"Ciclo non è sinonimo di mestruazione". Paola Lussoglio, ostetrica e consulente sessuale, innamorata della coppia mammafiglia tanto da organizzare ogni mese seminari interattivi con entrambe nei quali si affrontano argomenti solitamente tabù come sessualità e ciclo mestruale, è sempre pronta a parlare della materia che ha scelto come mission che si può riassumere con l'espressione "la vita e la sua ciclicità". Desiderosa inoltre di costruire un nuovo mondo per le bambine, "le nostre donne del futuro", come ama definirle, ha accettato di rilasciarci in esclusiva questa intervista preziosissima per le donne di tutte le età - figlie e/o mamme - ma anche per gli uomini - papà, nonni, fratelli, zii, cugini, amici, colleghi o conoscenti di queste donne - per spiegare cos'è il menarca, la prima mestruazione che segna l'inizio di un meraviglioso ciclo naturale che non deve essere più sottaciuto da anacronistici tabù e condizionato da infondati falsi miti, ma che va raccontato e accolto con serenità.

Quando arriva il momento di parlare a una bambina delle mestruazioni e come spiegarle in modo semplice cosa sono?
Quel momento un po' arriva da sé, un po' va cercato infilandosi tra le opportunità della quotidianità come quando una bambina, o un bambino, vede la mamma che traffica con gli assorbenti e guardano incuriositi e magari fanno domande. Con la semplicità e in bambinese si può spiegare qualsiasi cosa ai bambini e a qualsiasi età aggiungendo via via dettagli e approfondimenti con il loro crescere. Le o gli si può dire che tutti i mesi una donna prepara un posto speciale nel caso arrivasse un bambino, "Proprio come quando sei arrivata/o tu per esempio", e se il bambino non arriva lo disfa e ne prepara uno nuovo, tutti i mesi! Quel sangue perciò non è segno che ci si fa male, ma che le donne sanno fare questo tutti i mesi dentro di loro, anche se non faranno bambini. Talvolta i genitori sono incerti ad affrontare questo tema perché temono la fatidica domanda "come ci arrivano in quel posto i bambini?", invece loro ne fanno una alla volta lasciando una tregua al respiro tra una curiosità e l'altra.

Facciamo un passo indietro: qual è il nome corretto delle innominabili "mestruazioni" e perché nominarle è ancora tabù?
Semplicemente mestruazioni e se pare una parola difficile a dirsi, un po' è vero, ricordiamoci che ne diciamo ormai di ben più strane, se pensiamo a tutti gli inglesismi, eppure le pronunciamo con più disinvoltura. Il termine mestruazioni è una parola innominabile perché è legata al tabù del corpo sessuato e del sangue. Mestruazioni significa solo qualcosa che accade tutti i mesi. Chiamarlo "ciclo" è scorrettissimo da un punto di vista scientifico e semantico perché il ciclo mestruale indica un ciclo di cambiamenti che avviene nella donna nell'arco di circa un mese tra i quali la mestruazione. Se parlassimo dei ciclo delle stagioni le intenderemmo tutte no?!
Secondo me è un'altra trappola, un travestimento del tabù, ci fa sentire evolute dire ciclo piuttosto che le mie cose e invece di nuovo non le nominiamo! Tabù è qualcosa che può essere così sacro e legato al divino da essere innominabile e intoccabile per rispetto, e in epoche arcaiche forse è stato così per la mestruazione e il parto, ma poi il bisogno di controllare il corpo della donna, così mutevole e simile alla natura, hanno preso il sopravvento e il tabù si è trasformato in paura e vergogna.

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Secondo alcune false credenze una donna mestruata può fare impazzire la maionese, morire una pianta, non fare lievitare la pasta... Come porre fine a questa stupidità?
Fortunatamente non ci crede più nessuno, se non altro perché nella frenetica vita cittadina nessuna più fa la maionese, tanto meno il pane, e le piante continuano a cavarsela da sole. Quello che purtroppo permane è invece il disagio di non essere, nei giorni delle mestruazioni, prestanti come negli altri giorni, vivendo questo momento come una sorta di invalidità, una grande ingiusta scocciatura e questa è l'immagine poi che si trasmette alle bambine, spesso accompagnata dalla condanna del dolore. Ora, grazie alle donne e alle professioniste della salute come le ostetriche, sono sorte diverse nuove correnti di pensiero che si attivano per rivalorizzare la ciclicità e la mestruazione, recuperandone le antiche simbologie ereditate da culture matriarcali o comunque più in sintonia con la natura e perciò con la ciclicità del femminile.

