Una seconda pelle, per proteggersi dall'inquinamento, e ancora più utile in tempi incerti, come quelli della post-pandemia da Covid-19, nella quale cerchiamo di riappropriarci di spazi e tempi fino a ora negati, con tutte le accortezze necessarie. Nasce da questa idea Monosuit, brand emergente basato a New York (ma realizzato in Italia). Non un'idea nata adesso, magari per capitalizzare sui timori della popolazione mondiale, ma fondato nel 2013 dalla russa Maria Agapkina, laureata al Central Saint Martins, partendo da un'ispirazione futuristica, che poi è divenuta improvvisamente futuribile, e iper-contemporanea. La collezione annovera giacche e maglioni, outerwear e accessori, e sfila alla New York Fashion Week da diverse stagioni, riflettendo sul concetto di viaggio nel tempo e nello spazio, già sdoganato negli Anni 60 da stilisti come Pierre Cardin, André Courrèges e Paco Rabanne, e poi portato alla fama cinematografica da figure femminili come quella di Barbarella, eroina interpretata da una "spaziale" Jane Fonda, i cui costumi furono disegnati proprio da Paco Rabanne. Il pezzo signature della collezione è però il Monoskin, tuta realizzata nel primo tessuto tecnologico al mondo senza cuciture, ricavato da fibre riciclate. Un progetto che ci ha messo diversi anni a venire alla luce nella forma desiderata da Agapkina, promuovendo il concetto di economia circolare e impatto ambientale pari a zero: l'idea è stata comunque ripagata dall'attenzione mediatica che ha generato, venendo indossato sia dal clan Kardashian, Uma Thurman, la pop star Grimes – la cui immagine da creatura extra-terrena perfettamente si adatta al capo – e da sua suocera Maye Musk, modella dai capelli argentei e madre di Elon.

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L'ultima aggiunta alla collezione è quella di Second Skin, evoluzione del Monoskin aggiornata al 2020: una jumpsuit riutilizzabile, la prima nel suo genere, con mascherina e guanti inclusi. «Nel disegnare la tuta, ho pensato prima di tutto alla sicurezza e al confort, ovviamente», spiega Agapkina. «Voglio che le donne si sentano protette, senza dimenticarsi del fattore estetico. Oggi siamo tutti obbligati ad indossare maschere e guanti, ma ho provato a miscelare lo stile, l'utilità e la sicurezza in un unico prodotto». E se la mascherina può essere indossata secondo le necessità, trasformandosi, quando si è in sicurezza, in un collo, l'inserimento dei guanti – anch'essi staccabili, e quindi lavabili – viene incontro ad una problematica figlia della contemporaneità, e che vuole limitare l'utilizzo di quelli mono-uso in plastica, altamente inquinanti. E per solleticare la vanità il pezzo è declinato in diverse nuance dal classico e "accecante" bianco ottico e al nero, a ben più vezzosi giallo, blu ciano, con stampe geometriche, leopardate e con maxi-lettering. Per portare il fattore di protezione al suo massimo grado si può acquistare separatamente anche il visore protettivo – disponibile in bianco o nero –con elastici flessibili che permettono al pezzo di adattarsi all'ovale. Sulla sua superficie campeggia l'ironico messaggio "Don't remove in case of kiss". A ricordarci che, senza ombra di dubbio, la massima tendenza dell'Anno Domini 2020 è una e unica: Safety first.

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