Sono Wolf, risolvo problemi”. La battuta di Pulp Fiction entra nella storia. A masticare le parole tra i denti serrati è Harvey Keitel con il suo volto espressivo e caratteristico, attore feticcio del regista Quentin Tarantino. Sul quale proprio lui, uno dei migliori attori di Hollywood, decise di scommettere dandogli fiducia. Così come aveva fatto in passato con Martin Scorsese e Ridley Scott. Harvey Keitel oggi è ancora quella garanzia di qualità suprema: basta un muscolo teso, uno sguardo profondo, la bocca che sfregia il viso in una piega sarcastica, e ogni battuta del copione prende una sfumatura diversa. Per questo la scommessa del nuovo film di Martin Scorsese prodotto da Netflix che schiera un poker di mostri di recitazione, è tanto atteso. Perché Harvey Keitel in The Irishmen recita accanto a Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, vale a dire il non plus ultra della old generation di attori che ha reso grande il cinema americano. Tutti e quattro insieme è clamoroso e solo Martin Scorsese poteva riuscire a gestire una mole di talento tale dove Harvey Keitel spicca con la sua solita ruvidità ammorbidita dal tempo.

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Lo schivo e tosto Harvey Keitel ex Marine, arruolato a 16 anni e spedito in Libano per una missione, poi stenografo nei tribunali newyorkesi mentre studiava recitazione in quell’Actor’s Studio di cui è stato co-presidente con Al Pacino e Ellen Burstyn fino al 2017. L’Harvey Keitel che odia il gossip per formazione militaresca. L’unica concessione della vita privata Harvey Keitel l’ha fatta raccontato della nascita di sua figlia Stella nel 1985, avuta con Lorraine Bracco (spoiler: la loro relazione finì male). Harvey Keitel di figli ne ha poi avuti altri due, Hudson nel 2001 e l’ultimo Roman nel 2004. Sposato con Daphna Kaster, Harvey Keitel parla raramente della sua famiglia: ci sono voluti anni per estorcergli notizie private. Sullo schermo, invece, non ha alcun filtro: Harvey Keitel, in un certo senso, è pura recitazione. Oltre ai ruoli di cattivo che gli vengono sempre favolosamente, è in grado di sviluppare una sensualità animalesca, quasi aggressiva ma distratta, che ha fatto tremare chiunque si sia immerso nella performance di Harvey Keitel in Lezioni di piano di Jane Campion dove la chimica con la gigantesca Holly Hunter è il motore del film. Lavoratore assiduo, silenzioso, riservatissimo, un traguardo speciale da festeggiare nel 2019: Harvey Keitel anni 80 da compiere il 13 maggio e una carriera infinita ancora in divenire. Quanto è importante sottolineare la sua grandezza, ancora una volta: Harvey Keitel film ne ha fatti una quantità incalcolabile, ha prestato la sua voce, ha interpretato camei, ha dato corpo e spessore a personaggi secondari che altrimenti sarebbero sfuggiti tra le pieghe delle sceneggiature. Uno di quei volti che guardi e pensi “l’ho già visto da/in/per qualche parte”. E solitamente quella parte è stata premiata in qualche festival del cinema in giro per il mondo, data la sua gigantesca bravura. Ma, attenzione, Harvey Keitel l’Oscar non lo ha mai vinto. Cosa?!

L’Academy ha sempre snobbato (colpevolmente) l'attore nato a Brooklyn nel 1939 da genitori di origini rumene e italiane. Una sola nomination come miglior attore non protagonista nel 1991 per Bugsy accanto a Warren Beatty e Annette Bening. Un buco imperdonabile mai colmato per uno degli attori più prolifici del cinema americano. Che è diventato il feticcio di Scorsese e Tarantino, è passato da Taxi Driver a L’ultima tentazione di Cristo, da Thelma & Louise a Le Iene e Pulp Fiction (con Quentin Tarantino ovviamente), da Smoke e Blue In The Face girati nello stesso anno di grazia 1995, alla voce in Inglorius Basterds sempre di Tarantino (che in pratica scoprì lui), colpendo nel vivo persino Wes Anderson per cui ha recitato in Moonrise Kingdom e The Great Budapest Hotel. Ed è qui che la domanda "dove l'ho già visto" si sbriciola definitivamente: Harvey Keitel è il volto sbozzato nella roccia che ha segnato molto cinema degli anni 90, sopratutto con Il cattivo tenente di Abel Ferrara dove ha dato un’interpretazione devastante al concetto di violenza. Un film che all’inizio aveva deciso di evitare. “Quando ho letto la sceneggiatura de Il cattivo tenente, l’ho cestinato. Mi sono detto che non avrei mai fatto quel film. E poi mi sono chiesto quante volte sarei stato il protagonista di un film, e l’ho ripescato e riletto. Alla parte della suora, ho capito che volevo farlo” raccontò nel 1993 al critico Roger Ebert. Ma il duetto di professionalità più prolifico è Harvey Keitel Martin Scorsese: amici da sempre nel quotidiano, sostenitori l’uno dell’altro, legatissimi. Per questo il nuovo film The Irishmen non poteva esistere senza Harvey Keitel: a 80 anni è giunto il momento di riconoscerne la grandezza con una parte che sembra essere, già dal trailer, perfetta. E chissà che agli Oscar 2020 Harvey Keitel non venga finalmente incoronato per quello che sa fare meglio: l’attore (non) protagonista più bravo di tutti.