Cosa c'è di speciale nei giorni in cui si hanno le mestruazioni?
La specialità della ciclicità sta proprio nella ciclicità, oltre la mestruazione: il fatto di potere vivere nell'arco di un mese lunare tutte le fasi di un processo creativo e dunque apprendere gli insegnamenti della creatività della quale la procreatività è solo una delle direzioni. La mestruazione, invece, rappresentando il passaggio da un ciclo creativo a un altro, contiene in sé una fine e un principio e per attraversare questo passaggio, comunque complesso, la natura ci dota di diverse risorse tra cui la produzione di endorfine, antidolorifici endogeni e ormoni del sentire, dell'intuizione e dell'espansione di coscienza, ma pure della lentezza. Molti malesseri potrebbero essere il risultato di una resistenza al lasciarsi andare a questo flusso e al suo alterato stato di coscienza in una società che ci chiede di essere sempre pimpanti, attive, di buon umore, socievoli e schizzate. Anche la quotidianità scolastica non è certo alleata dei corpi che crescono tenuti fermi sulle sedie con le schiene incurvate sopra scomodissimi banchi. La situazione è aggravata dai bagni che sono sempre pochi e di difficile accesso per le bambine e le ragazze che, non essendo libere come dovrebbero, per non fare pipì imparano a non bere e per cercare di trattenere il flusso mestruale contraggono involontariamente la pancia e se poi fa male non è certo colpa di un corpo femminile difettoso, ma di una vera discriminazione di genere! Tutto questo discorso ovviamente non vuole sminuire il disagio e la sofferenza che ciclicamente purtroppo vive un certo numero di donne con la dismenorrea, ovvero il dolore mestruale, per cause sconosciute o sindromi invalidanti come l'endometriosi.

Come viene spiegato e accolto il menarca in famiglia ora rispetto al passato?
È cambiato molto rispetto al passato ma ci resta molta strada da fare e molti silenzi da riempire di parole corrette che diano un'idea bella del corpo e delle sue funzioni. Una volta alle bambine o alle ragazze accadeva come qualcosa di imprevisto e perciò spaventoso perché spesso, ma non sempre, non le si diceva nulla fino a quel giorno e poi paradossalmente si festeggiava condividendo l'evento con tutto la comunità! Ora le mamme più di frequente spiegano qualcosa prima, ma sono sempre timorose: è difficile mettere parole non avendole ricevute, quello sul corpo è un linguaggio che si deve trasmettere insieme ai valori che le parole veicolano. Capita per esempio ancora che venga spiegato associando l'idea di femminilità al potere riproduttivo: "Ora sei una donna perché puoi fare bambini" e questa è un'altra prigione che continuiamo a costruirci da sole.

Come si affronta un menarca precoce? E un menarca tardivo?
È una domanda troppo complessa e implica considerazioni anche mediche. Generalizzando il menarca compare dai 10 ai 15/16 anni. Intorno al 2000 si è osservata una precocizzazione rispetto agli anni precedenti ma da allora non ci sono più stati cambiamenti e possiamo affermare che il menarca ora avviene in media intorno ai 12 anni.

Brand di assorbenti propongono kit per il menarca. Cosa ne pensa?
Non conosco questa realtà, ma se si parla del menarca è buonissima l'idea di preparare con la bambina qualcosa da tenere nello zainetto per questo momento speciale. Quanto al tipo di assorbenti se ne possono provare di diversi tipi finché la vulva approva il migliore per sé!

Cosa si può offrire a una bimba per il suo menarca o prima mestruazione?
In tutti i tempi e luoghi, nelle società che almeno in parte valorizzano questo passaggio, si usano fare diversi tipi di doni: a volte è il padre che regala un mazzo di fiori o un piccolo gioiello che indica la preziosità del momento, a volte la nonna paterna o qualche parente che riveste questo ruolo nella famiglia. Io suggerisco alle mamme di regalare qualcosa che era appartenuto a loro e che ha un significato affettivo speciale, una sorta di consegna che segua la trasmissione dei simbolici legami di sangue tra madre e figlia e tra donne, e il simbolico sa legare anche una mamma alla figlia adottiva. Recuperare una ritualità culturale sul menarca è molto utile perché dà significato a un momento speciale e memorabile, lo impreziosisce e lo illumina agli occhi della bambina o della ragazza che si possono sentire importanti avendo superato una specie di prova di coraggio e al tempo stesso sottolinea il valore della ciclicità della vita.

