiamo solo capi che possono essere acquistati e indossati nel mondo reale”, è l’incipit del manifesto dai toni pastello di Cathrine Hammel e la sua squadra di partner in crime.
“Non siamo solo un brand di moda, siamo innanzitutto esseri umani, stilisti, madri, padri, persone che portano a spasso i propri cani. Ogni giorno lavoriamo a strettissimo contatto tra noi per immaginare i corpi e le menti delle nostre donne”, specifica sul sito di maison Cathrine Hammel,designer figlia di un architetto figlio della Bauhaus. “Vivaci, sagaci, di qualsivoglia fisicità, che preferiscano sempre la qualità alla quantità dei pezzi da riporre nell’armadio”. Funzionali, minimalisti, semplici e artigianali come una costruzione pensata da Walter Gropius. Accoglienti, devote alla voluttà quotidiana, votate ai momenti di non trascurabile felicità come da etimologia alla voce hygge del dizionario norvegese. Democratici come i capitoli di un cartello del lifestyle nordeuropeo: genderless, sostenibile, social-e, in equilibrio tra il tempo libero e il lavoro. Pezzi unici, pizzi unici, taglie uniche, da maneggiare con cura senza guide alle misure, senza guide dei sentieri insabbiati in cui lasciarceli scivolare di dosso.