Vitalità è forse l’unica parola che Laura Morante accetterebbe in relazione alla sua età. Non c’è stato il tempo di chiederglielo, ma il suo pensiero sull’invecchiamento rivela una sana consapevolezza. Certamente è anche una donna molto segreta. L’unica attrice al mondo che sfugge all’invasione nella privacy che Internet democraticamente non risparmia a nessuno. Eppure lei ci è riuscita. Della sua vita privata si sa poco o nulla. Ma quando la incontri si racconta, parla delle sue figlie (Eugenia Costantini, attrice, e Agnese, la più giovane), ha senso dell’umorismo e la risata contagiosa. Impossibile fermarla, si allunga nelle risposte, alternando istinto e riflessione. E sorprende anche la sua decisione di diventare il volto di un grande marchio cosmetico come Lancôme. A Parigi è stata presentata come “ambasciatrice” della linea skincare Absolue. Les italiennes sembrano andare forte Oltralpe. Laura Morante lo fa con distinzione: il pensiero elegante, la voce “teatrale”, il lungo collo aristocratico e gli occhi intelligenti. Ha una presenza coltivata con la danza e poi il teatro. Ma nell’immaginario comune è la “donna” di Nanni Moretti, la prolifica e raffinata interprete di storie d’autore. Facile dimenticare che ha vissuto a lungo a Parigi, ha avuto un marito francese (Georges Claisse), è poliglotta e ha una notorietà internazionale.

Cosa significa per un’attrice italiana rappresentare un marchio della bellezza globale come Lancôme?

C’era già stata Isabella Rossellini che per un pezzo era italiana. Quando mi è stata fatta questa offerta ho chiesto alle mie figlie e agli amici e hanno reagito tutti bene. Per tutti era formidabile, positivo. E poi nella comunicazione Lancôme non ha mai sollecitato delle donne perché erano carine e perfette. Si sono sempre rivolti a quelle con personalità molto spiccate e percorsi personali e artistici diversi. E senza asservimento, ma in un rapporto di rispetto e indipendenza. Basta pensare a quando la Rossellini ha recitato in Blue Velvet di David Lynch.

Ma qual è la cifra di “italianità” che lei sente più sua e in cui le donne di tutto il mondo si possono identificare?

Non avevo capito di avere una responsabilità nazionale! Lancôme ha scelto delle parole chiave per descriverci: Juliette (Binoche, che sarà testimonial della nuova linea Rénergie Re-Fill) è “donna di convinzione”, mentre hanno associato me all’emozione. Non ci siamo consultati, ma sono molto felice. Perché in fondo rientra nel mio mestiere di attrice suscitare questo sentimento e poi, anche se è una generalizzazione, ha certamente a che fare con la nostra cultura. Non ha nulla a che vedere con il pensiero e la riflessione, viene prima o dopo, è irriverente perché riferito a ciò che non è schematizzato, costruito.

Oggi le cinquantenni hanno una vita diversa rispetto a quella delle loro madri. Sono donne-ragazze, ancora desiderabili e seduttive. Eppure questo non riduce l’ansia da invecchiamento.

(Il tono di voce si alza) Diciamo basta! È una cosa tristissima che ci sia questa ossessione. A cosa sono servite tutte le battaglie femministe? Siamo tornate indietro di 25 anni. Ma se noi ci interrogassimo veramente su ciò che nella vita ci rende felici, arriveremmo alla conclusione che le cinque rughe e gli anni in più possono levarci al massimo il 3%. E per questo vogliamo fare tutto ‘sto casino? A me piace mangiare o andare a una mostra e quello che mi dà gioia non può essere sminuito dalle rughe in più. Va benissimo curarsi, è bello e l’ho sempre fatto. Ma mi preoccupano più altri problemi. Non dormo e ho un’allergia che mi impedisce di andare a camminare nel verde a primavera e questo mi leva un po’ di felicità. E poi in tarda età si possono fare incontri fantastici. Io mi sono sposata tre anni fa (lei ne aveva 48, con l’architetto Francesco Giammatteo).

Accettiamo la sua invettiva. Ma qual è il problema, allora?

È che le donne continuano a considerarsi oggetti e credono che la felicità dipenda dall’essere più o meno desiderabili. Invece viene da te soggetto. Si è belle quando si è sane e innamorate, concentrate su altro e non su se stesse. Mia mamma, che era molto bella, dice che da giovane non vedeva l’ora di invecchiare per mettersi al caffè a osservare gli altri, senza essere guardata. È carino ricevere complimenti, ma non è tutto.

Lei appare “complicata”. La bella-e-intelligente è temuta dagli uomini?

