È stato scritto così tanto sulla diversità che non ricordo più cosa voglia dire. O forse non l’ho mai nemmeno mai saputo. Vorrei poter aprire un vocabolario, come si faceva in un tempo che mi sembra lontanissimo, e sfogliare quelle pagine sottili come chiffon alla ricerca della definizione che sto cercando. Credo di aver lasciato il vocabolario in una mensola di quello spazio-tempo ormai lontanissimo, apro Google. Presenza di tratti che rendono diversa una cosa o una persona da un'altra appartenente alla stessa tipologia. “La stessa tipologia”. Nel 2020 la spiegazione ufficiale di diversità mi suona lontana, come aprire un vocabolario. Forse negli anni la definizione di diversità è cambiata, forse la diversità non esiste più, forse i nostri tempi liquidi, inclusivi, social-i, l’hanno trasformata in “nuova normalità”. La bellezza non arriva né dall’Alto né dall’Altro, e nemmeno dal basso, l’ispirazione non arriva dall’astratto e nemmeno dallo sconosciuto, la libertà non è per forza il contrario di costrizione, divieto, proibizione. In quel concetto-nuvola di nuova normalità c’è una pioggia di significati che ci sono esplosi addosso, che abbiamo accolto alzando la testa al cielo volutamente senza ombrello: concreto, individuale, umano. “Mi interessa l’humanity, nella fonte inesauribile di ispirazione che sono le persone, le persone reali”, probabilmente con meno giri di parole, e una sfilata che è già diventata speciale, Pierpaolo Piccioli ci ha risposto così, dopo che, a quasi una settimana dal suo primo défilé milanese, un ronzio di domande continuava a girarci in testa.

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La sfilata Valentino Collezione Milano, andata in scena durante un’insolita Milano Fashion Week, quella in cui il Direttore Creativo di Maison ha presentato il ready-to-wear (e to desire) della prossima Primavera Estate 2021, è stata la didascalia couture del concetto di nuova normalità applicato alla moda. Punto e a capo. In una ex fonderia industriale della Bovisa anni Trenta, Pierpaolo Piccioli ha fatto sfilare 66 fra modelli e modelle dai volti, corpi, posture e portamento, normali. Tipologie di bellezza che, nei patinatissimi, perfettissimi e perfettibilissimi 90s del fashion biz, sarebbero stati definiti “diversi”. Oggi, immersi nella serra anarchica ispirata all’attivismo dei guerrilla gardener, la collezione Valentino Primavera Estate 2021 prêt-à-porter è incarnata da un cast altrettanto sovversivo. Così come può esserlo la normalità. “Bellezze non canoniche, incontrate per le strade, colte nelle loro espressioni naturali, scelte per la loro unicità e personalità”, si legge in una nota stampa della Maison nata in Via Condotti a Roma. Da Phoebe Matthews a Ryan Meyer e Sophia Hyldtoft, dai musicisti Teddy e Zinzi, Maelona Thomas e Becky Skirrow Lee, sono alcuni dei nomi, profili Instagram e SoundCloud da segnare e sondare dei ragazzi che hanno sfilato in accessori macro Rockstud e dream dress impalpabili.

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Il casting di modelli dell’ultima sfilata di Valentino è ispirato alla legge della strada come il movimento urbano ambientalista, che rivendica il diritto a uno spazio naturale e alla sua cura, che coltiva verde in spazi grigi, che non ci vuole dimentichi di una bellezza selvaggia da cui lasciarci circondare. “La bellezza è in ogni gesto, in ogni volto che racconta una storia. Una visione individuale che tocca lo spirito delle persone, ho cercato nei loro volti le loro storie per trovare una nuova bellezza”, ci racconta Pierpaolo Piccioli. “Questa collezione è stato un lavoro sull’identità, mi sono chiesto cosa fosse per me il Romanticismo oggi: libertà di espressione, individualità e la persona al centro”. Uno sguardo sulle cose e sulla vita, non un insieme di regole, una visione individuale che veste uno spirito individuale, che disegna una prospettiva in continua evoluzione. Il Romanticismo, letterario, di Piccioli è in un bouquet di nuove generazioni da supportare e accogliere.

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