Equipaggiamento tecnico, abbigliamento per bambini, rimanenze di magazzino in taglie campionario: superata e accettata l'idea di acquistare abiti e accessori di seconda mano, ora lo sguardo del pubblico – e di conseguenza, delle banche di investimento e dei conglomerati – sembra spostarsi su mercati specifici, generalmente definibili come "nicchie". A evidenziare la tendenza è il Business of Fashion con un pezzo "The next generation of resale sites" firmato da Chavie Lieber, che parte da un necessario prologo: quella dello sdoganamento finale dei siti di resale, passati da "sorvegliati speciali" dei grandi marchi, a strumento ottimale per controllare al meglio la filiera del second-hand dei loro prodotti, e validarne l'autenticità, in una cornice che premia, tra l'altro, pratiche sostenibili. Per questo motivo, tra gli altri, a marzo Kering ha investito su Vestiaire Collective, durante il secondo round di investimenti, acquisendone il 5%. «Il lusso second-hand è ormai una realtà con radici consolidate, specialmente tra i consumatori più giovani — aveva commentato all'epoca François-Henri Pinault, presidente e Ceo di Kering. «Anziché ignorare il fenomeno, vogliamo cogliere questa opportunità per aumentare il valore che offriamo ai nostri clienti e indirizzare il futuro del nostro settore verso pratiche più innovative e sostenibili. Sono scelte che si sposano naturalmente con il nostro spirito imprenditoriale, la nostra strategia di sostenibilità pionieristica e la visione moderna che abbiamo del settore del lusso».


Di giugno, è invece l'acquisizione di Depop, app di resale fondata nel 2011 da Simon Beckerman, da parte di Etsy, per la cifra ragguardevole di 1,6 miliardi. Acquisizioni sostanziate dai dati: solo a ottobre scorso, Boston Consulting Group aveva reso disponibili i dati su uno studio realizzato grazie al database di consumatori di Vestiaire Collective, in 6 diversi paesi e che ha coinvolto 7000 persone: la crescita prevista nei prossimi 5 anni per questo tipo di piattaforme varia dal 15 al 20% all'anno, con i mercati più sviluppati che potrebbero vedere queste percentuali crescere in maniera sensibile. L'altro lato della medaglia, però, secondo la rivista economica Quartz, potrebbe essere un "tutto fumo, niente arrosto" (almeno per ora). Se i dati disponibili parlano di prospettive di crescita, secondo il magazine, per il momento, solo di quello si tratta. Dovendo sostenere costi importanti nei processi di autenticazione, spedizione, e inventario, questi unicorni dell'era dell'e-shopping faticano a fare davvero profitto: lo sostiene Marc Bain nel pezzo Fashion resale start-ups have more potential than profits portando a supporto i dati di alcune startup, come TheRealReal che nel 2021, fino a giugno, ha visto una crescita dell'83% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma che nel contempo ha sostenuto perdite per 70 milioni. All'orizzonte, però si stagliano già gli astri emergenti del mercato del resell, che, non potendo competere in quanto a volumi con i più grandi– nati dall'intuizione di uomini e donne che ne hanno previsto la futura necessità, in un mercato privo di competitor – si specializzano su aree di mercato non ancora esplorate, ma con un grosso potenziale di crescita. Un esempio è Chrono24, piattaforma di rivendita di orologi (nuovi o già usati) che ha di recente raccolto 117 milioni di finanziamenti da diversi investitori, inclusa la Aglaé Ventures, piattaforma di investimenti creata dal patron di LVMH, Bernard Arnault. Un mercato remunerativo anche sul singolo acquisto, considerato i prezzi medi dei modelli più ricercati, come il classico Rolex Daytona (lo Steel parte da una base di 18 mila dollari, mentre le versioni più rare, autenticate dallo stesso brand di orologeria, possono arrivare ai 200 mila). Più centrata sulla creazione di una comunità fedele, che torna ad acquistare con frequenza, è invece Dotte, piattaforma che si occupa di rivendita di abbigliamento per bambini, che ha di recente visto gli investimenti di Founders Factory, azienda nella quale è operativo Dominic Rose, ex chief operating officer di Depop e ancora prima, direttore della strategia da Asos. "L'opportunità è proprio negli acquisti ad alta frequenza» ha detto Rose al BOF «Il genitore medio compra abbigliamento per bambini più spesso di qualunque altro prodotto: se si riesce a costruire una relazione profonda e avere un'alta frequenza di acquisto e vendita, i dati economici saranno ottimi»