La Karen Blixen autrice usava lo pseudonimo maschile Isak Dinesen e per giustificarsi diceva: «Se fossi stata un uomo non mi sarei mai innamorata di una scrittrice». Una frase terribile e straziante che dice fino a che punto le donne avessero il problema di gestire il proprio successo. Il talento, soprattutto artistico, si nutre anche di una parte oscura che fa paura. La donna protettiva e materna, dinamica e brava ma che non invade ed è estranea alla “cosa” misteriosa rassicura l’uomo. E poi cosa significa essere complicata? Quando mi suggeriscono di leggere un libro facile rispondo che non mi interessa. Ne voglio uno che mi faccia delle domande. Deve essere una caratteristica di famiglia. Mio fratello, che è insegnante elementare, dice che non vuole i bambini obbedienti, lo annoiano. E io sono così con le persone: ho avuto problemi relazionali con i tipi facili, quelli difficili sono profondi e io mi ci sono sempre trovata bene.

Che potere ha la bellezza?

In questo momento storico che ha dimenticato la lezione femminista ne ha troppo, ma spero ne perda un po’. Quella che chiamiamo bellezza non mi pare tale, è carineria. E chi è troppo cosciente di essere bello perde grazia e quindi è meno attraente. In generale, però, la gente è ben disposta verso le “carine”. Per non parlare del potere dei soldi...

Quello però sembra essere più appannaggio maschile. Le donne potevano sfruttare solo la loro avvenenza.

Vero, non ci veniva dato altro. Ma è un’arma a doppio taglio. Se l’essere carina è come avere una stampella, quando te la tolgono non riesci più a camminare. Io credo sia sempre un ottimo esercizio immaginarsi al contrario. Se sei ricca come saresti da povera? O lo scambio carina con brutta, giovane con vecchia... Io ho la fortuna di avere avuto una mamma stralunata che ci ha educati a fare astrazione di quello che materialmente avevamo. Era tutto altalenante, a volte i soldi c’erano, altre no. Dava insicurezza, ma ci siamo preparati in modo inconsapevole a vivere condizioni diverse. Ho cercato di insegnarlo alle mie figlie. Se io appartenessi a un’altra cultura a un’altra religione o un altro sesso come vedrei questa cosa? È un esercizio formidabile, anche come attore.

Adesso però sta affrontando la regia. Come sarà il suo film?

Amo i film in cui c’è umorismo. È una commedia che si chiamerà Ciliegina (scritta con il suo ex compagno Daniele Costantini) e parla di una donna che ha difficoltà a dare fiducia agli uomini, una che lei definirebbe complicata (ride). Io dovrei anche recitare una parte.

Chi sono i suoi modelli femminili?

Non so se ne ho. Anche perché le donne sono sempre state interpretate attraverso l’occhio maschile. Mi piacciono quelle che osano, che esprimono la loro forza.

Ha avuto una zia come Elsa Morante e una storia con uno scrittore (Barry Gifford). Quali sono i libri che amerebbe trasporre a teatro o al cinema?

Quando un racconto è molto bello è difficile farne un film altrettanto interessante. Sarei tentata di scegliere qualcosa che amo, ma meglio ciò che ti piace così e così. Alcune novelle di Henry James sono così belle, cosa potrei aggiungere?

Ha detto che l’impegno politico è un importante momento di formazione per i giovani. Ma lei non si espone.

È lo stesso pudore che non mi fa portare in piazza la mia vita privata. Preferisco farlo da cittadina per preservare una libertà. Ma mi rattrista l’allontanamento dalla politica da parte dei giovani, perché partecipare è fondamentale per se stessi. C’è una responsabilità di noi adulti, dei professionisti della politica e dell’informazione. I giornali non sono accessibili e comprensibili neanche per me, a volte. Questo linguaggio per happy few ci diverte tanto perché ci sentiamo fighi, ma purtroppo allontana dalla politica chi non lo capisce.

Pensa che le donne possano dare un contributo diverso al mondo?

Non possono fare peggio di quello che hanno fatto gli uomini... Il valore femminile, nelle donne e negli uomini, è un codice e una qualità che certamente può fare del bene al mondo.

Avrebbe accettato la parte di Isabella Ferrari in “Caos Calmo”, il sesso hard con Nanni Moretti?

(Ride) Il primato ce l’ho io, la prima scena d’amore Nanni l’ha fatta con me! Questo è un tradimento intollerabile… Scherzi a parte, non ho visto il film, ma per noi che conosciamo Nanni da 35 anni è una cosa buffa. Io in realtà non sono una grande appassionata di scene di sesso, sono belle quando sono drammaturgicamente costruite e hanno un valore, come in L’impero dei sensi. O intense perché non succedono come In the mood for love di Wong Kar-Wai, che adoro. Sennò interrompono l’azione e basta e tu stai ad aspettare che questi finiscano. Comunque, tornando a Nanni, secondo me è un falso: è l’ufficio stampa di Moretti che fa l’amore...