Se la giacca di camoscio è considerata storicamente un capo di pertinenza maschile, la colpa è della cinematografia, che crea miti capaci di sconfiggere le verità storiche. In questo caso il colpevole è stato Dennis Hopper, che nel film da lui diretto, Easy Rider, indossava una giacca in suède con le frange che si muovevano veloci, al ritmo del suo chopper, mentre percorreva le strade degli Stati Uniti insieme a Captain America – un Peter Fonda dopo quel film entrato nella leggenda. La fine (sul grande schermo) dell'utopia americana dei sixties, e il collasso di quegli ideali, fu anche l'inizio del mito di quella giacca, come simbolo di un certo machismo rusticano.

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Silver Screen Collection//Getty Images

Eppure, quando i pellerossa, a cui si deve l'invenzione della giacca di camoscio, conciavano la pelle, trasformandola in giacche e calzari, non facevano certo distinzione di genere: le casacche in pelle di daino le usavano lui e lei. A fare le differenze erano le necessità: se gli uomini avevano, nello stesso tessuto, i gambali, utili per la caccia, alle donne arrivavano in dotazione i mocassini.

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Archive Photos//Getty Images
Ingrid Bergman

A rimetterla, da subito, addosso alle donne, con la stessa sublime eleganza con la quale aveva adattato al corpo femminile il tuxedo, fu Yves Saint Laurent. Innamorato del Marocco e dei suoi colori, crea una giacca sahariana chiusa da dei lacci, che, indosso a Betty Catroux – modella che gli fece da musa insieme all'epitome dell'eleganza parigina di Loulou de la Falaise – si trasformava in un minidress con cintura, da abbinare a degli altissimi cuissardes in pelle. A immortalare la stessa giacca sulle pagine patinate di Vogue fu nel 1968 Helmut Newton, mettendola addosso a Veruschka, mentre nel 1981 cambia la modella, rimane lo stesso fotografo: Catherine Deneuve indossa la sahariana corredata da cinta e cappello a falda larga.

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Con gli Anni Settanta del movimento hippy, il cappotto in camoscio si fa estroso, eccessivo, in patchwork o con profili in montone: la mente torna così a Janis Joplin, sacerdotessa laica dello stile, che li sfoggiava sul palco come nella vita quotidiana, per affrontare i rigidi inverni di New York o del Montana, senza fare differenze. Gli eccessi proseguono negli Anni 80, dove i montoni scamosciati si fanno over nei volumi, come quelli di Fendi, maison maestra nell'arte del trattamento della pelle, che li colora di rosa. Dall'altra parte del cielo, nel frattempo, la giacca scamosciata, non si modifica di molto: d'altronde, dopo essere stata resa immortale anche da Marlon Brando e James Dean, Paul Newman e Steve McQueen, risulterebbe sacrilego modificarne volumi e intenzioni. Negli Anni 90 gli esperimenti in materia continuano sul suolo femminile: ci si impegnano, con il suède, anche Rick Owens e Yohji Yamamoto, Prada e Ann Demeulemeester, tramutandolo in smanicati ultra minimal, ma la sua vocazione rimane in realtà quella di supplemento al workwear. Ad adattarsi a questa idea è anche Lady Diana che lo indossa, con volumi maschili e profili in felpa, sopra un abito ultra femminile a stampa floreale, per accompagnare William e Harry a scuola.

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Dave Benett
Lenny Kravitz e Kylie Minogue

Nei primi Anni 2000, poi, preda di un revival Seventies, è proprio lo schermo di un cinema a riportare le giacche di renna addosso alle donne: in Quasi Famosi, pellicola del 2000 firmata da Cameron Crowe, e ambientata proprio negli Anni 70, la groupie degli Stillwater, Penny Lane, interpretata da Kate Hudson, indossa un modello che sarebbe piaciuto anche a Janis Joplin, lungo fino ai piedi e dai profili in montone. L'ultimo revival, quello degli Anni 10, è nel nome di un minimalismo d'impatto e raffinato: a farsene pioniere, è stato Hedi Slimane nel suo periodo da Saint Laurent – e sul sito di resell di Heroine, si trovano già modelli della spring/summer 2015, corti in vita e con patchwork su toni neutrali, a prezzi salati (2.430 dollari) – una religione che lo stesso stilista ha applicato anche nel suo attuale impiego, da Celine. Per quest'inverno infatti, la versione è radical-chic, nel vero senso della parola: radical nei volumi, maxi, eccessivi, lunghi fino al ginocchio e che appaiono rubati all'armadio del fidanzato, con maxi profili in shearling, chic nell'accoppiata. Sotto si indossano maglioncini in cashemere dal cui collo spuntano le alette a righe, arrotondate e leziose, di una camicia, le coulottes in lana sono in pied-de-poule e i cuissardes sono in pelle liscissima, mattone.

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Matteo Volta//LAUNCHMETRICS SPOTLIGHT

Chi cerca un compromesso necessario tra portafoglio e vintage, può rifugiarsi sempre su Heroine, che ha una nutrita sezione dedicata alle giacche scamosciate: dai modelli con spalle eighties e cinta in vita di Dior a 168 dollari, passando per modelli di Schott – mecca maschile senza tempo del suède, con un passato come official dealer delle forze dell'aeronautica militare americana durante la seconda guerra mondiale – a 226 dollari, passando per Acne (il cui modello con zip trasversale, silhouette over, profili in pelle a contrasto e collo in montone a 1980 dollari), la scelta è variegata e riesce a soddisfare tutte le tasche. Su Vestiaire Collective, invece, nella sezione vintage, si ritrovano invece chicche come il cappotto dai profili sartoriali e cinta in vita di Céline (quando aveva ancora l'accento) risalente agli Anni 70. Color nocciola, bottoncini dorati, sembra provenire dai nostri sogni futuri, così come il modello di Fendi con chiusura a bottoncini e silhouette affusolata, con la pelle goffrata sul retro, a creare pieghe femminili, e da indossare anche in autunno come raffinato chemisier (costo dell'operazione, 299 euro).

In qualunque variante si scelga la giacca di camoscio, il giubbotto di renna, il cappotto scamosciato torna sempre buono il consiglio che Jerry Seinfeld – vate della stand up comedy americana, oggi su Netflix con il suo speciale Comedians in cars getting coffee, che ha avuto tra gli ospiti anche l'ex presidente Barack Obama – dava negli Anni 90, durante una puntata dello show che lo portò al successo, Seinfeld. Mai indossarla con la pioggia o con la neve: la sua natura assorbente e la trama porosa la rendono sensibile all'acqua. Il protagonista se ne accorge a sue spese quando è costretto, tra diverse avventure esilaranti, ad affrontare una tempesta di neve, distruggendo irrimediabilmente il pezzo, comprato qualche giorno prima, a carissimo prezzo. Sarà anche Born to be wild, come cantavano gli Steppenwolf nella colonna sonora di Easy Rider, ma va trattata con la cura e le attenzioni di un iconico pezzo da collezione, da vivere indosso con le dovute precauzioni, il vento in faccia, e il meteo a favore.