Addio bombastico push-up, benvenuta fascia e bralette in cotone morbido – che poi, appena si arriva a casa, si toglie o forse anche no, di certo non precipitandosi a liberarsi dell'underwear con ferretti e coppe imbottite, ormai considerato strumento di tortura che non ci si vuole più infliggere. Il declino di una certa visione di donna, di un certo tipo di intimo sexy, ha molte cause: c'è di mezzo una rinnovata consapevolezza di un corpo che deve piacere solo a chi lo ha, e non a chi lo guarda; certe improbabili dichiarazioni di uomini e Ceo poi costretti alla ritirata e alle dimissioni, come Ed Razek, ancora convinto che nel 2020 l'opinione di un uomo sul corpo femminile ideale possa avere una validità; e soprattutto, i dati di mercato, che sostengono da tempo un declino lento ma costante di imbottiture e push up, tanga & co. Se del declino e della (prossima) fine di Victoria's Secret si è già discusso (la notizia più recente è che ha chiuso 250 negozi negli Stati uniti, mentre inspiegabilmente ne sta aprendo uno in Piemonte, e si sussurra di una procedura di fallimento che dovrebbe arrivare a breve) non è stato solo il colpo (economico) della pandemia a urtarlo. Tra gli effetti collaterali della permanenza obbligatoria nel proprio domicilio che abbiamo sperimentato negli scorsi mesi, c'è stata infatti la ricerca assoluta della comodità. E così ci si è ritrovate tutte a fare shopping online, lasciando con una certa tristezza fuori dal carrello sandali e borse che non avremmo avuto modo di usare, e fare check out con tra le mani pigiami, vestaglie e reggiseni in cotone, spalline strette e nessuna voglia di sospensioni aerodinamiche che costringano il seno a innalzarsi, con una certa tracotanza, verso i piani superiori. Eppure, fino a qualche anno fa, Adriana Lima e Gigi Hadid, Stella Maxwell e Gisele Bündchen – alcuni tra i principali e più famosi Angeli del brand, chissà oggi se pentite della militanza in quello che si è scoperto essere un marchio poco avvezzo a valorizzare qualcos'altro delle donne, oltre alle curve – ci raccontavano, senza parlare, sfilando per la chilometrica passerella a ritmo di musica, che quello era il modello estetico a cui ambire, in maniera universale e acritica. Un modello irraggiungibile anche per alcune di loro, se non con allenamenti fisici al limite della tortura e diete estreme che pochi nutrizionisti si sentirebbero di consigliare.
Tempi che oggi, dalla comodità delle nostre bralette, appaiono lontani e ai quali guardiamo senza molta nostalgia. Secondo la piattaforma di ricerca di moda Lyst, nelle prime due settimane di giugno, ad esempio – al netto del dato che alcuni paesi stanno ancora osservando misure di lockdown più restrittive rispetto alle nostre – gli slip over, quelli che ricalcano le forme del boxer da uomo, hanno avuto un incremento del 25% nelle ricerche. «Non c'è dubbio che abbiamo iniziato a comprare in maniera diversa rispetto al passato, anche perché il nostro stile di vita è temporaneamente cambiato» ha spiegato all'Evening Standard Heather Gramston, capo degli acquisti da donna nei magazzini Browns. «L'underwear sensuale, carico di pizzi, di certo tornerà, ma ciò che importa al momento è sentirsi bene, e più di tutto, comode». Ad essere molto richiesto, però è anche l'intimo shaping, modellante, quello in colori nude, adatto ad essere indossato sotto particolari vestiti con scollature e spacchi che richiedono interventi ad hoc: non è un caso infatti che Nostra Signora degli eccessi Kim Kardashian, una ormai capace di intuire la direzione nella quale andranno i desideri delle donne, e indirizzarli, abbia lanciato l'anno scorso la sua linea, la Skims, erede 2.0 di quello che furono gli Spandex – oggi nuovamente tornati in voga. Neanche a dirlo, condizione essenziale di questo tipo di intimo è il suo minimalismo, e un cotone traspirante e, ovviamente, comodo.
