Il vero Capitan America a bordo dell’omonimo chopper, coi capelli lunghi al vento e la certezza della filosofia della libertà. L’immagine riassunto di Peter Fonda morto a 79 anni a Los Angeles, per complicazioni respiratorie dovute ad un cancro ai polmoni di cui pochi sapevano davvero. L’ultimo segreto di un uomo che il silenzio non lo aveva apprezzato mai. Vizio di famiglia per l'erede di una dinastia cinematografica tra le più peculiari degli Stati Uniti, figlio di Henry Fonda e fratello minore di Jane Fonda con cui ha diviso il dolore per il suicidio della madre, poi papà di Bridget Fonda. Con l’interpretazione di Easy Rider Peter Fonda è diventato il poster boy di almeno tre generazioni, il simbolo della controcultura, il centauro della ricerca del reale nella propria vita che si allontanava dalla borghesia tradizionale, pagandone amaramente e fatalmente le conseguenze.

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Ci avevano provato a chiedere a Peter Fonda di Easy Rider in questo 2019 che ha festeggiato il 50esimo anniversario dall’uscita nelle sale, dopo che il film vinse la Palma d’Oro a Cannes 1969 e gli valse una nomination agli Oscar. Ma Peter Fonda non aveva avuto modo di rispondere, piegato dalla malattia. Lui che quel film lo aveva scritto e interpretato assieme a Dennis Hopper (anche regista) e Jack Nicholson, che avrebbe voluto smettere di recitare ma continuò grazie al successo del film. Lui che quel film lo aveva vissuto tra LSD, marijuana fumata realmente sul set e improvvisazioni sul canovaccio della sceneggiatura, per essere il più spontanei e veri possibile. Ma cosa avrebbe dovuto dire? Peter Fonda era Easy Rider. Era riuscito a imprimersi nell’immaginario collettivo in un ruolo che aveva scosso parecchi benpensanti a cavallo dei Settanta, assieme ai suoi colleghi.

George, Billy e Wyatt di Easy Rider sono stati un terremoto per le convinzioni borghesi, e hanno regalato gli strumenti per imparare a riconoscere il proprio diritto a vivere come si preferisca. Nel dialogo di Easy Rider sulla libertà, "Che c'è di male nella libertà? La libertà è tutto" "Ah sì, è vero: la libertà è tutto, d'accordo... Ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse" è racchiusa l’essenza di una generazione che forse ha perso, ma almeno ci aveva creduto. Quando nel 2007 Peter mise all’asta i suoi cimeli del film, sembrò davvero che il sogno hippie fosse definitivamente finito: ma era l’evoluzione provocatoria di un attore che non era stato solo un personaggio chiave. Seguendo le sue volontà anticonformiste, Peter Fonda si è concentrato sugli action movies e ruoli meno iconici. Ma è stato riprendendo i temi di quell’epoca d’oro che Peter Fonda ha vinto il suo primo e unico Golden Globe, interpretando un veterano del Vietnam nel film L’Oro di Ulisse nel 1997.

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Fieramente anti-Trump con tanto di prese di posizione durissime via Twitter che lo avevano riportato all'attenzione negativa del mondo (e per le quali si era poi scusato), nella vita privata Peter Fonda era rimasto un attivista politico fino alla fine. Ma era un uomo che sapeva essere profondamente divertente, come ha ricordato la celebre sorella maggiore Jane Fonda oggi rinnovata diva, che con lui aveva condiviso l’impegno antimilitarista nelle lotte civili, nel comunicato pubblico sulla morte di Peter Fonda. “Era il mio fratellino dal cuore d’oro. Il chiacchierone della famiglia. Abbiamo passato dei momenti bellissimi da soli in questi ultimi giorni. Se ne è andato ridendo”.

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