Chiamiamola La leggenda di Tania Cagnotto, ovvero uscire dal cliché dell'essere figlia d'arte (mamma Carmen e papà Giorgio tuffatori d'eccezione) per entrare nella storia quale prima donna italiana ad aver vinto una medaglia mondiale nei tuffi, nonché la tuffatrice europea con il maggior numero di podi in carriera. E poi? Tania Cagnotto oggi è anche e soprattutto una madre, che, almeno per il momento, ha rinunciato alla sua carriera da tuffatrice e si è interamente dedicata alla figlia Maya: "Ero molto emozionata, ma anche sotto shock. Poi ho capito che la mia vita entrava in una nuova fase ed io ero al settimo cielo", ci racconta Tania Cagnotto durante il lancio del suo libro Oro, argento e Tania. Le parole della mia vita (ed. Mondadori 16 euro), occasione nella quale ha presentato anche il nuovo costume che ha disegnato per Arena. La gravidanza non le ha vietato di continuare a vivere la sua vita, anzi: una maternità che non l'ha limitata nella sua carriera dopo l'addio ufficiale ai tuffi a maggio 2017 (possibile rientro? Non del tutto escluso). Versione mamma Tania Cagnotto non temeva più di saltare gli allenamenti o di stancarsi troppo. Ecco, la meraviglia di una donna che non si è mai risparmiata, che ha fatto della disciplina la propria routine, che non si è mai arresa e che ha reso piacevole anche il più grande dei sacrifici.

Partorire è come vincere una medaglia: non realizzi immediatamente cosa sia successo.

Le chiediamo se c'è qualcosa che l'ha spaventata più di tutte, lei, candidamente e senza vergogna ci sussurra che temeva il rientro a casa "perché è nelle cose di tutti i giorni che ti rendi conto di come possa cambiare la vita, quando si diventa mamma". Proprio vero, non sappiamo mai quel che può accadere nel nostro quotidiano quando la nostra vita si trasforma e arriva un figlio. Ma di certo c'è il filo del destino a ricollegare tutto e a dare un senso alle nostre vite. E questo è quello che pensa lei, la Tania Cagnotto, nelle nuove vesti di madre.

Oro, argento e Tania, la sua prima biografia, è così potente che sembra di ripercorrere la sua vita, i suoi esordi, la sua carriera insieme a lei. Racconta della sua adolescenza, di quanto sia stato difficile fare i conti con la sua bassa statura, non tanto a livello sportivo, quanto a livello scolastico: era complicato, per lei, relazionarsi con i suoi compagni di classe, fronteggiare le continue prese in giro. "Già alle elementari c'era chi mi prendeva di mira: non era il più alto della scuola, ma il più antipatico. Un vero bulletto; insomma, oggi si direbbe che sono stata vittima di bullismo. Venivo aggredita in cortile durante la ricreazione: lui mi menava senza tanti complimenti e io tornavo a casa in una valle di lacrime." Racconti poco facili, questi, che hanno davvero segnato la sua adolescenza, nonostante poi abbia superato tutto, proprio grazie all'impegno nello sport. Racconta della sua città, Bolzano, dei rapporti con gli amici e soprattutto con la sua famiglia, una mamma altoatesina molto apprensiva e un papà torinese con il quale dice di non essersi mai sentita in competizione.

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Il suo racconto scivola via fresco e piacevole, affrontando anche momenti più duri e delicati, come, appunto, la convivenza con il suo esile e gracile corpo, e quella bassa statura, che l'ha portata ad assumere l'ormone della crescita: "Se volevo crescere normalmente, dovevo per forza seguire la cura prescritta: tutti i gironi una piccola iniezione sulle ginocchia, fatta con siringhe simili a quelle che usano i diabetici. All'inizio ci pensavano la mamma o il papà, ma presto ho imparato a farle da sola." E ancora il suo rapporto con il cibo, il suo amore per la moda (e l'ossessione per le scarpe), il rapporto con i giornalisti, i suoi riti scaramantici e l'amore immenso per Stefano Parolin (sposato nel 2016), quindi per la vela, fino all'addio al mondo dei tuffi. Un esempio per molte donne, una biografia da tenere a mente durante i momenti più bui, dalla quale prendere il coraggio necessario per poter affrontare al meglio e superare tanti problemi comuni, dei quali, però, non tutti hanno il coraggio di parlare.

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