Potrebbe essere l’inizio del prossimo romanzo. La signora che sapendo dell’arrivo di una troupe fotografica il giorno prima va dal parrucchiere a farsi bella e poi si presenta presto presto per essere la prima. Così presto che quando arriva la troupe lei è già tornata a casa. Con un’acconciatura e qualche cattivo sentimento di troppo. Potrebbe essere l’inizio del prossimo romanzo di Andrea Vitali.

Siamo su dalle parti di quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno. Un posto molto accogliente per le storie: amori, passioni, piccoli e grandi scandali, ambizioni, meschinità ed egoismi immutabili nei secoli dei secoli. Sentimenti eterni che portano oltre don Lisander e la sua virtuosa (e un po’ noiosa) Lucia e al suo pasticcione (ma più simpatico) Renzo. Oltre, perché passata Lecco, lungo la superstrada che si nasconde nelle viscere dei monti sorgenti dall’acque, quando il lago ormai è riunito in un solo ramo, c’è Bellano. Qui la gloria letteraria doc sarebbe Tommaso Grossi, amico del Manzoni, poco più che una nota sui manuali dove si cita il romanzo storico Marco Visconti. Domina pensoso in forma di statua, il Grossi (quando uno scrittore è scolpito nel marmo, l’articolo è d’obbligo), la piazza e il lungolago che portano il suo nome. E in una fredda mattina di dicembre, quando il vento del nord spazza il cielo, il panorama può essere così emozionante da far indugiare qualche minuto di troppo (signora, ci perdoni!), prima di andare all’ambulatorio.

Tranquilli, nessuno sta male. Medico di base, nato nel ’56 a Bellano, il dottor Andrea Vitali da una ventina d’anni si dedica a esplorare con romanzi ricchi di humour e umanità quei sentimenti eterni di cui sopra. Titolo più famoso Olive comprese (se lo leggete e poi incontrate un Oliviero non ridetegli in faccia, please), dieci edizioni e primo posto nella classifica dei bestseller, libro più bello Una finestra vistalago.

Per capire le sue storie, dove spesso c’è un saggio dottore che medica le vite e non solo i corpi, c’è la folgorante sintesi di una lettrice su ibs.it: «Bevuto, non letto». Si va di corsa, ridendo ogni tanto sino alle lacrime, con personaggi maggiori e minori che scandiscono vicende di joie de vivre, sesso, ansie di potere, vizi (temperati) e virtù (poche per fortuna). In sottofondo le voci, gli sguardi, i pensieri di persone comuni, in apparenza semplici: è l’eterna Italia che si arrabatta, facilona, con il cuore in mano, frenata dalla famiglia, ma anche favorita dalla stessa. È quella che affolla le storie, ma anche lo studio del dottor Vitali.

Ambiente spartano, riviste di qualche mese prima comme d’habitude in sala d’aspetto - «Se sono nuove spariscono» confessa con rotondo accento lombardo -, al mattino presenta un’età media abbastanza elevata. «Andrea», il tu è quasi d’obbligo, come qualche voce dialettale qua e là, «ti ho portato le analisi che dicono che ci sono i calcoli: come si fa? Non è che se le rifaccio, magari non ci sono più?», l’occhio indugia speranzoso, ma ahimè. «Dottore vedevo da un po’ di tempo una nuvoletta nell’occhio, anche quando c’è bel tempo. Poi stamattina ho visto anche un fulmine e siccome fuori c’era un bel sole mi sono preoccupata». «Ho avuto quella sensazione di pesantezza che lei già sa», arrossisce giovane nell’aspetto, meno nel look, «e mi sono spaventata: il cuore batteva forte, non avevo più salivazione e ho pensato male… Sembrava che fosse una cosa brutta e poi, mi scusi l’espressione» e quasi in un soffio, il rossore ormai è incontenibile «ho scaricato…». Con l’Italia che passa davanti alla scrivania spesso non c’è nemmeno bisogno di parlare, si guardano in faccia e il dottore ha già capito, rasserena, placa le paure. Alla faccia della tranquillità della provincia, molti stanno in piedi aspettando la ricetta, qualcuno si toglie solo un guanto per non perdere tempo, la maggior parte si siede: un via vai che accelera o rallenta a seconda della confidenza, dove i consigli non sono legati sempre allo stato di salute.

