Qualcuno ricorderà la ragazzina bionda e danneggiata che aveva conquistato la critica della Mostra del Cinema di Venezia dieci anni fa. Era nel film di esordio di Guillermo Arriaga, The Burning Plain - Il confine della solitudine, una drammatica interpretazione che rivelò Jennifer Lawrence facendole vincere il Premio Marcello Mastroianni. Nel film la protagonista era Charlize Theron e, a parte il talento, le due attrici hanno in comune anche una liaison speciale con Dior. La maison francese non fallisce mai nella scelta delle sue testimonial. Per fiuto o per fortuna le attrici finiscono per vincere un Oscar o premi importanti (oltre a loro: Natalie Portman e Marion Cotillard).

Con Dior, Jennifer ha un legame da anni: era loro il vestito che indossava quando è inciampata sulle scale mentre andava a prendere la statuetta per Il lato positivo - Silver Linings Playbook, nel 2013. E ora arriva Joy by Dior, il nuovo profumo, un inno alla positività e alla gioia di vivere, di cui lei sarà il volto. Progetto che le è stato cucito addosso: Joy è un suo film del 2015, la biografia della donna che ha fondato un impero milionario creando il “Miracle Mop”, un mocio per i pavimenti. Jennifer è stata candidata all’Oscar.

Questo è un periodo calmo per l’attrice che ha iniziato a 14 anni e a 28 ha già avuto quattro nomination agli Oscar, vincendone uno, e tre Golden Globe. La saga di Hunger Games, in cui è l’eroina Katniss Everdeen, l’ha incoronata star internazionale dei film di azione, con il maggior incasso di tutti i tempi. È una delle attrici più retribuite di Hollywood, la più pagata nel 2015 e 2016, ed è considerata la migliore della sua generazione. Ha lavorato per metà della sua vita, in teoria può rilassarsi e prepararsi alla fase matura della carriera. Già iniziata con le scene di nudo di Red Sparrow, dove interpretava una spia russa. Regista, anche di Hunger Games, era Francis Lawrence, che l’ha diretta nello spot di Dior.

“In teoria” è una delle espressioni che la Lawrence ripete spesso durante il nostro incontro a Los Angeles. Non sta promuovendo un film, ma ha a cuore il progetto Dior perché lo sente «personale». Anche se queste interviste tendono a essere misurate, sembra difficile controllare la spontaneità di questa ragazza del Kentucky. Ha humour, è la tipica americana del Sud che sorride e ti guarda negli occhi mentre parla. Risponde alle domande mentre ha conversazioni separate con Pippi (da Pippi Calzelunghe), una dolcissima bastardina che l’accompagna ovunque e la fissa adorante tutto il tempo.

Jennifer Lawrence pinterest
Emma Summerton for Parfums Christian Dior. abiti e trucco, Dior
È nata in Kentucky nel 1990 in una famiglia borghese con tre figli. Scoperta a 14 anni da un talent scout di New York, oggi è una delle attrici più pagate e influenti di Hollywood.

Che cosa le dà gioia?
«Adoro andare al parco con Pippi. Ti piacciono gli scoiattoli, vero Pippi? Ridere con gli amici… Questo è un periodo in cui mi dà gioia la calma mentre prima la cercavo nel caos, nel lavorare tanto. Apprezzo il far niente, stare tranquilla e sentirmi serena. Ho lavorato per otto anni senza soste e questa è la prima volta che mi dico: “Ehi, è ok anche se non leggi tutte le trame di film che arrivano sulla tua scrivania”. Posso godere i frutti del mio lavoro, in teoria. Sì, un po’ di ansia rimane sempre, ma posso farlo. In teoria». Suona un telefono: «È il mio? Non posso crederci, non mi chiama mai nessuno…».

Ritorniamo al pensiero positivo: è reale o è un placebo per stare meglio?
«Non so. Ma è importante darsi degli obiettivi. Quando ero più giovane mi dicevo: devi fare questo entro un anno. Così hai più possibilità di riuscire a farlo invece di stare seduta ad aspettare che le cose succedano».

La differenza tra un film e uno spot è che nel secondo Jennifer si mette in gioco in prima persona, non come personaggio.
«La cosa più pericolosa che un attore possa fare mentre lavora è pensare alla faccia, ma se sto girando una campagna pubblicitaria allora sì che ci penso». Anche per un’attrice deve essere strano finire sulle riviste e i cartelloni di tutto il mondo. «Mi abituerò, credo. Lo so che è una pazzia, ma ce la si fa, e riceverò un casino di messaggi vocali e foto dai miei amici che mi faranno il dito medio…. Pippi ti ho accarezzata troppo forte? Ti do un po’ del pollo avanzato? Dov’è l’insalata con il pollo? L’ho ordinata perché, in teoria, fa bene. E poi ho aggiunto degli spaghetti perché mi piacciono… Ora devo dare qualcosa a Pippi, gliel’ho promesso!». La imbocca, si lecca le dita e cerca un tovagliolo.

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Courtesy Dior
Ha iniziato a lavorare a 14 anni e a 20 anni ha ricevuto la prima nomination agli Oscar per Un gelido inverno. Ha lasciato la scuola presto e senza rimpianti, ma ha continuato a studiare da sola puntando sulla carriera.

Che disastro sarebbe stato se le avesse pulite sulla bellissima gonna che indossa oggi, disegnata da Maria Grazia Chiuri, il direttore creativo di Dior.
«Amo molto il suo lavoro e penso sia una donna fantastica, sono d’accordo con il messaggio politico che sta mandando. Quando, appena arrivata, ha fatto la t-shirt con la scritta We should all be feminists, mi è stata subito familiare».

