C’era una volta una principessa che aspettava il suo principe. C’erano una volta, e ci sono ancora, generazioni di sognatori che vorrebbero un titolo nobiliare da favola e tutto ciò che questo comporta. E c’erano una volta, e ci sono ancora, decine di principesse, principi, regine e re che hanno rinunciato al titolo, letteralmente gettato alle ortiche. Non parliamo di chi è stato detronizzato drammaticamente, come l’ultimo zar di Russia, Nicola, ma di quando il titolo ce l’hai dalla nascita e gli eventi ti trasportano su spiagge di cui nemmeno sapevi l’esistenza e che ti fanno diventare un/una commoner. Magari la cosa non è tutto questo dramma, salvo ripensamenti ben celati come quello di Edoardo VIII. L’occasione per parlarne? Ovviamente la decisione del re Carlo XVI Gustavo di Svezia di privare cinque dei suoi sette nipoti del titolo di Sua Altezza Reale, che da fuori può sembrare crudele, ma non lo è.


A essere spogliati dal titolo sono i tre figli della principessa Maddalena e del banchiere Chris O’Neill, e i due figli del principe Carlo Filippo di Svezia e della moglie Sophie Hellqvist. Non si tratta di rappresaglie interne alla famiglia, che è ancora unita, ma di un segnale della monarchia svedese al popolo. Con questo gesto, infatti, i cinque ragazzi perdono l’appannaggio dovuto alla loro posizione, un vitalizio che viene pagato dai contribuenti e che ora spetta solo ai due soli figli della principessa Vittoria perché è l’erede al trono. Una decisione d’impatto mediatico che risponde anche al sentimento generale delle popolazioni europee di non far pesare i vertici sulla base, e che da noi si è espresso, ad esempio, riducendo il numero dei parlamentari. “Questa decisione è stata pianificata per molto tempo”, ha dichiarato serenamente Maddalena, la figlia minore del re. “Chris e io pensiamo che sia una cosa buona che i nostri figli abbiano maggiori opportunità di plasmare la propria vita come tutti gli altri”. Comunque, il loro trampolino di privilegi lo avranno lo stesso.


Forse a rompere il ghiaccio (svedese) sono stati il principe Harry e Meghan Markle, che per baby Archie hanno deciso di rinunciare al tradizionale titolo nobiliare donato dalla regina perché, beh, forse vivere con un futuro economicamente sicuro senza gli oneri di un blasone, deve essere una gran cosa. La particolarità di queste due situazioni sta proprio nella modalità “pratica”, abbastanza inedita. Nella storia, per la maggior parte dei casi come quello del già citato Edoardo VIII, che preferì le nozze con Wallis Simpson alla corona del Regno Unito (che però si fece promettere dai nazisti, nel caso in cui la Germania avesse vinto la guerra), la causa è (quasi) sempre la stessa: l’amore. Era stato l’amore, sempre in Svezia, a far “dimettere” dalla famiglia reale il principe Lennart di Svezia, nel 1932. Una vicenda di un romanticismo (iniziale) da film. Il giovanissimo Lennart si era innamorato della “plebea” Karin Nissvandt e quando la famiglia reale si oppose, perché la legge gli avrebbe imposto la rinuncia al titolo, non volle saperne nulla e la sposò a Londra, a soli 23 anni. La cosa non fu indolore, per lui. Tuttavia, i genitori non lo abbandonarono e gli regalarono l’isola di Mainau nel lago di Costanza alla quale si dedicò tutta la vita trasformandola in un orto botanico straordinario. Per la cronaca, il matrimonio con Karin, dal quale nacquero 4 figli (tutti blasonati), finì in divorzio nel 1972 e l’ex principe si risposò con Sonja Rita Maria Hauntz dalla quale ne ebbe altri cinque.


Ma abbandonando la Svezia, l’esempio più recente di questo tipo viene dalla Malesia, dove lo sprovveduto sovrano Muhammad V ha abdicato pur di sposare la donna per cui aveva perso la testa, la modella russa Oksana Voevodina, improponibile come regina consorte perché compromessa da immagini hot di un reality a cui aveva partecipato in patria. ha abdicato. Pochi mesi dopo, fra i due volavano gli stracci e adesso, in causa di divorzio, Oksana vuole la casa londinese di lui da 9 milioni di sterline e un assegno di 27mila euro al mese. Anche la principessa Mako del Giappone, in teoria, nel 2017 ha dichiarato di voler rinunciare al titolo per sposare l’ex compagno di scuola Kei Komuro, che più commoner di così non potrebbe essere. Le nozze avrebbero dovuto tenersi nel 2018 ma sono state rimandate al 2020. Forse che ci stia pensando su con più calma del re malese?

Se ci pensiamo bene, anche il principe Filippo ha rinunciato ai suoi titoli, per sposare la futura Regina Elisabetta II. Filippo era, formalmente, l’erede al trono di Grecia e Danimarca, ma l’esilio della sua famiglia quando lui era ancora in fasce aveva favorito il distacco emotivo da un paese e da un ruolo che non aveva mai vissuto veramente. Per cui aveva preferito azzerare tutto per diventare principe consorte del Regno Unito. La storia di re Carol II di Romania è molto più intricata. Sposò Zizi Lambrino, una donna senza titoli, sorella del suo migliore amico. Nel 1908 fuggirono insieme in Ucraina e la volle sposare senza stare a sentire la famiglia. Ebbero un figlio e poi si fece convincere a lasciarla per sposare la cugina, la principessa Elena di Grecia. Ma un attimo dopo perse la testa per un’altra commoner, divorziata, Magda Lupescu. Lo scandalo costrinse Carol a rinunciare al titolo e ad andare in esilio. Tornò in patria nel 1930, il padre era morto e il governo era disposto a metterlo sul trono purché si riconciliasse con la moglie. Ma lui non aveva mai lasciato Magda e nel 1940 si arrese, mollando tutto per sempre e divorziando. Però, almeno, sposò la donna della sua vita e ci rimase tuttala vita.

Quando non è l’amore, infine, arriva il fisco a far cadere le corone. La principessa Cristina di Borbone, sorella di re Felipe VI, è stata al centro di uno scandalo che ha sconvolto parecchio la casata spagnola. Lei il titolo, invece, non l’avrebbe voluto mollare mai. Glielo hanno proprio sfilato via. La storia è che lei e suo marito erano rimasti coinvolti, nel 2013, nello scandalo Noos, una questione di frode fiscale molto pesante. Primo membro della famiglia reale spagnola a subire un processo, aveva messo così in imbarazzo il fratello da costringerlo a chiederle bonariamente, ma ripetutamente, di rinunciare di sua volontà al titolo per non trascinare la famiglia nel fango. Alla fine, nel 2015, Felipe l’ha chiamata al telefono e con molto tatto le ha spiegato di doverla buttare fuori lui dalla famiglia reale. Il processo si è poi concluso con l'assoluzione di Cristina, ma con una condanna al marito Inaki Urdangarin di sei anni e tre mesi. Lei è stata multata per il ruolo svolto nella frode fiscale aziendale e tanto basta per non farla riabilitare. Ora vive a Ginevra con i quattro figli, dove lavora per la Caiaxa, una società umanitaria, mentre il marito è trattenuto a Barcellona a causa della condanna. Il re Felipe si è dovuto dissociare dalla sorella per non compromettere ulteriormente l'immagine della monarchia. E no, non li vedremo mai più in una foto insieme.