Una cattedrale laica, consacrata nel nome del prêt-à-porter. Una chiesa gotica dove le liturgie sono poesie femministe e i sacramenti si prendono senza intermediari, tra noi e l’Altro, qualsiasi cosa sia, c’è solo una manciata di millimetri di mussoline di seta color ocra scuro. Una Kaaba au contraire, totalmente bianca fuori, avara di luci dentro, eccetto quelle che attraverso i raggi di sole, di un pomeriggio d’autunno, attraversano le vetrate istoriate dove Maria Grazia Chiuri narra, plasma, rivoluziona la storia della moda. E lo fa a sei mani, al centro del Giardino delle Tuileries a Parigi, sfondo prescelto per sceneggiare la sfilata Dior Primavera Estate 2021. Insieme alla direttrice artistica della maison di Avenue Montaigne, l’artista e poetessa Lucia Marcucci e la compositrice Lucia Ronchetti costruiscono un fashion show che va oltre il fashion, e oltre lo show stesso.

Glass, Darkness, Fixture, Tints and shades, Stained glass, Shadow, pinterest
©ADRIEN DIRAND

Entrando all’interno dello scrigno bianco, scenografia e incubatore della performance andata in scena durante il secondo giorno di Paris Fashion Week, la Vetrata di poesia visiva di Lucia Marcucci prende il possesso di ognuna delle quattro pareti, lasciando alle immagini il compito di raccontare. Come le pitture su vetro delle cattedrali gotiche, le vetrate dell’artista fiorentina narrano, insegnano, provocano. Concepite come un collage, i ritagli di immagini pop dialogano con i close-up delle più importanti opere della storia italiana e francese, da Giotto a Piero della Francesca, Georges de La Tour e Claude Monet, ponendo al centro del racconto la rivoluzione digitale. A farne da perno, il nuovo femminismo e il nuovo modo di comunicare. “In un contesto che dà priorità alle immagini, ritrovare il valore delle parole può aiutare a progettare”, afferma e si sofferma Maria Grazia Chiuri, riportando le idee di Nanni Strada, “perché la parola è anche, nella sua veste grafica, un disegno”.

Glass, Stained glass, Lantern, pinterest
©ADRIEN DIRAND

Non solo progettare una serie di pezzi che possano accogliere i corpi delle donne che li indossano, presentare una collezione per Maria Grazia Chiuri significa invitare a una riflessione sulle trasformazioni della società, o “reazione agli avvenimenti”, come scriveva Christian Dior nella sua biografia. Se le nostre menti sono cambiate, anche le attitudini dei nostri corpi sono cambiate, e persino l’idea di moda che ci accompagnava è stata messa in discussione. Seguendo quindi quel doppio movimento, della vita e della moda, Chiuri trasforma e celebra, allo stesso tempo, la silhouette Dior, tenendo bene a mente quel “Pensare è tagliare” caro a Germano Celant. Dove il taglio “struttura il linguaggio, ma anche il vestito. Interviene sulle convenzioni tradizionali della visione di un corpo e produce una nuova sensazione”. A completare il manifesto liquido di Maria Grazia Chiuri, la voce (e le note) di Lucia Ronchetti, compositrice romana che ha musicato la sfilata Dior Primavera Estate 2021. La composizione Sangu di rosa, diretta da Catherine Simonpietri ed eseguita dal vivo dalle coriste dell’Ensemble Sequenza 9.3, ha aperto lo show-tributo ai testi dei Voceri tradizionali còrsi, uno dei più importanti repertori musicali legati alle cerimonie religiose dell’isola. Un linguaggio scultoreo, visionario, ruvido.

Come chemisier marmorei, pantaloni maschili addomesticati da coulisse invisibili, frammenti di pizzo e patchwork di paisley, contaminano look, compongono collage sentimentali dalle infinite possibilità immaginative.

Glass, Darkness, Fixture, Majorelle blue, Stained glass, pinterest
©ADRIEN DIRAND & SOPHIE CARRE