Forse è perché c’è di mezzo Nicole Kidman, forse è perché Nicole Kidman interpreta Grace Kelly nel periodo in cui rinuncia a recitare nel capolavoro di Hitchcock, Marnie, ma risulta difficile credere che dietro a quelle telefonate strettamente confidenziali tra Grace e Alfred, dietro a quelle ossessioni notturne in punta di copione sull’asse Monaco-Los Angeles, ci sia ben altro. E invece ci sono altre dichiarazioni passate troppo in sordina, ben molti anni prima rispetto a oggi. In un momento diabolico, delicato, ricco di chiaroscuri per qualunque dichiarazione sull’affaire Harvey Weinstein - perché tutta l’inchiesta in una settimana è montata da inchiesta, appunto, a ognuno dica la sua su fatti inaccettabili - l’ultimo racconto shock arriva da Tippi Hedren, l’attrice che poi ha preso il posto di Grace Kelly in Marnie, ruolo che il fidato amico di Grace, Alfred Hitchcock, aveva appositamente scritto per la Principessa quale chiamata alle armi (hollywoodiane).

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Il New York Post per primo lo scorso anno aveva raccolto la testimonianza contenuta in Tippi, memoir dell’attrice, e ripresa poi in queste ore da Variety: Alfred Hithcock avrebbe pedinato e poi aggredito sessualmente Tippi Hedren sul set de Gli Uccelli (1963). Quando il set è, invece, quello di Marnie, un anno dopo, la situazione diventa ancora più borderline: «era sessualmente perverso, più lo rifiutavo e più diventava aggressivo» racconta nel memoir l’attrice simbolo del noir by Hitchcock, ma in quei tempi, aggiunge «i termini molestie sessuali, stalking, non esistevano» e anche per questo non ne avrebbe mai fatto parola prima della confessione shock formato biografia. Tippi Herden già nel 2012 aveva messo in chiaro la sua versione del genio possessivo e al limite dell’abuso, come aveva dichiarato al New York Times «era un misogino: con un sacco di problemi» ma accanto alla distruzione del mito vi è anche la difesa del suo lavoro professionale da parte dell'attrice. Mai un'accusa frontale che non tenga in considerazione la sua qualità artistica. In tutto questo il mito di Alfred? Immutato o quasi, tanto da tornare anche in film più recenti, vedi Grace di Monaco, appunto, quale salvatore di una Grace aka Nicole rinchiusa nel castello monegasco.

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Il set in cui tutto iniziò: nel 1963, durante le riprese de Gli Uccelli

La rivalutazione del genio, profilo che già di suo non appartiene al produttore Weinstein, è uno di quei temi a scoppio ritardato che ha toccato anche Bernardo Bertolucci: si può affermare, post, che un genio può anche essere un perverso? Che un genio, o ritenuto tale, può fare sì che un’attrice di 20 anni venga aggredita sul set (la celebre scena del sesso anale di Ultimo tango a Parigi) pur di ottenere l’interpretazione perfetta? E rispondere delle accuse mosse molti anni dopo, con una sicurezza e fermezza delle proprie azioni che non si scosta un solo istante dal profilo di genio narciso del suo magico 1972? Quelle «esigenze di copione» passate poi per storia del cinema sono forse diverse da quella suspense erotica che Tippi Harden regala ai cultori dei film di Hitchcock (sì ma a che prezzo)? Helena Horton del Telegraph riprende la questione Weinstein in parallelo con Hitchcock: «sto guardando tutto quello che ruota intorno al caso Weinstein» ha raccontato l’attrice quasi 90enne «e non c’è nulla di nuovo, e neppure limitato alla sola industria del cinema o intrattenimento. Hitchcock non era neppure il primo. Hitch ha detto che avrebbe rovinato la mia carriera (…) ha rovinato la mia carriera, ma non ha rovinato la mia vita».

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