Davanti o dietro non è mai abbastanza. Doveva capitare, si sapeva. Le mode tornano ciclicamente e con l’inarrestabile imporsi della logo-mania, era inevitabile il grande revival dei jeans con logo in (bella?) mostra. Non bastava vederlo cucito sulle camice e le giacche o stampato all-over sulle borse. No, è necessario ricordare al mondo chi ha fatto quei denim tendenza anche e soprattutto dalla vita in giù.

La generazione nata alla fine degli anni Ottanta ricorderà benissimo, durante il periodo dell’adolescenza, orde di fashion addict coetanei e di ambo i sessi andare in giro nei quartieri bene delle città indossando uno dei primi esemplari di pantaloni logati: i jeans Rich firmati John Richmond. Era il tempo dei sancarlini di Milano o dei pariolini di Roma, della discoteca il sabato pomeriggio e dei primi aperitivi. Il modello, oltre ad aver fatto la fortuna (almeno per qualche tempo) dello stilista inglese, è la vera e propria espressione di ciò che significa per i più possedere un capo di moda griffato: fare parte della cerchia giusta. Nel caso dei jeans Rich, poi, il nome è essenziale per capire il meccanismo. Oltre a essere la prima sillaba del cognome del designer, in inglese vuol dire “ricco”. Un gioco di parole molto efficace a livello commerciale. Cavalcando il successo di John Richmond, nei primi anni del nuovo millennio altri fashion designer propongono di pantaloni in denim con il logo ben in vista. A cominciare da Dolce & Gabbana. I due direttori creativi della maison introducono il trend sia nella prima linea che nella seconda, D&G (chiusa poi nel 2011). Cucito sulle tasche posteriori o impresso su una targa metallica, il nome del brand viene letteralmente indossato da moltissime persone, celebrities incluse: David Beckham docet. Fa parte della collezione Sicilian Tropical il modello con logo e corona. Nello stesso periodo, è la linea casual di Re Giorgio, Armani Jeans, a proporre alcuni modelli in cui il logo viene stampato. E non solo. Celeberrimo è il modello in cui le lettere A e J, realizzate in metallo, vengono agganciate rispettivamente sulle tasche posteriori. La forma in questo caso non seguiva la funzione: sedersi doveva essere un incubo.

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Gli anni passano e per un po’ sembra scomparire anche l’ossessione di mettere in mostra le griffe, soprattutto sui jeans. È il tempo della moda intellettuale, delle tinte unite. Il decoro viene messo da parte, mentre il grunge vive un nuovo spolvero, dopo il successo degli anni ’90. Ma è con Jeremy Scott da Moschino nel 2013 che la logo-mania torna dirompente. Se lo stilista di Kansas City (Missouri) rilegge in chiave ironica e couture - mantenendo le caratteristiche proprie della maison fondata da Franco Moschino nel 1983 - i brand più pop dell’epoca post-moderna, da McDonald's a Barbie, gli altri colleghi si ispirano direttamente a se stessi e puntano ad adornare i propri jeans con il loro nome. Di nuovo. Ricorda le tute sportive tanto in voga negli Eighties, ora redidive, il modello a vita alta CKJ 030 di Calvin Klein proposto per l’autunno-inverno 2019. Il logo questa volta è su entrambi i fianchi e percorre tutto il taglio sottile della silhouette, fino alla caviglia.

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Anche Alexander McQueen, tra le maison più all’avanguardia degli ultimi anni, responsabile di aver creato l’abito da sposa più invidiato al mondo - quello di Kate Middleton -, realizza per la stagione primavera-estate 2020 un modello denim maschile, con impresso in corsivo sulla tasca destra il logo. Sicuramente più sobrio rispetto a quello con scritta gotica bianca che la casa di moda del compianto Lee ha fatto qualche stagione fa. Tornando a Moschino, il brand realizza per l’estivo alle porte dei pantaloni in denim con il logo stampato sulla coscia. È impresso invece sul davanti, all’altezza della zip e in carattere gotico, anche il logo di Vetements posto sull’ultimo paio di jeans che la giovane maison di moda, lanciata nel 2014 da Demna Gvasalia, ha condiviso su Instagram qualche ora fa. Grigio scuro o indigo, i colori must have, da abbinare con la giacca di jeans logata dietro, sulla schiena.

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