Musa di Nicolas Ghesquière, attrice della serie tv Pose, e da oggi anche una delle 100 persone più influenti al mondo secondo la classifica del Time: chi è Indya Moore, l'attivista che insegna la bellezza della differenza. Ha solo 24 anni eppure è già finita nella rosa di personalità che contribuiscono a scolpire la storia nell'anno di grazia 2019. Un risultato che non si deve a una qualche start-up geniale inventata all'Università, ma semplicemente alla sua pervicacia nel lottare attivamente sullo schermo della tv e nella vita privata, contro transfobia e discriminazione.

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Quella pervicacia, Indya Moore - anche se il nome per intero è Indya Adrianna Moore - l'ha costruita sin da ragazzina. Padre caraibico e madre portoricana, responsabili del mix estetico estremamente ben riuscito, aveva 14 anni quando si è chiusa la porta di casa alle spalle. I suoi genitori incapaci di accettare la sua natura, trans, è entrata nell'orribile labirinto degli affidamenti, cambiando una quantità variegata di case, tanto da collezionarne almeno una per ogni distretto di New York (Queens, Manhattan, Staten Island, Bronx e Brooklyn). Bella, bellissima - anche se Indya si identifica come non-binary, e di conseguenza né uomo né donna - a 15 anni inizia a fare la modella. Prima di arrivare a Pose, la serie di Ryan Murphy che l'ha resa famosa lo scorso anno, la strada è stata in salita. Orgogliosa, incapace di vedere una colpa nel voler essere semplicemente se stessa, ha fatto da ballerina in video musicali, e in grandi produzioni, come la serie The Get Down, diretta da Baz Luhrman e incentrata sulla nascita dell'hip hop nel Bronx, sul finire degli anni 70. Ed è lì che incontra Jose Gutierez Xtravaganza, una leggenda nel mondo della ballroom e della cultura LGBTQ, il coreografo responsabile di Vogue, video di Madonna del 1990.

Qui è necessario un passo indietro: poco conosciuta da questa parte dell'Oceano, si deve proprio alla ballroom, intesa come sala da ballo dove Gutierrez e altri si riunivano per sfidarsi in gare di varia natura - bellezza, portamento, e il famigerato vogueing - la nascita dell'orgoglio LGBTQ. Un desiderio, quello espresso durante le serate, non solo di non vergognarsi della propria identità, ma di esserne orgogliosi, almeno nel confine rassicurante delle quattro mura scalcagnate di qualche sottoscala di Brooklyn. Divisi per team, i cui nomi spesso omaggiavano gli stilisti di culto dell'epoca, da Yves Saint Laurent a Thierry Mügler, i gruppi divenivano vere e proprie famiglie, che spesso condividono anche gli appartamenti, per far fronte al caro affitti di New York, impegnativo oggi come negli anni Ottanta. Cresce professionalmente lì, Gutierrez, grazie anche alla madre adottiva, Angie Xtravaganza. Laddove mancano le famiglie e la rete sociale di sostegno, gay, queer e trans di New York ne inventano una loro, dove il cognome è quello del team di appartenenza nella ballroom. Angie, che morirà a soli 28 anni, come molti altri sul finire degli Eighties, per colpa dell'AIDS, accoglie in casa Gutierrez, che lì impara i rudimenti del vogueing, un eclettico mix tra breakdance e pose ricopiate dalle modelle sulle cover dei giornali di moda. Quella stessa arte che poi, nel 1990, Gutierrez metterà al servizio di Madonna, fornendole un video, e un singolo, al primo posto in 30 paesi al mondo. E sarà proprio lui a consigliare a Indya Moore di tentare la strada della recitazione. Così, tra un video di Katy Perry (Swish Swish) e un'apparizione al Saturday Night Live come ballerina della cantante per destino o per fortuna arriva sul set di Pose.

Mentre dai suoi profili social Indya Moore è attivissima nell'aumentare la consapevolezza rispetto alle discriminazioni sociali sostenute dalla comunità trans, Ryan Murphy, regista che arriva dai successi di American Horror Story con Jessica Lange, attratto fatalmente dal camp e dall'eccesso, la sceglie per il ruolo di Angel. E Pose, come suggerisce il nome, è una serie tv prodotta da Netflix che racconta proprio le vicissitudini di quella New York degli Anni 80 e delle sue ballroom glitterate, decimate dall'AIDS ma capaci di dare una voce a chi fino a quel momento non ce l'aveva. Angel/ Indya è una di quelle ballerine che per rimanere a galla è costretta a vendere il corpo al molo, ma trova una fugace felicità nelle mura di quei locali dove ci si sfida a suon di vogueing e sfilate. La serie, acclamatissima anche per aver incluso nel cast più di 50 attori trans, vince premi e si prepara ad una seconda, e molto attesa, stagione.

Indya Moore appare nei principali magazine e talk show americani, ma laddove chiunque altro avrebbe abbandonato le armi, soddisfatto del risultato raggiunto e del successo personale, Indya non le depone. Anzi, combatte con la stessa tenacia di quando passava da un affidamento all'altro, resistendo ai bulli della scuola superiore, che abbandonerà per terminare in un secondo momento.

In una recente intervista a Teen Vogue, ha dichiarato che l'essere costantemente sulle barricate, portare alla luce la discriminazione di cui soffre ancora oggi la comunità trans, le è costato spesso il lavoro. "Dico cose che fanno arrabbiare, che mettono a disagio produttori registi o chi fa i casting, perché non vogliono che usi la piattaforma della mia notorietà per dire le cose come stanno, per aiutare le stesse persone che loro tengono ai margini della società. Mi vorrebbero carina e possibilmente zitta, ma non è come sono fatta. Anche prima di Pose ero coinvolta nell'attivismo per la mia comunità in diversi modi, e non smetterò di certo adesso".

Prima modella trans ad essere messa sotto contratto dalla William Morris Endeavor, a notarla è anche Nicholas Ghesquière, direttore creativo di Louis Vuitton, che la sceglie come protagonista della stagione Pre Fall 2019 insieme ad Alicia Vikander ed Emma Stone. Nel futuro di Indya, la seconda serie di Pose e diversi progetti cinematografici nei quali avrà anche il ruolo di produttore esecutivo. La sua ultima apparizione è stata al gala indetto dal Time per celebrare le personalità che stanno influenzando la società di oggi, un ristretto gruppo del quale fa parte. Indya Moore è arrivata, bellissima, in un abito dorato e trasparente di Iris van Herpen, con le maniche e i lembi della lunga gonna fluttuanti. A mostrare, senza veli o filtri, che lo spettro della bellezza umana va ben oltre i confini dei generi.