Nadia Cassini è stata un termine di paragone vivente. Dagli anni 70, quando star insospettabili della tv, della musica e del cinema come Barbara D’Urso, Alessandra Mussolini, Loretta Goggi e Loredana Bertè posavano con pochi veli per Playboy, si leggevano commenti-pagella dei loro servizi fotografici che oggi verrebbero definiti sessisti. Come ad esempio: “Loretta fa una buona concorrenza al noto attributo di Nadia Cassini”. Quel noto attributo, allora, era innominabile. Bisognerà arrivare agli anni 90 perché sui news magazine cominciasse ad essere usata l’espressione Lato B. E quello di Nadia Cassini, di Lato B, era perfetto, tanto da far passare in secondo piano tutto il resto del corpo, che non mostrava un solo difetto dalla testa ai piedi (cellulite: mai pervenuta). Ciliegina sulla torta, aveva un visetto accattivante, un volto da angelo su un corpo da diavolo. Ma quanto si sapeva di lei e della sua vita? Cosa fa ora la donna che, nell’epoca della commedia sexy all’italiana, si divideva i fan con un’altra super bellezza esotica, Edwige Fenech? Proviamo a ripercorrere la carriera di Nadia Cassini, attrice, la sua storia e la sua vita privata.

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Nadia Cassini nel 1972

Nadia Cassini, biografia ed esordi. Nadia è nata il 2 gennaio del 1949 a Woodstock, nello stato di New York, e il suo vero nome è Gianna Lou Muller. I genitori erano statunitensi ma immigrati: suo padre era tedesco e sua madre di origine siciliana (“in me c’è tanto di siculo”, dirà in un’intervista a Libero di qualche anno fa). Entrambi erano attori di vaudeville, il genere di commedia nata in Francia, e la piccola Gianna/Nadia è nata durante una delle loro tournée, ma poi verrà parcheggiata nella numerosa famiglia composta da nonni, zii, fratelli e cugini. Il nonno era convinto che sarebbe nato un maschietto e aveva già pronto quel “Lou” che le venne comunque imposto come secondo nome, ma che le procurò un guaio: da adulta il governo la convocò per il servizio militare, scambiandola per un ragazzo. Giovanissima, Nadia prende il volo verso il suo futuro (“ero l’unica femmina in famiglia, lavare i piatti toccava sempre a me”, ha spiegato) e si dedica a diversi mestieri. È cantante di nightclub, ballerina, modella. Intreccia una relazione con lo scrittore belga Georges Simenon, l’inventore del commissario Maigret. Nel 1968 si sposa con il conte Igor Cassini, fratello dello stilista Oleg Cassini, famoso giornalista americano (ha inventato lui il termine “jet set”) dal quale prende il cognome che adotterà nel nome d’arte. Ha solo 19 anni.

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Con Michael Caine sul set di Pulp