Chiuri parla del potere magico delle donne, ma ce l’abbiamo?
«Il nostro vero potere è la capacità di nutrire le relazioni e la cura che mettiamo. Ma perché farlo in un legame se dall’altra parte c’è qualcuno che non vuole ricevere? È incredibile quanto sia arricchente lo scambio tra noi donne, abbiamo la capacità di portare le amicizie a un livello davvero profondo. Gli uomini tendono a “fare qualcosa” per intrattenersi. Invece quando vado dalle mie amiche posso stare ore soltanto a chiacchierare, ad aprire il cuore. Riusciamo ad avere legami stretti perché li nutriamo».

E chi sono le donne che la ispirano?
«Tante. Jodie Foster è stata mia mentore da quando avevo 19 anni (l’ha scelta per il film Mr. Beaver, ndr). Cameron Diaz mi è molto vicina. Mi insegna a cucinare e mi dà consigli di vita imprescindibili. Mia madre è importante per me. E le mie amiche, tra cui Emma Stone, sono il mio Swat Team (le unità speciali di polizia negli Stati Uniti, ndr). Il potere femminile è una consapevolezza che ognuno di noi dovrebbe avere. Per me il femminismo è molto chiaro, significa uguaglianza. Ma intendiamoci: ci sono tante cose su cui si può anche ridere, scherzare, senza metterla giù dura. Femminismo non significa essere ipersensibili. Io voglio soltanto essere trattata in modo equo, voglio essere pagata in modo equo, voglio pari opportunità. E lo voglio per tutte».

È un risveglio politico che ha portato l’impegno. Oltre alle attività di beneficenza, ora Jennifer Lawrence fa parte di RepresentUs, un’associazione no profit e no partisan.
«Ci battiamo per un voto regolare in un ambiente regolare. Per me non è una questione di parte, la mia attenzione è sulla corruzione politica nella nostra Amministrazione e nel Congresso. Vorrei delle leggi che prevengano la corruzione legale, fatta attraverso donazioni e lobby, e non mi interessa chi sia il presidente in quel momento. Gli Stati Uniti non sono una vera democrazia, ci sono delle falle. L’idea è di sostenere leggi che diano voce agli elettori e non ai donatori».

Jennifer Lawrence ha un’opinione forte anche sul movimento #MeToo. A un anno di distanza molti si domandano se a Hollywood siano state veramente riscritte le regole.
«Credo di sì. Penso sia successo qualcosa di importante. Gli uomini devono capire che certi comportamenti devono cambiare. Alcune norme non sono più normali. E penso si debba parlare quando non ci sentiamo a nostro agio. A volte mi sono trovata a ridere per togliermi da situazioni scomode, invece bisogna dirlo che non ci va. Ma è un processo lungo, questi cambiamenti non succedono nel giro di una notte. Ringraziamo le donne coraggiose che si sono fatte avanti. Ne avevamo tutti bisogno».

Lei è protetta da una rassicurante gang di amici con cui tende a lavorare. È una scelta?
Oh, certo. Ho un legame speciale con il regista David O. Russell (Il lato positivo, American Hustle e Joy: un Oscar e due nomination per lei). Quando avevo 21 anni mi ha fatto scoprire qualcosa che avevo e che non sapevo esistesse. Le mie performance migliori le ha tirate fuori lui. Lo stesso con Francis Lawrence, con cui ho un grande rapporto. Per lui fare questo spot è stato importante perché conosce le sfaccettature della mia personalità, sa come rendermi felice». Quindi le ha procurato lei questo lavoro? «No, ma l’ho raccomandato!».

È molto bella, perché è naturale. È nota la sua resistenza alle diete (caso unico a Hollywood) e dice di non curarsi troppo a meno che non debba entrare in una parte.
«La persona più bella al mondo può essere molto insicura. Devi trovare quello che ti fa stare bene. Per me è riuscire a non cancellare la palestra, a essere disciplinata. Ma per il resto, compro un’enorme quantità di cosmetici che non userò mai. Uso solo la protezione solare tutti i giorni e l’esfoliante ogni sera. In teoria. Ah, ecco, tra le cose comprate e finite nell’armadietto del bagno c’è persino una roba per pulire le dentiere. Ma non ho una dentiera. Ho dovuto spiegarlo a un paio di boyfriend…».

In una vecchia intervista ha anche detto che il suo profumo preferito era l’odore del vino rosso, perché le usciva il cabernet sauvignon dai pori.
Scoppia a ridere: «Cool! Ora però è Joy che sa di fiori, sandalwood, muschio e agrumi, nessuna traccia di vino rosso», ma fa l’occhiolino mentre risponde. «Battute a parte, in realtà il mio primo profumo è stato Miss Dior, che mia madre portava. Quindi mi è sembrato perfetto poter avere un profumo “mio”. Ho invitato mia mamma a Parigi, per 24 ore, siamo state nei laboratori e abbiamo scoperto come si fa una fragranza. Ne parliamo ancora». A Parigi è tornata anche quest’estate, con il nuovo fidanzato, Cooke Maroney, un gallerista di New York con il quale sembra essere felice dopo la rottura con il regista Darren Aronofsky.

Come si protegge dalla celebrità?
«Questo per me è solo lavoro. Non so cosa potrei fare senza la recitazione, ne sento il bisogno. So che devo promuovere i miei film e gestire molte cose. È una sfida mantenere il massimo della privacy possibile e a volte devi lasciare andare. Ho passato anni arrabbiata e piena di risentimento, non uscivo neanche di casa (per via di alcune foto nude indirizzate al suo ragazzo di allora, Nicholas Hoult, hackerate dal suo telefono nel 2014, ndr). Bisogna trovare l’equilibrio tra il voler continuare a fare la propria vita e mollare il controllo. Ma non è una buona ragione per comportarmi da stronza, e per cambiare. Lo so, è un lavoro strano».