Infradito intrecciate in bianco ottico; ballerine con laccio alla caviglia BCBG; pantofole vezzose che si infiocchettano di velluto. La tendenza dalle sfilate di Parigi SS20 è arrivata forte e chiara: per la prossima stagione le donne cammineranno ben piantate al suolo. Ritorna il mito del minimalismo delle scarpe basse da donna?

Analisi del periodo (storico). Da Valentino, una maison maestra in materia, in effetti, anche per questa stagione Pierpaolo Piccioli esegue il “saggio sulla camicia bianca” con l’eleganza che gli è connaturata, trasformandola in vestiti da aperitivo, chemisier e abiti da sera, a metà tra un rigore da poeta fiammingo e un massimalismo rinascimentale. A fare da sottotesto, sempre e solo infradito in pelle con lacci che si intrecciano più volte sulla caviglia, a tenere queste figure apparentemente eteree attaccate alla terraferma. Giambattista Valli, invece, bussola della nobiltà e delle bon vivant del XXI secolo – nel moodboard di questa stagione, accanto all’onnipresente Peggy Guggenheim, feticcio modaioli di creativi di ogni bandiera, figuravano nomi e volti contemporanei, come quelli di Eugenie Niarchos e Sabine Getty – manda in scena abiti con corpetti in seta ricamata ispirati alla lingerie, gonne peplo lunghe fino a terra, e ballerine in velluto con applicazioni floreali metalliche, che fioriscono “in punta di piedi”. Da Chanel, le gatte sui tetti – che scottano, come si è visto durante l’invasione di campo della Youtuber Marie S’infiltre – sotto il doppiopetto in tweed che si trasforma in minidress, si abbinano ballerine optical con punta tonda e laccio alla caviglia, oppure, addirittura, sandali con scollo a T e fascetta in glitter, da indossare sopra i collant. Un coraggio di osare che però guarda dritto di fronte a sé, evitando voli pindarici sui tacchi.

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I sandali neo gladiatore di Valentino ss 2020

Donne che amano le scarpe basse: tesi. Cosa sta succedendo? In quale consesso segreto si saranno riuniti tre delle menti grigie della moda mondiale, per definire questo “ritorno al suolo”, nella creazione di scarpe basse tendenza del 2020 e quali sono gli obiettivi nascosti di tale sottile macchinazione? La realtà, a ben guardare, è che non c’è nulla di nuovo sotto il sole e che, più che essere una causa, questa improvvisa tendenza composta di slingback rasoterra, ballerine eleganti e sandali flat altro non è che una conseguenza, e non sarebbe neanche la prima volta. Scendere dai tacchi, adagiarsi, pur con tutti gli strumenti couture del caso, con i piedi al suolo, è escamotage sociale abbastanza ricorrente in momenti storici nei quali c’è necessita, banalmente di “tenere i piedi per terra”. Tornando indietro nel passato, basti pensare alle décolletées alte 3-4 cm in uso durante gli Anni 30 e 40, quelli della Guerra e delle privazioni: in quei casi lo spazio dedicato al tempo libero e all’evasione era pressoché nullo, e tutto, compreso il vestiario, era asservito a scopi ben più pratici e funzionali. I tessuti venivano razionati, lo stesso minimalismo si adottava con gli accessori, cercando comunque di mantenere un’apparenza di serioso decoro. Finiti i conflitti, e finalmente giustificate a sognare, e vivere una vita migliore, all’”altezza”, le donne sono così risalite su pump e sandali, che negli Anni 60, al netto della dilagante tendenza della ballerina, si sono tramutati in stivali e cuissardes in pelle o vinile, perfetti per andare da Biba a Londra, negozio vintage culto delle Mary Quant dell’epoca, e comprare, ancora e ancora, minigonne o vestiti dalle stampe geometriche.

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Le Mary Jane di Chanel versione flat per la primavera estate 2020


La disco music degli Anni 70 era la colonna sonora adeguata sulla quale si muovevano improbabili zatteroni dai tacchi adatti a un equilibrista, molto spesso forniti di plateau per facilitare il compito di chi sceglieva di indossarli, mentre gli Anni 80 si è salite su tacchi a spillo, puntuti come il piglio di tutte quelle business woman che cercavano nella parità d’altezza con l’altro sesso, anche una parità di opportunità e di stipendio, così come di trattamento lavorativo – spoiler: non è andata come ci si aspettava. E proprio al netto delle delusioni cocenti arrivate dopo una decade di edonismo sfrenato, nei Nineties siamo ritornate a parlare la lingua del minimalismo delle estremità: sandali in colori neutrali, nude, o total black, quasi francescani nel loro non voler concedere nulla alla vanità, figurarsi centimetri all’altezza. Una condizione che, al netto delle differenze, vivono le esponenti del gentil sesso della prossima estate: il #metoo, la maggiore visibilità che viene data ad argomenti complessi, come è complessa l’identità di genere, stanno cambiando la faccia, di nuovo, alle donne, e quindi anche al loro guardaroba. Quando le sfide sono così tante, la Realpolitik à porter impone un guardaroba svelto, agile, capace di ancorarci al suolo, ma rendendoci capaci di muoverci più veloce, e ripensare una strategia a lungo termine, in questa infinita battaglia verso l’auto-determinazione femminile. Una condizione di incertezza generale, avvertita anche dai designer – a prescindere dal sesso – che, persino alla settimana della moda di Parigi, mecca di lustrini e luci che risplendono sotto la Tour Eiffel, hanno mostrato una certa stanchezza creativa. Sono stati pochi, in questa settimana, i momenti nei quali fashion editor e pubblico hanno sospirato di languore, di fronte a delle visioni stilistiche intessute su seta, georgette, cady e velluti.

Le donne torneranno quindi con i piedi per terra? Forse, ma sarà solo per calibrare meglio il prossimo volo. Sui tacchi a spillo o su ballerine ultra flat, ai dettagli ci penseremo poi.