Cosa spinge una donna a farsi la pipì addosso nel centro storico di Atene? Lo stesso motivo che ha spinto la stessa donna a fondare una linea di abbigliamento in cui i cavalli dei jeans sono macchiati, le maglie sono chiazzate all’altezza delle ascelle, i copricapezzoli sono rosari che imitano le goccioline d’acqua che restano appese sul nostro corpo subito dopo una nuotata. Dimitra Petsa è la fashion designer greca, adottata e attecchita fra i vivai couture del Central Saint Martins di Londra, che ha fatto del suo giovane brand Di Petsa, un manifesto in denim e lurex della schiettezza del corpo umano. C’è dell’onestà (intellettuale e non solo) a mostrare i segni del proprio eccitamento sessuale di fronte al soggetto del nostro desiderio, e un paio di culotte che simulano un’eiaculazione femminile ne sono il coronamento ready to wear. C’è della autenticità, in buona o cattiva fede che sia, in quel senso di ansia che ci attanaglia a tal punto da sudare ogni centimetro del nostro top, del nostro slip dress sotto cui non avevamo indossato n-i-e-n-t-e, e una collezione di abiti battezzata Wetness ne è l’ostentazione, spiegazione, celebrazione più solenne.

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Provocare, con criterio sulla testa e sulle trame indigo, è l’obiettivo della designer Dimitra Petsa “contro la volontà della società di sterilizzare il corpo delle donne”, spiegava risoluta poco tempo fa a Dazed, all’alba del lancio della collezione di accessori e jeans tinti come se fossero zuppi di qualsivoglia liquido corporeo, mestruazioni, sudore, latte. “Dovremmo trattare i nostri fluidi come trattiamo l’acqua, ovvero come elementi assolutamente naturali e fuori dal nostro controllo assoluto. Se ci riflettiamo, essere bagnati è qualcosa di socialmente accettato solo durante un rapporto sessuale”, ha poi continuato per rispondere alle domande dell’editor inglese Laura Isabella. Una mossa di marketing smaccatamente virale, un’idea che si somma ai nuovi progetti del design eco-femminista, un cartello della couture politik che ha la genesi più liberale che si possa immaginare,"decidere di piangere in pubblico, spogliarsi in pubblico, bagnarsi in pubblico".