È stata la consulente di Giorgia Vezzoli mentre scriveva Period Girl, il libro fresco di stampa che ha trasformato il flusso mestruale in un super potere. Ci può parlare di questa esperienza?
Ho conosciuto Giorgia come mamma proprio a un mio seminario a Milano. Abbiamo subito intuito un'affinità mestruale e ostetrica e siamo rimaste in contatto finché un bel giorno mi ha annunciato la sua ispirazione e mi ha chiesto di seguirla nella gestazione di questa creatura e io ho accettato molto onorata. Dico sempre alle Piccole Donne che faccio nascere sapere, ora aggiungerò che assisto le scrittrici che fanno nascere libri. Period Girl è il libro che mancava perché unisce sapientemente il realistico e il fantastico favorendo una trasformazione narrativamente efficace, divertente e scientificamente corretta di un immaginario collettivo che tutte possiamo contribuire a cambiare per liberare le donne dal tabù della mestruazione e permettere loro di accedere finalmente ai super poteri mestruali. Giorgia ci ha messo tutto quello che ci voleva: i tumulti dell'adolescenza, il pianeta bisognoso di rinascita, la sorellanza, la trasmissione transgenerazionale, la saggezza delle donne d'età, la libertà di amare e di essere chi si è! Contiamo sul letargo pandemico e invernale, oltreché sul Natale, perché il popolo di mamme e anche di papà e di nonni e di zie, lo regalino e lo leggano a bambine e bambini per crescerli nella pace mestruale e colmare anche i loro silenzi del passato con la magia di una storia che può cambiare la storia.

Cosa potrebbero dire o fare il papà quando la figlia diventa una piccola donna? E i fratelli?
Direi che gli si può suggerire, con la massima discrezione e delicatezza possibili, poi non così inusuali negli uomini, di dimostrarsi felici, orgogliosi e disponibili a condividere e a festeggiare l'evento come e quando la protagonista lo vorrà e aggiungerei di fare molta attenzione a non prenderla in giro perché è davvero una brutta cosa. Una raccomandazione particolare la rivolgo ai padri di famiglie allargate perché capita che le figliole abbiano il menarca quando sono con loro, e dunque potrebbe essere per tutti quanti molto rassicurante imbastire due parole prima e nel mentre pianificare una strategia organizzativa con la mamma in modo che la fanciulla senta tutti complici e vicini.

Lei organizza corsi mamma e figlia. Per quale età sono pensati e come sono strutturati?
Ho accolto il bisogno delle mamme di essere aiutate a raccontare alle figlie il corpo e come funziona e dal 2008 propongo questi seminari che durano sei ore e durante i quali in modo divertente, attraverso il gioco, momenti di coccole tra mamma e figlia e spiegazioni animate, racconto l'anatomia dei continenti genitali femminile e maschile e come funzionano il ciclo mestruale e la mestruazione. Le mamme intervengono per raccontare del loro menarca e poi tutte insieme illustriamo alle fanciulle il pianeta degli assorbenti. La giornata si conclude con un festeggiamento e le figlie non vogliono mai andarsene! Per questo ho dovuto inventare altre puntate, una all'anno, per accompagnarle fino al biennio delle superiori. Poi da me vengono da sole!

Quali sono le domande più frequenti che le pongono le bambine ai suoi seminari?
Le più svariate ma molto pertinenti poiché dedico loro un momento alla fine della giornata che già è servita a chiarire molti dubbi, però hanno sempre voglia di sapere e di raccontare. Vogliono sapere come si può fare sport con le mestruazioni, come si accorgeranno del primo sangue, se quando il bambino arriva il posto speciale si disfa ugualmente, quanto spesso dovranno cambiarsi, se gli altri se ne accorgeranno e insomma sono bellissime da ascoltare come le loro riflessioni che emergono a fine giornata sull'esperienza del seminario. Spesso manifestano di sentirsi più tranquille perché hanno trovato uno spazio per paure che avevano, ma non sapevano definire e trovano fantastico questo modo di imparare divertendosi e soprattutto di potere essere state sole con le mamme tutte per loro e per tutto quel tempo.

Oltre alle mamme quali sono le altre figure femminili che vengono ai suoi seminari ad accompagnare le bambine?
Al seminario possono partecipare solo le mamme, naturali o adottive poco importa, perché questo viaggio nella conoscenza è rivolto alla coppia mammafiglia, per rafforzare la complicità femminile di questo straordinario legame, dare alla mamma un'occasione per tornare bambina, capire la bambina che è stata e quella che sta crescendo e con lei aprire la stanza della conversazione sulle cose delle donne. Per le piccole donne e le loro madri è un'esperienza potente e arricchente che serve a ricordarsi che si cresce femmine tra femmine. Alla comitiva a volte si aggregano bambine che la mamma purtroppo non ce l'hanno più e vengono accompagnate da una donna che scelgono loro. Di recente, a causa dei "confini" da pandemia - sono allergica agli inglesismi e questa è la traduzione di lockdown che ho trovato più consona per me - non potendo proporre i seminari in presenza, ho attivato dei seminari virtuali solo per le mamme per chiacchierare con loro di questo passaggio del menarca, dare un'idea bella di come possono parlarne alle figlie e affrontare le loro domande. Purtroppo non esistono seminari simili per i maschietti, speriamo li inventino. Io ho il popolo delle mammefiglie con cui viaggiare e perciò non ho tempo di dedicarmi anche ai padrifigli.