I gioielli in bachelite quota preziosa vintage, pop, indie
Orecchini, anelli, spille, collane e bracciali, il mondo dei preziosi saluta il ritorno della prima resina della storia apprezzata da Coco Chanel avant tous.
Per sapere quando nasce la bachelite (o bakelite) non è necessario andare molto indietro nel tempo. La sua scoperta risale infatti a poco più di un secolo fa, precisamente tra il 1905 e il 1907 quando lo scienziato belga Leo Baekeland (1863-1944) scopre e brevetta negli Stati Uniti la prima resina sintetica, data dall’unione di formaldeide, fenolo e farina di legno. Con questo materiale plastico vengono prodotti sin da subito in tutto il mondo macchine fotografiche ed elementi dell’industria navale e ferroviaria. Dopotutto sono i primi decenni del XX secolo. Ben presto ci si accorge che la bachelite, per via della sua versatilità, è perfetta nei settori che riguardano l'arte dell'arredare e della moda gioielli. Grazie alla sua texture può infatti simulare l’effetto di materiali “naturali” come il marmo, l’avorio, il corallo. Persino la tartaruga, quella che viene usata per ricoprire le scatole rivestite in velluto nelle quali si custodiscono i propri monili. Se colorata in modo adeguato può emulare anche le pietre preziose e il loro scintillii. Da questi elementi si capisce perché Baekeland - da cui la bachelite prende il nome - viene insignito dalla rivista TIME fra i cento personaggi più importanti del Novecento. Il successo della madre di tutte le resine è così imponente da raggiungere velocemente anche il mondo della moda e, in particolare, la stilista più audace ai tempi: Coco Chanel. E chi se no? Mademoiselle C inizia a sfruttare la matière in questione per creare i suoi famosi bijoux. Subito dopo, molti colleghi la emulano e si affidano a questo materiale estremamente facile da realizzare per concepire monili, borse e altri accessori. Nel 1936 la produzione mondiale supera le 90 mila tonnellate. Neanche trent’anni dopo, all’alba dei Sixties, nel mondo della moda gioielli fioriscono pezzi davvero cult dall'estetica optical, indossati soprattutto nella Swinging London e dalle it girl protagoniste di film come Blow Up, diretto da Antonioni. Spille, orecchini, anelli bracciali e collane sono tutti, indistintamente, interpretati con questa nuova “lega plastica”. Anche oggi, sia dalle maison storiche, delle quali si cercano (e riscoprono) soprattutto i pezzi vintage da sfoggiare à la parisienne, con un paio di blue jeans e una t-shirt bianca, che dai brand di gioielli indie come i francesi Pascale Monvoisin e Aurélie Biedermann e, oltreoceano, il newyorkese Mark Davis, che nel suo atelier realizza esclusivamente bijoux con bachelite di recupero, dando vita a veri e proprio pezzi unici. D’epoca o contemporanei i gioielli in bachelite sono gli accessori cult di ieri, oggi e domani, soprattutto.
Watch Next
Annate preziose e gioielli da degustare
Un rendez-vous godurioso tra vino e gioielli
Una perla come uno Champagne
Il vino invecchiato sulle tegole di un castello