Anzi ogni tanto fa capolino quel pizzico di follia necessario a superare il tran tran: «Mio marito c’ha quel vizio: il Milan. Ora è in Giappone, magari non va a San Siro, ma fuori non ne perde una. Cià, fammi la prescrizione».

La vicinanza del Natale agita uno spettro, «la dieta… dutur ma mettermi a dieta prima delle feste l’è minga bel»; «Niente vino? Fare il presepe è un lavoro artistico, così viene mica bene». Piccola pausa per un caffè e un paio di sigarette - dottore e il buon esempio? - dall’amico farmacista. È dietro l’angolo in una piazzetta che sembra un pozzo di luce dove il sole sbuca tra i tetti. Due parole all’aria aperta, «in studio raccolgo storie senza volerlo. Spesso, però, mi fermano anche per strada. Mi raccontano perché scrivo, con la raccomandazione del caso, che non si sappia che... comunque non sono stato o stata io… Più spesso prendo spunti da solo. Stamattina, per esempio, è passata la signorina Tecla Manzi (protagonista dell’omonimo romanzo, una vecchietta più petulante che cattiva ma abbastanza folle per appassionarcisi) o meglio quella che me l’ha ispirata».

Chi era? In risposta un sorriso che maschera il segreto professionale. Un ultimo giro prima di pranzo. Sala d’attesa piena: «Ah porca che qui van giù con la fotografia. Son mica una signora da mettere in un quadro, dovevate venire trent’anni fa». E un po’ di orgoglio dopo la visita «ma lo sa che l’Andrea è uno scrittore? Li ho letti tutti, il più bello è Aria del lago». Qualche borbottio per l’età che avanza: «Il codice fiscale? Se lo sapevo a memoria mica c’avevo bisogno di venir qui. Vuol dire che stavo bene».

Quattro passi per il centro di Bellano, «all’angolo dell’incrocio tra due vie del centro vecchio» dove sta per aprire la bottega de La modista, il nuovo libro, in uscita a giorni, pubblicato come i precedenti dalla Garzanti. Prende il titolo da una donna che assomiglia a «Silvana Mangano, ma con un po’ di Lucia Bosè». Bella e spigliata con un problema: vivere nel cuore del Novecento dove le due qualità combinate all’intelligenza la portano a cercare un uomo in grado di farla vivere tranquilla.

Solo che più li frequenta più crescono i suoi guai: dottore ma che maschi passano da queste parti? «Per fortuna che c’è qualcuno che se ne rende conto» (detta poco fa nell’ambulatorio da una signora sul cui viso la bellezza resiste illuminata dallo sguardo pronto, «dura ammetterlo per voi uomini, eh…?»). Fosse viva oggi Anna Montani la penserebbe così, non avrebbe bisogno di aprire il suo nido d’amore - al piano di sopra della bottega - con troppa precipitazione, ma nel dopoguerra… eh… Buonumore e un po’ di sesso in più rispetto ai precedenti in questo Romanzo con guardia e ladri, come recita il sottotitolo, che porterà alla convergenza di via Manzoni e via Boldoni molti curiosi alla ricerca di quel negozietto che in realtà non esiste.

«Non mi rendo conto di aver reso Bellano così importante», racconta il dottore, «e un po’ mi dispiace che ogni tanto arrivi gente che vuol vedere i luoghi delle mie storie e non li trovi come se li aspetta».

Una tappa obbligatoria accanto a quell’orrido che rende da secoli il paese meta turistica. Per un ripasso generale si consiglia il sito municipale comune.bellano.lc.it dove digitando Andrea Vitali il primo tra i tanti risultati è I luoghi invece sono reali, percorso realizzato dagli alunni delle superiori. Anche se va detto che un po’ la fantasia, un po’ la storia hanno modificato la geografia.

