Esiste solo una donna al mondo capace di calarsi - con la stessa disinvoltura con cui facciamo il caffè (alle macchinette, s’intende) - dentro una gigantesca coppa di Martini e, in pochi “semplici” gesti, sedurre persino l’oliva che galleggia al suo fianco. Il tutto, indossando corsetti (tanto stretti che in confronto Mami di Via col Vento era una dilettante) e tacchi a spillo da contusione multipla alla caviglia dietro l’angolo. Nome: Heather Renée Sweet (classe 1972). Che, scritta così, non suggerirebbe un granché. Il vitino da vespa più amato dal Crazy Horse di Parigi fino al Bellagio di Las Vegas s’è fatto strada sui palchi (e nei cuori del pubblico) con lo pseudonimo di Dita Von Teese. Pelle da bambola di porcellana e labbra rosso scarlatto, è la regina del burlesque del Ventunesimo secolo. E strizzando un occhio - a partire dal makeup - alla pioniera Bettie Page, domina l’universo del fetish softcore.

Dita Von Teesepinterest
Getty

Dita, che al biondo Barbie da cliché preferisce il nero corvino, ammette di aver scopiazzato l’iconica chioma da una copertina di Playboy degli anni ’90 (dove capeggiava la supersexy star di Twin Peaks Sherilyn Fenn). La rivista di Hugh Hefner ritornerà ancora nella vita della showgirl, svolgendo un ruolo chiave. Sarà proprio il Coniglietto ad affibbiarle il cognome “Von Teese” quando, nel 2002, pubblicò la sua prima foto hot a tutta pagina. Il nome, invece, è un omaggio a Dita Parlo, attrice tedesca degli anni Trenta (già alter ego di Madonna nell’album Erotica). E se le pin-up tradizionali erano bollate come “fidanzatine di tutti”, Dita, che ne è un’esponente in versione 2.0., all’uomo medio preferisce le rockstar. Una in particolare, l’imperatore della musica shock Marilyn Manson. Un idillio romanticamente grottesco (per citare l’album di Manson ispirato dal loro amore The Golden Age of Grotesque) durato sette anni e inframmezzato dal grande passo, avvenuto nel 2005. Tra gli invitati al matrimonio anche Steven Klein. L’arcinoto fotografo statunitense ha firmato l’album di nozze, poi pubblicato su Vogue. Dissacranti e raffinatissimi al tempo stesso, si sono lasciati immortalare in un castello gotico dell’Irlanda, location scelta ad hoc per l’evento. Lui con uno smoking in velluto, lei con un Vivienne Westwood viola cangiante, degno di una principessa del boudoir. Ah, ad officiare la cerimonia c’era il surrealista Alejandro Jodorowsky, mica il sindaco di Voghera. Capitombolato il wedding con la rockstar, Dita s’è data a un’interminabile serie di flirt (se non lei chi altro?) terminati nel 2014. Da allora è fidanzatissima con Adam Rajcevich, giovane graphic designer. Una scelta low profile che ci piace assai.

Dita Von Teese e Marilyn Mansonpinterest
Getty
Dita Von Teese e Marilyn Manson.

Messi da parte per un attimo coppe giganti e boa variopinti, l’abbiamo vista cavalcare rossetti a misura d’uomo come una cowgirl provetta. Grazie ai suoi “lipteese” ha, infatti, pubblicizzato i lipstick usciti in edizione limitata per Viva Glam, la campagna di sensibilizzazione sul tema dell’HIV promossa da Mac Cosmetics. Non si dica che sia solo appeal.

Le sue curve, letali come un plot di CSI, sono state protagoniste nel 2011 di un episodio della celebre serie. Tra una scena del crimine e l’altra, si cala nei (suoi) panni di una conturbante ballerina, Rita von Squeeze. Ma se le starlette di Hollywood sguazzano dentro vasche “dorate” colme di Evian, Dita nuota, come sempre, controcorrente. Lei, diva frizzantissima per antonomasia, preferisce ricoprirsi di Perrier (vedere per credere lo spot della celebre acqua francese, dove la sua “falcata a spillo” d’apertura ammutolirebbe persino Charlize Theron dall’invocare il suo J’Adore).

Dita Von Teese e Christian Louboutinpinterest
Getty
Dita Von Teese e Christian Louboutin.

Christian Louboutin le disegna stiletti personalizzati, Agent Provocateur la corteggia da anni reclamandola ad alta voce come testimonial. Ma da brava “Glamour-evangelist”, così si descrive su Instagram, la Teese non si limita a prestare la sua immagine per conto d’altri. Dal ’95 è l’AD di “Dita” label di eyewear dalla spiccata predilezione per le forme “a gattina”, mentre nel 2008 ha creato per Wonderbra una linea di intimo ispirata agli anni post-austerity, Quaranta e Cinquanta. E vai allora di pois, satin, trasparenze più vedo che non vedo. Il suo outfit più famoso (e costoso) è, però, un abito-ino, -ino da ben 2,5 milioni di dollari. Che ha indossato solo in due occasioni (anche lei ha “i vestiti della domenica”): durante uno dei suoi “burlesque show” d’oltremanica, e nel 2010 davanti al castissimo pubblico Rai del Festival di Sanremo. Completamente ricoperta di diamanti - ma abbastanza svestita per attentare alle coronarie degli orchestrali più anziani - ha calcato le scene dell’Ariston distraendo per qualche minuto gli spettatori dai vari Pupo e Cotugno.

Dita Von Teesepinterest
Getty

“Di linguacciuti? Ne ho incontrati a palate in tutti questi anni”, sorride in video durante un’intervista pensando a chi dà i numeri, forse invidioso dei suoi di numeri (85-59-85 le misure di Dita Von Teese, ragazzi). «Voglio dimostrare che lo spogliarello non è una cosa sporca. Alcune persone dicono che quello che faccio non è sinonimo di liberazione sessuale. Io sostengo invece che è davvero liberatorio guadagnare 20 mila dollari per dieci minuti di lavoro». Touché. Prendete e portatene a casa tutte.