“Siamo orgogliosi di te, orgogliosi di essere i tuoi figli, i tuoi nipoti, i tuoi pronipoti, orgogliosi di avere la tua forza e di perpetuare questa dinastia”. Sono alcune delle parole con cui Paris Jackson dà l’ultimo saluto a suo nonno, appena due giorni dopo l'anniversario della scomparsa del padre. Con la morte di Joe Jackson a 89 anni, se ne va l’ennesimo mistero riguardo a Michael Jackson, quel figlio prediletto fra tutti e dieci (compresa Janet Jackson) che il patriarca Joseph ha fatto in tempo a vedere morire, e mai a un genitore dovrebbe capitare niente di tutto ciò.

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Joe Jackson con i 5 figli della band Jackson Five, Michael primo a destra.

La persona della sua famiglia di cui oggi la voce risuona più forte e chiara ormai è la nipote, Paris Jackson, che ha commosso i fans con un lungo messaggio su Instagram che accompagna una foto della sua mano nella mano del nonno: “Passare quegli ultimi momenti con te è stato tutto. essere in grado di dirti tutto ciò che avevo bisogno di dirti, prima di dirci addio, è stata una benedizione” dice Paris all’inizio del messaggio. “Tu sei il primo vero Jackson. la leggenda che ha dato il via a tutto. nessuno di noi sarebbe dove siamo se non fosse per te. Tu sei l'uomo più forte che io conosca. il lavoro della tua vita passerà alla storia, come farai tu, sarai riconosciuto come uno dei più grandi patriarchi in cui riconoscersi. Ricorderò ogni momento con te fino al giorno in cui morirò, specialmente i nostri ultimi momenti. Essere in grado di tenerti la mano, stare con te e coccolarti, darti baci sulle guance e sulla fronte, ha significato per me più di quanto tu possa mai sapere. citando i consigli che mi hai dato quando ero un ragazzino e vedendo i tuoi occhi illuminarsi”, dice in uno dei passaggi più commovente. “Condividere le storie che mio padre mi raccontava di te, raccontarti una barzelletta e sentirti ridere per l'ultima volta... il mio cuore è pieno sapendo ciò che ci siamo donati l’un l’altra. Ti ho fatto promettere che verrai a trovarmi, hai acconsentito e ci conto. E ti ho promesso che continueremo a raccontare la tua storia, ancora e ancora. Che non verrai mai dimenticato e che anche i miei pronipoti sapranno chi è Joseph Jackson. Ti voglio bene nonno, così tanto che le parole non lo possono descrivere. Ti sono immensamente grata, e sempre lo sarò”.

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Dopo queste parole così toccanti è impossibile non chiedersi cosa ne sia stato delle teorie secondo cui il padre di Michael Jackson, con la sua disciplina a suon di cinghiate, sia stato la causa di ogni singolo disordine mentale di cui il re del pop innegabilmente soffriva. Jacko le raccontò nella sua biografia Moonwalk, e poi in lacrime in tv. Disturbi che andavano dalla dismorfofobia, che lo portava ad alterare chirurgicamente i suoi connotati, all’ipocondria che lo rendeva schiavo di medici e medicinali, finendone fatalmente vittima. Un padre severissimo, Joe Jackson, spesso etichettato come “padre padrone”. Cosa resta delle confessioni che rilasciò lui stesso a un anno dalla morte di Michael, in cui confermava di aver picchiato il figlio, ma “per il suo bene”. Di averlo salvato così dai bulli, dagli attacchi dei razzisti a scuola. Di averlo così disciplinato, avviato con rigore a una carriera artistica scintillante, a cominciare con la baby band Jackson 5, di cui Michael era il più promettente fra tutti i suoi fratellini. Michael rimase congelato per sempre in una dimensione infantile, tanto da fondare la sua Neverland personale dove vivere l'infanzia che no ha avuto. Ora c’è l’assoluzione di sua figlia, la nipote di suo padre, che nessuno ha il diritto di giudicare. Lei lo conosceva bene: sa quello che dice? Forse ha intravisto della buona fede, in tutto ciò che accaduto. Forse sa che, diversamente, papà Michael avrebbe rischiato, in tempi difficili per i neri, di finire male. O forse bisogna essere solo un membro del clan Jackson, per sapere cosa è giusto o sbagliato per un Jackson?