I romanzi di Andrea Vitali sono quasi tutti ambientati nell’epoca fascista e dintorni «perché è stato il momento più ridicolo della storia italiana. Hai presente la battaglia per la purezza della lingua? A me basta pensare che bisognava dire cognacche al posto di cognac che già mi fa ridere».

Intanto siamo tornati in studio e i primi pazienti fanno capolino. L’età cala decisamente. Si parte con gruppo famigliare, madre, figlio e nuora. Lui monumentale, non parla. Ci pensano loro, altrettanto monumentali: «Si addormenta sempre dopo pranzo. Ma non è colpa sua, ci han fatto le analisi. È il fegato che è grasso. E ora lo vogliono mettere a dieta: c’è mica qualche medicina, anche punture (prima reazione di lui: sbatte gli occhi con terrore), magari che vengono dall’America, perché a dieta non ci sa stare». Alla risposta iniziale sollievo di lui per il «no, mi dispiace nessuna puntura americana» seguito da sgomento per il «ci vuole una dieta molto drastica» mentre il dottore guarda le lastre. Qualche consiglio rapido, «Andrea devo prendere ’ste medicine: son mica forti? Ah, se si potesse fare un corso di calligrafia ai medici, forse noi pazienti staremmo meglio », un nuovo «Buongiorno, permette che mi presenti. Sono un suo nuovo paziente, la disturbo in seguito a un intervento estrattivo subito ieri, per il quale avrei necessità di un lieve antidolorifico per il decorso postoperatorio». E molti brandelli di umanità pronti a diventare storie. «È venuta mia sorella? Non stava bene, ma ha paura a dirglielo. Ora la vado a prendere, le dico se mi accompagna che lei mi deve vedere e poi dà un’occhiata anche a lei?». «Sono vivo per miracolo. Ieri sono caduto in terra, ho rimesso l’anima. Mi sentivo come ubriaco e poi tutto quel rosso, pensavo fosse sangue, neanche mi ricordavo che avevo mangiato il pomodoro. Il mondo girava intorno e ho pensato: chissà se tornerò mai a ballare», e si allontana quasi a passo di danza. Meno esuberante e più preoccupato il ragazzo che «dottore mi prude lì sotto… molto, no nessuna imprudenza: mi sarò lavato con il sapone sbagliato. L’ho cambiato da poco, deve essere quello, cosa dice?».

Ci sono anche i frequent flyer, quelli che passano sempre «io anche cento volte in un anno» racconta sorridente all’uscita una ragazza, che poco prima, in sala d’attesa, aveva l’aria molto preoccupata. C’è anche chi, quando la voce che c’è una «troupe» è girata, entra deciso, con lo sguardo che va alla ricerca dell’obiettivo in cui specchiarsi, due parole col dottore e subito al bar a raccontare «mi hanno fotografato». Molti con i libri of course per la firma.

«Scusi se ne approfitto, sono una sua lettrice, poi già che c’è le volevo parlare della zia. Si lamenta molto, per me vuol dire che sta bene». Altri «ce n’è mica di dottori così bravi e scrittori così bravi». Altri «so che scrive, ma sono io che non leggo». E ancora: «La mutua non mi aiuta perché qui in paese tutti dicono che sono ricca, brutta cosa aver quella fama senza avere i soldi».

Siamo quasi alla centesima paziente. Una ragazza resa ancora più bella dall’essere incinta. Vuole un certificato. Tutto bene? «Sì, anche se da quando aspetto nessuno mi offre più la grappa», degna di un romanzo.

Si spengono le luci, nel bagno una sola, anche se ci sarebbe posto per tre lampadine «ma se le metto tutte le rubano» (vedi alla voce riviste) racconta il dottore.

E stasera? C’è il Dr. House in tv, lo guarda? «Per carità, avevo visto i primi episodi di E.R., però poi risolvevano sempre troppo presto i casi e ho preferito dedicarmi ai miei romanzi». (E se non vi basta: andreavitali.net).