California del Sud, inizio del 21esimo secolo. In una ridente casetta vivono Eric, Suzanne e i loro quattro figli: Teddy, sei anni, indipendente e sensibile; Katie, di tre e mezzo, affetta dalla sindrome di Down, bambina felice, ostinata ed esperta nell’arte della fuga; Trevor, il più piccolo, capriccioso come tutti i bimbi di due anni e inifne Daniel, il maggiore, figlio settenne del primo matrimonio di Eric, in contestazione aperta con famiglia allargata, matrigna, fratelli, etc. Ergo, la dimora dei coniugi Evans più che una comfortable house sembra una piazza d’armi, un avamposto militare occupato da quattro Attila in miniatura.

Che fare? Come riprendere il timone domestico? La risposta a una Suzanne esausta e schiacciata da incombenze lavorative, grida quotidiane e litigi feroci tra figli petulanti arriva per caso. Un giorno, mentre riordina la libreria che sta per cedere sotto il peso dei volumi, si imbatte in una copia del Principe di Machiavelli. E sfogliandolo, capisce che questo libretto vecchio di 500 anni può essere usato come «manifesto genitoriale». Di più: «Un sintetico e tagliente richiamo all’azione per creare una famiglia più forte e più unita». Se ne invaghisce così tanto da applicare per un intero anno alla gestione della famiglia le strategie machiavelliche; che non sono feroci come i precetti della mamma tigre ma richiedono disciplina, astuzia, fermezza, pianificazione e rigore. Risultato? Un regno domestico sereno, gestibile e organizzato.

Come racconta in Machiavelli per mamme (in uscita da il Corbaccio): storia vera di un esperimento riuscito di buon governo. Ideale per quelli che cercano una via d’uscita dal caos familiare che non sia tata Lucia.

Signora Evans, quali sono le regole d’oro che ha appreso da Machiavelli e che le hanno cambiato la vita?
Le più importanti sono tre. Uno: ogni famiglia si basa su norme precise e disciplina. Due: è pericoloso essere troppo generosi. Tre: a buone leggi seguono buone armi. Ovvero si deve difendere a tutti i costi la tranquillità raggiunta. Troppo?

Strategie, piani d’azione... Manca solo l’esercito. Pensa davvero che la famiglia sia una guerra?
Certo! A volte può diventarlo. E non sarei per nulla sorpresa se Machiavelli, che aveva sei figli, la considerasse proprio così.

Qual è stata la sfida più difficile con sua figlia Katie?
Lei è una bimba speciale, con la sindrome di Down. La cosa più complessa è stata quella di trovare una “strategia disciplinare” efficace quando si comportava male - e che lei riuscisse a capire. Sembra eccessivo, soprattutto per chi non ha familiarità con le necessità di questi bambini speciali. Ma se le regole machiavelliche servivano a rendere più docile la mia ostinata e meravigliosa bambina, se erano fatte per la sua sicurezza, allora anche in quel caso “il fine giustifcava i mezzi”. In altre parole non ero io ad attenermi alle sue regole, ma lei alle mie. E questo vale per tutti i miei figli.

Quanto conta l’astuzia?
Tantissimo. Devi essere così astuta da trovare il punto critico, la punizione adatta a seconda del bambino e del “crimine”, per batterlo al suo stesso gioco.

Qual è stato il momento più difficile dell’esperimento?
Quando mi sono dovuta confrontare con la massima «è meglio essere temuti che amati», e questo perché da genitore le tue priorità sono diverse. Ed è ovvio che tutto vada rivisto. Però, come ho imparato, i figli non obbediscono perché vogliono bene a papà e mamma. Obbediscono, o sono giusto un po’ più rispettosi delle regole, quando temono una punizione. Perché questo fa parte della natura umana. Questo timore va usato a nostro vantaggio. Ma sia chiaro, non è che Machiavelli ci insegni a sfruttare il terrore. Dice semplicemente che un leader a volte deve essere perfido. Per ottenere la sicurezza e il bene del suo popolo.

La cosa più divertente?
Mettere dei paletti. Prima mi affannavo a soddisfare ogni desiderio dei figli. Poi ho capito che più mi davo pena di esaudirli, più loro diventano esigenti e ingrati. Allora ho cambiato strategia. Quando siamo andati al centro commerciale ho dato loro pochissimi soldi. E i pargoli, invece di gettare compulsivamente qualunque cosa nel carrello, hanno cominciato a guardare il prezzo di quello che gli interessava e hanno scelto in modo oculato. Così ho ottenuto due cose fondamentali: loro hanno imparato il valore del denaro, io ho risparmiato un sacco di soldi.

Qual è la dote più importante per un principe? E per un genitore?
La flessibilità. La capacità di adattarsi e rispondere alle sfide della vita in tutti i modi possibili, usando tutti i mezzi per sopravvivere.

Cos’ha imparato dall’esperimento?
Che la mia felicità in quanto madre non dipendeva dal cambiare il comportamento dei figli. Ma dal cambiare il mio. Solo dopo averlo capito sono riuscita a imporre ordine e stabilità in casa, ho fissato alcune regole rigide e giuste, sono diventata più felice e più rilassata. E di conseguenza anche i miei figli.

In famiglia meglio una democrazia o una dittatura?
Una repubblica, con dei leader virtuosi!

Cosa dovrebbe sapere ogni genitore?
Che bisogna essere in grado di dire “no” ai figli. E che non c’è bisogno del loro permesso per stabilire regole e farle rispettare con fermezza.