Li portano tutto il giorno, li “assaggiano”, li annusano, li vivono. Specialmente da piccolissimi, i bambini hanno un rapporto molto stretto con i vestiti perché li esplorano come se fossero una parte di sé. Ma se facciamo molta attenzione a selezionare per loro cibi sani provenienti da filiere controllate, perché non fare lo stesso anche con l’abbigliamento, scegliendo marchi che puntano su tessuti di qualità con certificazioni sostenibili?

Portabandiera del green per bimbi è Petit Bateau: la “maison pour enfant” più famosa al mondo infatti giustifica la sua fama anche grazie all’uso rigoroso di filati bio, oltre che per il suo design radical chic che mette d’accordo bambini e mamme (la marinière è un cult anche tra gli adulti). Forse il caso più famoso, ma non certo il solo: negli ultimi anni infatti sono sempre di più le aziende, sia in Italia che all’estero, che si rivolgono a un pubblico “responsabile” utilizzando materie e procedimenti certificati. Il vantaggio è doppio: i bimbi indossano capi privi di agenti chimici potenzialmente tossici, e l’ambiente ringrazia. Il focus, naturalmente, è sui materiali: lino e cotone biologici realizzati con fibre derivanti da coltivazioni controllate, vernici atossiche, tessuti di recupero e riciclati. Ma non si dimentica il design, fresco e divertente, che lascia i bambini liberi di esprimersi senza costrizioni, nella filosofia del rispetto: dell’essere umano e della natura.

E se l’educazione si impara fin da piccoli, a vestire green si può iniziare dalla nascita. Naturapura, marchio italiano specializzato nell’abbigliamento per i neonati, disegna tutine in cotone organico, disponibili solo in tre colorazioni naturali (écru, verde e marrone) per evitare il più possibile di alterare le caratteristiche organiche del tessuto. Stesso trend per i pagliaccetti del tedesco Macarons, che hanno nuance e fantasie delicate per vestire i bimbi fino ai 2 anni.

Ma non si pensi che la moda green sia tutta “sottotono”: chi cerca qualcosa di più colorato amerà il danese Småfolk, che punta tutto sulle fantasie a tinte forti: la sua stampa simbolo è la mela, ma ci sono anche leoni, zebre, pompieri e una fattoria con tanto di galline. La sua produzione è a prova di ambiente: il 90% della collezione è infatti garantito con la certificazione Oeko-Tex Standard 100, la più importante in termini di abbigliamento eco, che viene rinnovata ogni 12 mesi e assicura il controllo sulla qualità e sull’intera produzione aziendale.

Focus sulle cuciture e durabilità del prodotto invece per Franky Grow, marchio giapponese che firma abiti e accessori che ricordano le grafiche (e la poesia) a pois di Yayoi Kusama e che seguono un principio chiaro fin dal nome: “crescere onestamente”.

Le scarpine poi, che spesso vengono manipolate come giocattoli da esplorare, dovrebbero essere total green: quelle di Easy Peasy in cuoio tinto con colorazioni vegetali, colle ad acqua, suole naturali e packaging in cotone bio, sono a prova di “assaggio”. I numeri vanno dal 16 al 39, tanto che la mamma può abbinare le sue a quelle del proprio bambino.

Sempre nell’universo bebè, l’attenzione deve essere massima anche per la biancheria, lenzuolina per culle e lettini, fodere di cuscini e asciugamani, tovagliette e bavaglini: e Cha Bada Bada è specializzato in fibre naturali, con decori da disegni delicati.

L’attenzione alla moda sostenibile spesso va di pari passo con il comfort: è il caso di Fred’s World by Green Cotton, che applica la visione scandinava, molto pratica e facile, alla moda bimbo, realizzando collezioni in cotone biologico certificato e lavorato attraverso tecniche che provochino il minor impatto possibile sull’ambiente. Il design è semplice e accurato, così come quello di Indikidual, che crea pochi modelli ma con una gamma colori molto ampia, lasciando liberi i suoi piccoli clienti di combinare i capi a piacere. Chi cerca una soluzione low cost può puntare su DUNS, fantasiosa griffe in cotone bio 100%; o su Nimportnawak, dal carattere tra il rock & roll e il naïf.

Per completare il look, poi, sono perfette le cartelle e gli zainetti in tela di Coq en Pâte, da riempire con i quaderni in carta riciclata.

E in Italia? Il made in Italy sembrerebbe lasciare il segno anche in questo settore. Se le proposte che coniugano moda e ambiente si moltiplicano, lo stile è ben studiato, per dar modo anche ai bambini di esprimersi e divertirsi con l’abbigliamento. Stella Stellina per esempio disegna abitini in lino corredati da una serie di bijoux ludici, come la collana bambolina fatta con i tessuti avanzati dalla produzione.

Più romantica la visione di Stregatoccacolore, con le sue babbucce e i vestitini in materiali naturali lavorati a mano artigianalmente e solo in Italia. Qui l’attenzione è anche sociale: per ogni pezzo venduto viene devoluto un euro a Zonta International, ong che lavora per migliorare la condizione di donne e bambini nel mondo.

Focus sui materiali infine per Le Petit Coco, un marchio che parte dal concetto che i bambini debbano vestirsi da bambini ma pretendere la stessa qualità sartoriale dei “grandi”. Per i suoi capi usa tessuti naturali con un controllo altissimo sulla filiera, tanto che le sue stoffe vengono acquistate anche da altri marchi del kidswear.

Green significa anche riciclo: Les Toiles Blanches nasce dalla passione per il vintage della sua creatrice, che crea accessori e abbigliamento di ispirazione rétro (bellissime le culotte con le bretelle originali degli anni Cinquanta) realizzati con tessuti di recupero. E per l’estate, si può pensare a una valigia eco con i costumi per il mare di Les UltraViolettes, certificati bio nei materiali e nelle lavorazioni. Assolutamente resistenti a sabbia, acqua salata e mille tuffi.