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A prevedere lo stesso futuro roseo per Queenly, marketplace americano nato nel 2019 come destinazione perfetta per chi vuole acquistare un vestito da sera o per occasioni formali, è invece Andreeseen Horowitz, azienda statunitense di venture capital che a luglio ha finanziato Queenly con 6,3 milioni di dollari, così come Interlace Ventures. La piattaforma non si concentra soltanto sulla vendita di abbigliamento per eventi speciali nel calendario americano e ispanico (dai balli di fine anno scolastico alla Quinceañera, festeggiamenti per i 15 anni che rappresentano un vero e proprio rito di passaggio nella comunità latino-americana) ma ha saputo attrarre la nicchia alto spendente delle partecipanti ai contest di bellezza statunitensi, che qui possono trovare il vestito perfetto con il quale sfilare di fronte ai giudici, grazie all'esperienza acquisita sul campo da Trisha Bantigue, co-fondatrice, che per anni ha partecipato a questo genere di eventi. Una community, quella legata a certi eventi, descritta da Bantigue come legata da un profondo legame di fiducia, e che è quindi disposta più volentieri a comprare abiti di seconda mano da altri utenti che conosce personalmente, meglio ancora se tramite una piattaforma che ne celebra gli interessi comuni. Un assunto che vale anche per Requipper, dove invece si ritrovano gli appassionati di abbigliamento tecnico, e che è stata finanziata di recente da ULU Ventures e Aliavia Ventures. Tutte categorie che erano già presenti, in maniera limitata, all'interno dei principali siti di resell, ma che secondo i loro fondatori, avevano il potenziale per camminare sulle loro gambe, e magari, poi, espandersi, come è successo a StockX, gigante valutato ad aprile 3,8 miliardi di dollari, fondato nel 2015 come luogo dove comprare e rivendere sneakers e che oggi ha ampliato la propria offerta merceologica a categorie di un universo semiotico vicino, streetwear, carte da collezione, hi-tech.

DressX, start-up ucraina che invece produce abbigliamento da indossare solo online, sulle piattaforme social, ha raccolto 2 milioni di dollari in un round di finanziamenti a luglio (a credere nel progetto e nello sviluppo di un'App mobile, così come nella creazione di prodotti NFT, sono stati The Artemis Fund e Alpha Edison). A gennaio, invece, un accordo tra pubblico e privato all'interno del Fondo nazionale per l'innovazione, ha permesso a Cdp Venture capital ed LVenture Group di finanziare dieci start-up, tra cui DrexCode, italiana, che, come Queenly, propone abiti formali, ma anche adatti a riunioni in ufficio alle quali si vuole arrivare preparate in ogni senso, affittandoli. E forse l'ultima idea made in Italy meritevole di attenzione è quella di Rossana Ammaturo, campana fondatrice di Sample Lover, piattaforma integrata online e offline dedicata alla svendita dei prodotti da campionario (rimanenze di capi e accessori che i marchi producono per uso interno e che non possono essere rivenduti a prezzo pieno). La piattaforma li rende così disponibili sul suo sito, ma anche attraverso degli eventi fisici di vendita. «L’idea di Sample Lover è arrivata con il tempo e soprattutto grazie ai viaggi a New York e Londra» spiega Ammaturo. « Mi capitava spessissimo di imbattermi in una svendita di campionario semplicemente camminando nelle strade principali e mi sono sempre chiesta come mai in Italia, seppur con una grande tradizione del fashion, non ci fosse una sua traduzione così democratica: da noi le Sample Sale sono sempre esistite, ma in in una versione molto più elitaria, solo per gli addetti al settore. L’idea di renderle aperte al grande pubblico mi è sembrato soprattutto un modo intelligente per snellire le rimanenze dei magazzini e dare nuova vita a tutti quei capi che ogni stagione vengono prodotti e difficilmente smaltiti dalle aziende. Inizialmente Sample Lover ha avuto una vita tutta offline e poi durante il COVID-19 si è trasformata in una piattaforma online. Il pubblico di Sample Lover è al 90% di donne che vanno dai 25 ai 35 anni, sicuramente con un occhio attento alle tendenze e sopratutto alla sostenibilità. Quello che cerchiamo di fare è quello di selezionare - con cura e coerenza - i brand: un'attenzione notata dal consumatore finale che molto spesso vede in noi non solo una piattaforma dove “risparmiare” ma anche un luogo dove scoprire brand nuovi, emergenti e selezionati».

E in effetti tra i marchi proposti ci sono chicche come le candele di Laboratorio Ventidue, prodotte in cera di soia, i prodotti di skincare naturale di Yasae, ma anche i vestiti sognanti di Toile society, piccolo laboratorio milanese dove nascono abiti perfetti per vacanze in Provenza e i maglioni e top in crochet di Dunia Algeri Atelier, piccola realtà made in Italy di maglieria tutt'altro che fast. Con 22 mila iscritti alla newsletter, lanciata nell'aprile dello scorso anno per tenere i consumatori informati sugli eventi, Sample Lover si pone in una nicchia diversa da quella del mass market e collabora attivamente con i brand che hanno interesse ad alleggerire il proprio magazzino: il risultato è in uno scontrino medio che si aggira sui 150 euro, e 88 mila sessioni mensili sul negozio online. Un'idea intelligente e di successo, che potrebbe forse diventare il nuovo unicorno italiano...