Una mostra in equilibrio tra arte e design, Totem e Tabù ovvero Il Mondo Capovolto, va in scena fino al 10 ottobre 2020 nella meravigliosa cornice di Palazzo Recalcati, all’interno delle sale espositive della Casa d’Aste Wannenes: un coro a più voci ben orchestrato da Patrizia Catalano, architetta e giornalista, e dall’artista milanese Maurizio Barberis. Organizzata da HoperAperta, una piattaforma culturale che nasce nel 2019 come “pensiero” condiviso tra architetti, designer, artisti e curatori, e promossa dal distretto 5VIE Art + Design, presenta una collezione di installazioni/oggetti concepiti come pezzi unici, che rileggono e reinterpretano la relazione tra le figure totemiche e i tabù estetici nel mondo contemporaneo. Questa è la seconda esposizione organizzata dal gruppo, il secondo capitolo di un racconto appena incominciato e interrotto solo per qualche mese dall’emergenza sanitaria.
“Lo scorso anno, sempre insieme alle 5VIE, abbiamo voluto esplorare il mondo della decorazione. Quest’anno il tema era più complesso, perché la ricerca di nuovi codici estetici - tema che ci sta molto a cuore - a volte richiede uno sguardo più ampio”. A cominciare dal titolo, che riprende un famoso testo di Sigmund Freud. “Perché - racconta la curatrice - dove c'è un totem c'è un tabù. Che necessariamente deve essere abbattuto”. L’oggetto messo in discussione è nello specifico quello che da tutti viene definito DesignArt e che costituisce un’intersezione tra due ambiti della creatività storicamente volti l’uno a progettare per l’industria oggetti seriali, utili ed esteticamente gradevoli, l’altro a ideare opere uniche e belle, ma senza scopo. Un gioco di opposti, che i curatori hanno deciso di riconciliare in questa mostra, affidando l’esecuzione di queste opere “uniche” a realtà industriali. I progetti sono realizzati in collaborazione con alcune fabbriche (C.L. Italia , Cromonichel, Julia Marmi, Marmi Faedo), specializzate nella lavorazione del marmo, della pietra, del legno, del metallo e dell’ottone, per una rinnovata sintesi delle arti. Perché, come racconta Patrizia Catalano, l’importante è “compartir, una parola spagnola che mi piace molto, essendo la sintesi del nostro fare e pensare. È solo con la condivisione che si raggiungono risultati”.
Tutti gli artisti invitati hanno realizzato e portato a termine i loro lavori durante il periodo del lockdown. All’interno del percorso della mostra emerge un mondo sfaccettato, ricco di suggestioni e metafore del nostro mondo. Alfonso Femia, architetto di fama, firma una Mappa Stellare che si ispira alla più antica della storia, il Disco di Nebra; mentre Dario Ghibaudo propone tre opere che fanno parte del suo personale Museo di Storia Innaturale. L’artista Angela Ardisson presenta invece Kepler, una sfera che prende ispirazione dalle missioni spaziali della Nasa; Maurizio Barberis espone il mobile per collezionisti Studiolo, un’opera d'arte pensata per accogliere a sua volta altre opere d’arte. E poi c’è il Trittico dell’architetto Duccio Grassi, che costituisce un sistema d’arredo modulare con ripiani circolari, insieme a La Pirogue di Davide Valloppi, un tavolino scultura con luce antropomorfa. E per finire l’arazzo di Alberto Vannetti, Utopie e Gloria, il Vello d’Oro, con cui viene affrontato il mito di Giasone e del Vello d’Oro.
L’esposizione, vero compendio di varie arti, non poteva certo tralasciare le performance videomusicale. Come quella realizzata dal sound designer Steve Piccolo, autore musicale e artista attivo nella scena newyorkese anni Novanta, che propone un suo racconto messo a punto per l'occasione: un video sull’ascoltare chi ascolta. Una proposta che va a inserirsi nella serie di video con cui HoperAperta, in questo particolare momento storico, ha voluto allargare i confini della propria esperienza gettando così le premesse anche per un’edizione 2021.
L'allestimento è a Palazzo Recalcati, in via Amedei 8, Milano. #DesignCityMilano2020