Buona parte dei trend che riguardano la lingerie, però, sono diretta emanazione del resto del guardaroba. Se nei primi 2000 i modelli estetici di riferimento erano diversi, non si può negare che, sotto un jeans a vita bassa fosse necessario un intimo che si posizionasse sulle stesse altezze, pena lo sbucare fuori dagli orli senza grande eleganza, e quindi si è assistiti con una certa impotenza, al proliferare di tanga e perizoma. Oggi, che le proporzioni sono cambiate, e la vita alta è invece canone (quasi) unico di riferimento, con gli Anni 80 che hanno bussato alla porta, e sono tornati di prepotenza nelle nostre vite – anche qui trovandoci impotenti di fronte all'assalto di colori neon e maxi-spalline – gli slip tornano massimali, anche nelle sgambature, che la C.J. di Baywatch approverebbe. Sono così approdati addosso a noi, quasi senza che ce ne accorgessimo, gli slip a vita alta, quelli che gli anglofili chiamano "french brief". L'immaginario al quale attingono a piene mani è quello ascrivibile al filone "Cindy Crawford sulle spiagge della California", magari con colonna sonora che parte già nelle nostre teste, a cura di Bon Jovi. Ma davvero "comfy is the new sexy?" A ben guardare, optare per la comodità, non vuol dire abdicare tout court alla sensualità, ma fornisce di certo una piattaforma di base dalla quale partire sentendosi rilassate nella sicurezza dei propri reggiseni in cotone a fascia, e quindi, automaticamente, anche assai seducenti. «L'intimo è qualcosa che indossiamo ogni giorno, e cambia il modo nel quale ci percepiamo» ha spiegato Lauren Schwab, fondatrice del brand Negative Underwear. «L'ultima cosa che una donna vuole è essere distratta da una biancheria scomoda. La lingerie comoda, con il fit giusto, può regalare sicurezza, farci sentire bene con noi stesse, e permetterci di concentrarci su cose ben più importanti».
In realtà, però, tra le ultime tendenze viste sulle passerelle e per le strade prospicienti ai luoghi delle sfilate, dove notoriamente si accalcano influencer e addetti al settore capaci di dare indicazioni sul futuro della nostra cabina armadio, abbiamo sviluppato con la lingerie un rapporto di rinnovata fiducia, tanto da volerla esibire con orgoglio anche al mondo esterno. Indossare sotto il blazer una bralette in cotone – meglio se con fascia logata, come Calvin Klein ha insegnato al mondo – o anche un body dai profili in pizzo, è diventato comunemente accettato, sviluppando il concetto dell'underwear in vista, già in voga nei primi anni del nuovo millennio (per riferimenti, chiedere di Christina Aguilera e Pink all'epoca di Lady Marmalade) in chiave purista, minimalista, assolutista. Optare per la comodità, quindi ha una sua intrinseca sensualità, anche e soprattutto se i triangoli e gli slip si declinano, per chi li gradisce – spoiler: molte, visto il successo di brand indie nati ed esplosi nelle ricerche in un tempo relativamente breve – in pizzo o seta. Love Stories Intimates, Bluebella, Lonely Lingerie, rappresentano l'acme della seduzione raffinata, e comoda, non esibita né artefatta eppure perturbante, in quanto scava in un immaginario molto meno scontato, prodotto da secoli di stereotipia del corpo femminile ad opera dell'uomo, ma non per questo meno sexy. Quella versione bombastica, pompata dai punti giusti dai cuscinetti, quelle ali da sfilata e tutto quel campionario di ammennicoli à-porter non ci ha mai rappresentato, né ci rappresenta oggi. E se un giorno tornerà, complici le tendenze e la ciclicità della quale la moda vive sarà (soltanto) una nostra scelta.