Un approccio crossover, che spazia dagli interiors alla moda, strizzando l’occhio agli yacht e agli alberghi di lusso
Creatività e attitudine sartoriale all'ennesima potenza. Come quella "emme" elevata al quadrato nel nome del brand. Marijana Radovic e Marco Bonelli – entrambi architetti con un cursus honorum maturato tra Europa e Stati Uniti – sono i fondatori di m2atelier, team di venticinque giovani di varie nazionalità. Avviato nel 2011 lo studio a Milano (al piano terra dello stabile in cui vivono), i due progettisti spaziano dall'ambito residenziale al retail moda, passando per hôtellerie, nautica, arredi bespoke. Forti di un sodalizio privato e professionale, vantano collaborazioni di alto profilo.
Genovese, classe 1971, Marco si è specializzato alla Columbia University. «Dopo la laurea in architettura con Stefano Boeri ho lavorato a Parigi, a Barcellona accanto a Ricardo Bofill, poi al seguito di Steven Holl e Gaetano Pesce, quindi a New York per Michael Gabellini», rivela. Nata in Serbia nel 1979, Marijana ha conseguito, invece, un master in Yacht Design al Politecnico milanese; il suo fiore all'occhiello è la collaborazione con prestigiosi cantieri navali ad Atene e per la società dell'armatore Latsis a Ginevra. Nella visione comune s'intrecciano un orientamento multidisciplinare, l'esplorazione di materiali nuovi e l'analisi delle giuste proporzioni, in perfetta armonia con i volumi.
Fondere le realtà è quindi un leitmotiv per la coppia. Tante le commissioni, dal Nord Europa alla Costa Azzurra. «Abbiamo realizzato dimore in cemento, vetro e teak lungo i fiordi norvegesi, un boutique hotel a Kragerø, a sud di Oslo, residenze a Portofino e una villa nel quartiere Super-Cannes». Ora è in arrivo The Core Club, realtà newyorkese pronta ad approdare su Corso Matteotti a Milano, «un circolo per soci su sei livelli e quattromila metri quadri, con otto suite, piccolo teatro, speakeasy, area skincare». Che si tratti di progetti abitativi, barche a vela o yacht, la cifra stilistica di m2atelier si traduce in pulizia delle forme, attenzione per il dettaglio, uso di essenze e pellami ecosostenibili. A ispirarli è spesso l'arte, «contemporanea innanzitutto: dalla percezione della luce nelle opere di James Turrell alle geometrie minimal di Donald Judd, senza tralasciare − ovviamente − il patrimonio progettuale di Gio Ponti e Piero Portaluppi». Alla costante ricerca dell'equazione tra unicità e taglio artigianale.