Nella foto, l'opera senza testa di Erwin Wurm, Big Suit, del 2010, anch'essa presente nel volume For Art's Sake (Rizzoli New York).
Iwan e Manuela Wirth
Sono forse la coppia più influente dell'arte contemporanea. Un cocktail di talento, coraggio e intuito mescolato a uno spirito imprenditoriale unico. Hanno iniziato a Zurigo all'interno di un piccolo appartamento e, nel giro di tre decenni, hanno creato un impero che si estende fino a New York, Los Angeles, Londra, Somerset, Gstaad, Minorca, St. Moritz e Hong Kong. Svizzeri, quattro figli, hanno rivoluzionato il concetto di galleria convertendo in spazi espositivi ex birrifici, banche, ospedali navali, discoteche e piste di pattinaggio. L'ultima, in ordine di tempo, è una casa-hotel di 46 camere nelle Highlands scozzesi: The Fife Arms. Antica locanda per la sosta delle carrozze, oggi è un mix di cultura e ospitalità; loro lo chiamano "il posto felice" e non si fatica a immaginare perché.
Jeanne Greenberg Rohatyn
Suo padre era il manager di stelle come Donald Judd e Andy Warhol; la madre scriveva libri d'arte per bambini. Con un DNA così, lei non poteva che essere l'incarnazione della creatività. La casa di famiglia a St. Louis, dove è nata nel 1967, è sempre stata un crocevia di artisti. Narra la leggenda che, nel 1977, un timido Andy Warhol si nascose in bagno e le disegnò una banana. Nel 2002, a New York, sulla East 94th Street, ha aperto con il marito Nicolas Rohatyn la Salon 94: al primo piano c'era la galleria, al secondo l'abitazione. «Volevo un luogo speciale in cui le persone potessero riunirsi e i clienti sperimentare l'arte in un contesto domestico». Quest'anno Jeanne si è trasferita nell'edificio che ospitava la National Academy of Design, tra spazi espositivi e pop-up shop.
Jeffrey Deitch
Artista iconoclasta, curatore, gallerista, consulente. È stato il primo editore americano di Flash Art, nonché il direttore del MOCA; ha creato il dipartimento di consulenza artistica a Citibank e, nel 1996, ha aperto a SoHo la prima galleria, la Deitch Projects. La casa in cui risiede, a Los Angeles, è a firma dell'architetto Wesley Eager; ci hanno abitato Cary Grant con Randolph Scott e Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers. L'arredamento è in perfetto stile Deitch, con tre maxidivani di Gaetano Pesce, un tavolo di Urs Fischer e l'opera Man Ray's Obstruction: sessantatré appendiabiti che pendono dal soffitto della camera da letto. «Oggi la mia città sta vivendo un periodo fantastico. È una calamita per i creativi di tutto il mondo e non c'è luogo migliore in cui stare».
Dominique Lévy
Sognava una vita nel circo, ma suo padre aveva per lei altri progetti. Nata a Losanna, studi in storia, ha curato la prima mostra a 19 anni, lavorando sia in Svizzera sia a Parigi. Poi è volata negli Usa, dove nel 2013 ha fondato la prima galleria. Quattro anni dopo, con Brett Gorvy, ha creato la Lévy Gorvy, aprendo spazi a New York, Londra, Hong Kong. Appassionata di quadri astratti, ha immobili negli Hamptons, a Parigi e in Grecia, ma abita in una casa nell'Upper East Side con vista mozzafiato sull'East River. L'ha progettata nel 2007 − assieme a Peter Marino − ispirandosi alle sue tre passioni: l'arte, la ceramica e i mobili del Novecento. L'appartamento è invaso dalle creazioni in vetro di Ritsue Mishima, oltre a molte opere di Claude Cahun, Hans Bellmer, Wyatt Kahn e Cindy Sherman.
Ivor Braka
Nel mondo dell'arte nessuno è come lui. Capelli lunghi, look eccentrico, moglie top model, non ha una galleria e fa affari solo nel suo appartamento londinese. Ha iniziato commerciando Preraffaelliti e Costruttivisti russi, poi si è convertito al minimalismo americano anni Settanta. Abita in una casa vittoriana a Knightsbridge e afferma di non considerarsi un collezionista, ma uno che ama circondarsi di bellezza. Come i cabinet di Owen Jones, gli oggetti in metallo di Christopher Dresser e le sedie di E. W. Godwin; ha anche un dipinto di Dante Gabriel Rossetti e un arazzo di Edward Burne-Jones. Ultimamente si è impegnato soprattutto in progetti sociali. L'ultimo: l'acquisto di un terreno a Norfolk. «Sogno di far convivere qui persone di ogni ceto, per combattere solitudine e alienazione».