Agli inizi, erano ampie, ampissime gonne che le signore usavano, non senza un certo disagio per potersi permettere di mettere piede in acqua, sulle coste delle località balneari più in voga. Guardando la sfilata di Tezenis andata in scena in un'atmosfera da drive in, tra insegne al neon e macchine d'epoca (prese in prestito dal museo Nicolis di Verona), la sensazione è quella che a sfilare sulla passerella non siano semplicemente i costumi da bagno dell’estate 2019, ma un Amarcord di tendenze bikini (e non) pescate dal passato, mixate con silhouette e dettagli figli della contemporaneità.

TEZENIS Fashion Show 2019pinterest
Daniele Venturelli

Era il 1850, infatti, quando le donne cominciavano a passare la stagione estiva al mare, indossando dei pantaloni larghi, fino al polpaccio, sopra i quali si indossavano abiti lunghi, atti a coprire qualunque centimetro di pelle. Fino al giorno prima si erano indossate delle mantelle chiuse fino al collo, quindi forse si era guadagnato qualcosa in agilità, se non altro. A lanciare la tendenza delle stazioni balneari, alle quali ci si presentava con l'abbigliamento del caso, furono in Italia nientemeno che i reali italici (la regina Margherita nel 1860), seguita da un'altra famiglia, considerata simbolicamente alla pari per l'impatto e la fascinazione che ha poi esercitato sull'intero Stivale, quella degli Agnelli. Oltralpe il giornale La Mode già recensiva con piglio severo gli outfit balneari delle mogli dei ricchi industriali, tutte dotate di cappello con visiera, a sconfiggere il pericolo dell'abbronzatura, volgare particolare epatico che le avrebbe accomunate a donne abituate a passare la giornata nei campi, e quindi di livello sociale inferiore. Più che i distinguo sociali, però, a definire la moda, ancora, era una morale bacchettona, che arrestò nel 1907 Annette Kellerman, australiana colpevole di aver eseguito un numero di nuoto sincronizzato in un costume da bagno che lasciava scoperte le braccia e il collo. Se nel 1916 sul New York Times apparivano già pubblicità di marchi che si tuffavano nel mare aperto delle possibilità di questo nuovo capo d'abbigliamento, ci vorrà l'arrivo degli anni 30, in Italia, perché la rivista Lidel inizi a dispensare consigli sui look da mare perfetti per la vacanza.

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Daniele Venturelli

Se la sfida per lo scettro della più elegante sul litorale era partito dal Lido di Venezia, l'hot spot degli anni 20, quando al posto dei bikini moda si indossavano tutine a maxi righe bianche e nere lunghe quasi fino al ginocchio, nel decennio successivo le passerelle si moltiplicano su tutta la superficie dello Stivale, dividendosi inesorabilmente a seconda del livello sociale. Se ad Anzio si recavano politici e industriali, a Fregene ci andavano gli antenati degli hipster, mentre la borghesia si ritirava placidamente ad Ostia, e a Santa Marinella trovavano rifugio gli aristocratici. La Romagna gode della popolarità del Duce, che lì ci passa tutte le estati. Ma è dopo la guerra e le restrizioni sui tessuti dei Quaranta, che esplode la mania dei costumi da bagno, che riportano ancora le maxi righe declinate in nuance pastellate (e che hanno sfilato sulla passerella di Tezenis declinandosi su bikini a fascia e slip a vita alta, o costumi interi con coppe a triangolo e allacciatura sul davanti).

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Daniele Venturelli

La decade dalla quale la sfilata di Tezenis Estate 2019 però prende maggiore ispirazione è sicuramente quella degli Eighties: tra le tonalità fluo e i bikini brassière con motivi animalier, gli anni 80 tornano a ruggire anche sulle spiagge di oggi. Se le più romantiche ameranno i motivi floreali figli dei Sixties, con short abbinati, chi punta a indossare i costumi anche la sera, magari per un aperitivo o cena al mare, desidererà i modelli di costumi da bagno dai bagliori silver, magari indossandoli con pantaloni a punti traforati e crop top a rete. La novità tutta figlia del 2019 è l'introduzione di filati naturali, più rispettosi dell'ambiente: in passerella sfila così il lino, declinato su modelli interi dall'allure sofisticata e dall'allacciatura castigata sul davanti. Il vichy indossato da Brigitte Bardot in Costa Azzurra negli anni Sessanta si fa più atletico, con dei profili in rosa shocking, mentre l'ironia è nelle stampe con frutta e peperoncini piccanti, resi romantici dal rosa sul quale si declinano. Un outfit estivo che non dimentica i dettagli: negli anni 30 era la famosa cintura Valaguzza, che chiudeva gli accappatoi con una fibbia in metallo che al suo interno poteva contenere gli essenziali per la beauty da mare, crema anti-scottature e, ci si immagina, perfino un rossetto. Oggi? Il necessario entra in un marsupio in pvc dai colori, ovviamente, fluo. Per non correre il rischio di passare inosservate...

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