Nadia Cassini, film. Nadia e il marito si stabilirono a Roma, dove lei sostiene dei provini. Ottiene alcune parti secondarie in film minori dal 1970, e nel frattempo la storia d'amore con Cassini comincia a perdere colpi. Nel 1971 si reca a Londra perché si è innamorata del tenebroso attore greco Yorgo Voyagis (in Italia diverrà popolare nel 1977, quando Zeffirelli lo scelse per il ruolo di Giuseppe nella serie tv Gesù di Nazareth). Con Voyagis, Nadia avrà la sua prima figlia, Kassandra Voyagis. Nel 1972, intanto, ottiene un ruolo di primo piano nel film britannico Pulp, diretto da Mike Hodges, e recita con un cast d’eccezione: Michael Caine, Mickey Rooney e Lizabeth Scott. Tuttavia, resta molto legata all’Italia e vi farà ritorno nel 1975 per proseguire qui da noi la sua carriera cinematografica. Come per Edwige Fenech, quelli che le proponevano erano filmetti di scarso valore artistico ma che facevano incassi consistenti. Il ruolo che le veniva assegnato era quasi sempre lo stesso, quello dell’ingenua che attrae le attenzioni di tutti i protagonisti maschili. Del resto, Nadia Cassini col lato b che si ritrovava colpiva molto facilmente l’immaginario erotico maschile. È questo il periodo in cui si comincia a descrivere il suo sedere come “il più bello dell’intero panorama cinematografico”. Nel 1979 il suo primo ruolo da protagonista è nel film L'insegnante balla...con tutta la classe. Poi, sullo stesso filone, L’infermiera nella corsia dei militari (1979) e La dottoressa ci sta con il colonnello (1980), dove ha lavorato con Alvaro Vitali e Renzo Montagnani. Sebbene i registi puntassero sempre sul suo aspetto fisico Nadia Cassini nuda completamente non appariva mai, avendo sempre chiesto di evitarlo. Anche perché Nadia Cassini ne Il dio serpente del 1970 (diretto da Piero Vivarelli, autore tra l’altro di canzoni celebri come 24mila baci e Il tuo bacio è come un rock) aveva concesso l’unica scena di nudo integrale della sua carriera, e non ne portava un buon ricordo. E a proposito di canzoni, ce n’è una cantata da lei che oggi è un cult trash: A chi la do stasera (che proseguiva con “la mia felicità”). In realtà non c’è stata mai occasione per capire se Nadia Cassini avrebbe potuto fare di meglio e se sappia recitare, perché si portava dietro un handicap artistico non trascurabile: non è mai riuscita a imparare l’italiano abbastanza da non essere doppiata. Un problema che poteva contare poco per un coreografo, come Don Lurio, o un calciatore. Non per un’attrice.

Nadia Cassini oggi: dov’è? Che fa? Anche il legame con Voyagis non ha funzionato: Nadia Cassini racconta che a un certo punto della loro vita la gestione dei suoi soldi, di cui pare si occupasse il marito, è così sconsiderata che hanno una Ferrari in garage ma nemmeno una lira per fare benzina, e oggi quando parla di Voyagis nelle interviste lo definisce semplicemente “il greco”. All'inizio degli anni '80 l’attrice praticamente scompare dal grande schermo ma collabora con le neonate tv Fininvest di Berlusconi (Premiatissima con Amanda Lear, e Risatissima). Entra anche nel cast di Drive In con Tinì Cansino eLory Del Santo, ma non si trova bene, è stufa di essere ripresa sempre dall’ombelico in giù a causa di quel sedere perfetto. Mal consigliata, come ammette oggi, straccia il contratto. Va a vivere a Parigi, fa un tuffo sbagliato in piscina durante una vacanza ad Acapulco e si rompe il naso. Si sottopone a un piccolo intervento di chirurgia plastica per sistemarlo, asportando un po’ di cartilagine da un orecchio, ma tutto va a rotoli. Durante il decorso postoperatorio l’orecchio si infetta e i medici sono costretti a rimuoverne una grossa parte, causandole un danno permanente. A questo punto Nadia sprofonda nel punto più basso della sua vita. Per sopportare i dolori dell’amputazione (“era come tenere il viso su un barbecue”, racconta) inizia a bere ed entra nel tunnel dell’alcolismo. Per fortuna, di lì a poco si fa coraggio e risale dal pozzo con l’aiuto della madre e della figlia, che la spediscono in rehab negli Stati Uniti. Oggi sta bene, vive negli Stati Uniti, è una bella signora bionda che nasconde con i capelli l’orecchio sciupato (che non può ricostruire perché allergica al silicone, purtroppo), e come racconta nelle trasmissioni in cui ogni tanto viene invitata come ospite, è lieta di non essere più considerata un’ochetta con un bel fondoschiena. Ma vorrebbe essere ancora amata dai suoi fan di un tempo. In realtà, nessuno l’ha mai davvero dimenticata.

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photo apertura dal film Spogliamoci così, senza pudore