Quando si parla di un personaggio come Stefania Sandrelli il rischio retorica è in agguato. La colpa è tutta sua, però. Il 21 marzo del 2018, giorno che rimarrà nella sua memoria come quello in cui ha ricevuto il premio speciale della 62° edizione del David di Donatello, su quel palco, mentre riceveva la statuetta da Carlo Conti, sembrava una ragazzina (sì, molto più della francese Brigitte Macron). Ma lo sembrava davvero, non per modo di dire. Sarà per quello sguardo privo di malizia che l’ha resa, per contrappasso, un sex symbol (no, non il corpo da favola) e che non ha mai potuto perdere con gli anni. Se a 16 anni Stefania Sandrelli sembrava una ragazzina di 16, a 71 sembra invece una ragazzina di 16 un po’ florida, nei modi, nella voce e tutto. E - spiegateci come - senza sembrare leziosa (o scema). Sì, se non si fosse capito, Stefania Sandrelli ci piace.

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Una volta esaurita la retorica che, quando si parla delle donne eccezionali spinge a lodare prima di tutto l’aspetto fisico, il David speciale Stefania Sandrelli lo ha meritato fin troppo. Nei cinema, nel senso delle sale, è praticamente cresciuta anche senza avere cineasti in famiglia. Di film ne vedeva a dozzine, di tutti i tipi, se ne appassionava con il fratello Sergio, più grande di sette anni che la portava anche a vedere i film horror vietati ai minori, truccata e con tacchi per sembrare più grande (ma anche quelli di Ermanno Olmi). Ne girarono anche qualcuno amatoriale (sgangherato). Poi le sue foto finirono fra le mani di Pietro Germi che faceva il casting per Divorzio all’italiana. Siamo nel 1961, la sua foto era per caso sul giornale Le Ore che al tempo era di attualità e non porno. Viene scelta, ma in attesa di girare con Germi Stefania finì sul set di altri due film, Gioventù di notte e Il federale, facendo irritare il regista che avrebbe voluto farle fare il debutto. Ma poi l’ha rivoluta per Sedotta e abbandonata. E le molestie? Stefania Sandrelli dice di non averne mai subite. In effetti, quando ha debuttato era così giovane che provarci con lei sarebbe stato un rischio troppo alto. E quando è cresciuta era ormai troppo famosa per subire pedaggi. Forse si è salvata davvero.

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Stefania Sandrelli film, manuale essenziale (da rivedere tutti). La serie di grandi partner maschili con cui ha lavorato sin da giovanissima è impressionante: Ugo Tognazzi (Il federale, 1961), Marcello Mastroianni (Divorzio all’italiana, 1961), Gian Maria Volonté (L’amante di Gramigna, 1968), Jean Paul Belmondo (Lo sciacallo, 1963), Jean Luis Trintignan (nel cult Il conformista, 1970) Vittorio Gassman (Brancaleone alle crociate, 1970), Dustin Hoffman (###i

#1 Grazie perché da ragazzina sei stata Miss Versilia, Miss Viareggio, Miss Cinema e oggi quasi nemmeno te lo ricordi, mentre quelle (e quelli) senza molta sostanza si vantano di molto meno.

#2 Grazie perché anche se hai perso il papà (amatissimo) a 8 anni, parli della tua infanzia come “piena di bellezza”, dici di sentirti fortunata quando ti succede una cosa bella e di non riuscire a sentirti sfortunata quando te ne accade una brutta. E sei così TANTO di ispirazione per chi non è saldo come te.

#3 Grazie perché con la riga in mezzo sembravamo Lucia Mondella, e invece dopo averla vista sulla tua testa ha preso un significato tutto diverso, che doveva essere dimesso, invece era super attraente (e hai salvato due generazioni dal ridicolo).

#4 Grazie perché quando dobbiamo spiegare alle generazioni più giovani che un tempo, quando non c’era il divorzio, a un uomo bastava accusare la moglie di tradimento e ammazzarla, per passarla liscia, gli facciamo vedere Divorzio all’italiana e ci sei tu che vali più di milioni di parole.

#5 Grazie perché amando Gino Paoli e anche Luigi Tenco (il secondo lo hai confessato da poco) ci hai spiegato che i poeti possono essere uomini meravigliosi da amare (e che invece di sparare alle proprie donne, piuttosto sparano a se stessi).

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#6 Grazie perché ci hai dato quel capolavoro di tua figlia Amanda, che senza di lei ora non diremmo “Bisogna provare, provare, provare, provare” (Non ci resta che piangere, cit.).

#7 Grazie per aver girato La chiave con Tinto Brass e invece di passare per una che ha accettato una parte scollacciata di ripiego in mancanza di meglio, hai valorizzato tutta la pellicola e ne hai fatto un oggetto d’arte.

#8 Grazie (ancora) per aver girato La chiave ed esserti spogliata a 37 anni, un’età in cui, negli anni 80, le altre cominciavano ad andare in spiaggia con la vestaglietta, ed è stato come se avessi sbloccato per noi donne il livello successivo di un videogame.

#9 Grazie perché in tv hai raccontato con candore assoluto in fascia non protetta di aver avuto un orgasmo durante il tuo primo parto, e noi qui si combatte ancora sull’opportunità di parlare in ufficio di mestruazione e assorbenti.

#10 Grazie per non esserti lasciata sfigurare dalla cattiva medicina estetica, come ti aveva consigliato Marcello Mastroianni dopo una blefaroplastica disatrosa. Perché sei la nostra Susan Sarandon, “bona come il pane” oltre i limiti d’età convenzionali.

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#11 Grazie perché mentre Catherine Deneuve, in pieno #metoo, un po’ ci deludeva mettendo sullo stesso piano molestie e corteggiamento, tu ti sei schierata nettamente con le colleghe che denunciano. E chissà perché, non avevamo dubbi che lo avresti fatto.